Il mondo di Donald
Il ranocchio ha battuto la Vecchia Papera, convinta (sbagliando) di avere almeno le donne dalla sua.
Stendere sul lettino Woody Allen è una pacchia per lui e per il suo psicoanalista, quanti sogni, quanti dubbi, racconti e superbe gag; stendere Donald Trump potrebbe invece risultare pericoloso, un uppercut del presidente, incurante di sapere che la famosa “restituzione analitica” non è un cazzotto ma una parola. L’uomo è tosto, delle parole che non siano le sue fa volentieri a meno: il suo ultratrentennale maggiordomo di fiducia, Tony Senecal, quello che chiede d’impiccare Obama, intervistato nella reggia marina di Trump davanti a un monumentale bar con tanto di ori e argenti, spiega che per un po’ di tempo il suo Padrone possedeva la biblioteca più fornita della Florida ma poi, visto che nessuno dei suoi figli e amici, e lui per primo, ci attingeva, l’ha trasformata in qualcosa di più sana e efficace, l’alcol appunto. Lo capisco, io stesso ho rinchiuso i miei libri in uno sgabuzzino impenetrabile e mi guardo bene dal leggerli tanto meno dal rileggerli, e mia figlia strilla: padre dove sono i libri? E io a dirle che quel che ha letto le basta e avanza, che sono tutte sciocchezze. Casomai li sogno, i libri, come penso faccia Trump nel suoi momenti di abbandono.
Che sogna? Una gloria immortale? Uno stuolo di fanciulle che lo coccolano? Una partita di rugby con gli amici? Un mondo nuovo? Certo non il mondo delicato e poetico di Allen, probabilmente un mondo robusto, dove lui e i suoi fedeli possano misurarsi con gente della loro stazza: subito ha eletto a primi interlocutori i messicani e i cinesi, tipi che in qualche modo gli somigliano, lui che ricorda strani animali tra il coccodrillo e la rana gigante, con un qualcosa di ben pasciuto e sensuale. Se al colmo dell’euforia Madonna prometteva pompini a tutti quelli che votassero Hillary – come a dire che Hillary non potesse offrire altrettanto, e questo certo non le ha giovato – Trump non si è tirato indietro e totalmente si è offerto con quella sua accattivante boccuccia, senza peraltro dare una minchia e tutto prendere, con un compiacimento che Madonna neppure si sogna; strappando così Trump il primato a Nonna Papera, che pure era una dura che te la raccomando, capace di dominare un marito e di salvarlo da una tipetta che in fatto di pompini non scherzava.
E la mattina a letto, chissà a chi Hillary scriveva le sue immortali e-mail, che davvero mi piacerebbe saperlo, e sarebbe stata la sua vittoria se l’avesse reso pubblico a tutti. Cosa faceva davvero Nonna invece di nascondere le e-mail per darle in pasto a quelli dell’Fbi che ne hanno fatto un uso meschino tutto per loro, spacciandole per chissà che, mentre sarà stato soltanto il resoconto di qualche pompino non di più, manco di Hillary, di una sua qualche assistente, e che male c’è, gli americani si sarebbero calmati invece di andare in cerca della fine del mondo. Vecchia Papera, capace di far casotti un po’ in tutto il mondo uscendone trionfante in nome delle donne che però non amano le nonne ma i ranocchi come Trump, i suoi ori, la sua violenza, l’essere l’erede del mito americano, i tycoon vincenti sono tutti più o meno come lui, forse Woody prenderà spunto per un nuovo dittatore di banane ma Trump sarebbe capace di ipnotizzarlo.
Certo che Nonna Papera poteva, come suo costume, essere più aggressiva, spaccare la faccia con la scopa al tizio dell’Fbi, niente, anche lei affascinata da Trump, solo ora si accorge e si lamenta, pensava di farla franca solo perché i fresconi dei giornali dicevano di sì, e così è fottuta da cinquanta milioni di nerboruti, altro che i pompini della Ciccone, manco le pensilvane a votarla. Ha vinto il vecchio Paperone e Obama vuole dargli qualche lezioncina; fa ridere, Trump è circondato dai suoi machi, il bar è pronto, lì si faranno le adunate altro che la Casa Bianca che sembra una mozzarella, lui subito va in Cina, la gente non dormirà, gli italiani men che meno, quello non sgancia una lira, i cosacchi abbeverano Ferrari e mogli a San Pietro, hanno un sacco di quattrini e si comprano la Roma e il Napoli, poi vanno dal Papa che gli parla del Dio unico e quelli lo guardano e si chiedono se è un canguro, nella Sistina si storcono il collo e imprecano, Trump storce la bocca alla coccoranocchio. Dal carcere gli arriva il messaggio di El Chapo, che se ne frega della sedia elettrica sotto il sedere e che è pronto a dare una spallata al fatale muro. Però, pensa Trump. Chi vivrà vedrà. O meglio: chi vedrà vivrà.
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