Riempire l'inferno

Umberto Silva
Dal Bataclan a Nizza, siamo davanti a uno stragismo ludico che lascia un segno imperituro.

La noia”, scrive Baudelaire, “l’occhio gravato da una lacrima involontaria, sogna i patiboli fumando la sua pipa”, e di pipe drogate l’annoiato Mohamed ne deve avere fumate tante. Ma sognare non gli bastava a cacciare la noia, nemmeno una scatenata bisessualità lo saziava, non lo avevano commosso i figli, le orge, l’alcool, così si guardò attorno e scoprì i jihadisti, gente che gli proponeva brividi ben più interessanti di una scopata a otto. Lo jihadista al quale interessa solo uccidere e morire, uccidere morendo, morire uccidendo, stuzzicò Mohamed e gli diede l’ispirazione per tagliare la corda dal mondo della noia. Mohamed colse al volo l’occasione e se il suo gesto fu un buon servizio all’Isis a sua volta l’Isis lo premiò, concedendogli l’occasione di una morte comme il faut, qualcosa di glorioso e risonante, la tragica caricatura d’una parata militare, di un’entrata trionfale, di un angelo sterminatore. Si può pensare che falciando i bimbi e le loro madri il mostro ridesse, un riso sempre amaro però, non la si fa franca con l’inconscio – che altri chiamano Dio. Mohamed era infelice anche facendo quella che aveva tentato di convincersi fosse la migliore delle azioni, che avrebbe cacciato la sua noia portandolo nel cielo delle uri, per poter felicemente dire “dammi le ciabatte stronza”. Niente da fare, noia su noia, ovunque tu sia, Mohamed, devi ammetterlo.

 

Sembra che i jihadisti e i loro amici si stiano impegnando a ricalcare il peggio dei cattivi francesi di un tempo. Allora i boia si esibivano davanti a un parterre di tricoteuses e a un palco funebre di dame, regine e principesse, preti e re, il meglio della Francia, paese matterello che se vent’anni dopo non ci fosse stata la Restaurazione sarebbe diventato una macelleria. Tornarono i preti e le pie fanciulle, e con loro la dolcezza di vivere e pregare. 30 mila sulla ghigliottina intanto però erano stati decapitati, e mi sono sempre chiesto perché i francesi, ai quali tanto dobbiamo in civiltà e arte, non abbiano ancora buttato a mare certe sordide reliquie, a cominciare dalla imponente tomba di colui che rese invalides milioni di giovani. I jihadisti ci ricamano sopra, i poveri martiri sgozzati sotto il sole iracheno e siriano – agli sgozzati francesi dalla ghigliottina era permesso salutare il popolo o la madre – sono costretti a ringraziare i carnefici e a insultare madri e patrie. Solo per questo non c’è inferno che basti a torturare gli jihadisti, e se l’inferno, come sostiene il teologo Balthasar, è vuoto, occorre riempirlo.

 

Anche della Belle Epoque i jihadisti fanno oscena copia. Mica ammazzano gente qualunque, nella terra della letteratura preferiscono accoppare gli estrosi saltimbanchi della parola e dell’immagine, gli Hebdo; non sparano a due vecchietti al bar ma con gran fragore sterminano il tempio della musica giovane, il Bataclan. E ora un francotunisino invidioso della grandeur della Francia e furioso per la propria miseria non si accontenta d’imbottirsi con bombe per esplodere in qualche mercatuccio, ma progetta qualcosa di ben più sensazionale, il Camion della morte che stupra la più rinomata delle promenades. C’è lo stragismo mordi e fuggi e quello sconciamente ludico che lascia un macabro segno imperituro, un exegi monumentum, degno dei miserabili che sterminarono la Vandea, trecentomila padri, madri e bambini finirono sotto i cavalli della “colonna infernale”, che il camion di Mohamed ha imitato schiacciando tutto quello che incontrava. Vedi tu poi, mademoiselle, se riesci a camminarci sopra con le belle scarpette, con tutto quel sangue e quella carne impregnata in eterno nelle pietre; chi avrà il coraggio di calpestarla, e chi riuscirà a dimenticare? Coraggio, è necessario. Vive la France, viva il suo intramontabile splendore!

 

Guerra agli assassini e pace agli uomini di buona volontà, che come in certi sacri momenti di spada colpiscano e inginocchiati preghino. Trionfi una generale intelligenza e accortezza, non è nemmeno necessario tagliare certe feroci frasi del Corano, basta leggerlo tutti insieme, europei e asiatici, così come la Bibbia, e meditare. E’ l’amore e la saggezza con cui ci si accosta alle cose che le rende utili e belle.

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