Donald il russo
Gli americani insoddisfatti sono già pronti a divorare Trump, che medita su come difendersi
Il lettino psicoanalitico traballa, il nuovo anno si apre all’insegna della breaking news: dopo Barack Obama, il primo presidente americano eletto dagli africani, ecco Donald Trump, il primo presidente americano eletto dai russi. Metà americani ci credono e un’altra metà, composta di repubblicani, si sforza di non crederci. “Fuck it, abbiamo sputtanato quel coglioncello per otto anni dandogli del negro e adesso per presidente ci tocca il biondo Donald killer di “Dalla Russia con Amore”, ferocissimo prima che James Bond gli tiri il collo. Accidenti, il nostro presidente è della Spectre, russo ben che vada, e dobbiamo cuccarcelo se vogliamo evitare una figuraccia… peraltro inevitabile. Che fare? Finta di niente e lo difendiamo, o facciamo i repubblicani con le palle e mandiamo Trump a quel paese, la Russia, che forse è il modo di mandarci anche Obama all’altro paese, il Burundi, e la prossima volta cerchiamo di votare uno senza macchia nera o rossa, uno tosto, sicuro di sé, uno che… insomma chi? Uno immune da ogni sospetto, damn it!”. Sì, ma intanto il sospetto già sta correndo ovunque, la paranoia viaggia sui fili degli integri puritani che da un po’ di tempo hanno preso il vizio di sbirciarsi l’un l’altro: se Trump è affiliato alla Spectre, lo è magari anche il vicino di casa, “e forse un po’ anch’io”, dubita lo sceriffo di Falcon Village, “forse anch’io ho una personalità segreta che agisce a mia insaputa”. Nella sua tomba tappezzata da molteplici facce colorate di Dalton Trumbo, ghigna McCarthy.
Trump, come si difenderà da se stesso e dai suoi amici nemici? Che dovrà fare per mostrare che non è russo né spettrale, che non è il primo presidente americano eletto dai russi? Che ridere questi americani che, in particolare dopo il trionfo dei gay, passano il tempo a chiedersi se sono loro o un altro, e guardano perplessi le facce della gente, prefigurando futuri presidenti americani eletti dalla Cina e dall’Islanda. Intanto la frittata è fatta: tutti al cinema, stavolta all’Invasione dell’ultracorpo Donald, colui che, in cuor suo, pur essendo nato e vissuto americano, per antropologiche misteriose vie sa di essere un inviato russo, tanto più che a testimoniarlo c’è Rex, non il cane poliziotto ma quasi, il russissimo Tillerson, l’uomo che ha diretto le operazioni moscovizzando, e qualcos’altro ancora, Trump. A questo punto cosa scegliere, il partito o la patria? Il Congresso è per la patria, i repubblicani non scherzano, per tradizione sono antirussi, antispectre, antiseccatori soprattutto, come fanno a campare con l’idea d’avere in pancia un ultracorpo?
A questo punto Donald potrebbe dimostrare la propria fedeltà solo gettando una bomba atomica contro la Russia, ogni altra cattiveria sarebbe intesa come un modo di prendere tempo. Insomma, Donald dovrebbe diventare il dottor Stranamore, non il compianto Alberto Castagna ma lo scienziato, ben più tosto, di Stanley Kubrick, quello della Fine del Mondo, per intenderci, soltanto allora i suoi fedeli lo seguirebbero pronti a morire. Senza guerra e senza fine del mondo nessuno più gli crede, nemmeno se sfida Putin al wrestling e ne fa polpette, si direbbe che è truccato. E così il povero Trump si troverà d’un botto nell’inferno dell’Inquisizione americana – che ci ha sempre regalato ottimi libri e pessimi film – bruciato vivo lui con la figlia Ivanka, stavolta sì come due veri amanti. E occorre dire che la figliola ha un volto che si presta, degno della Esther di Hawthorne. Ci sarà un gran fermento collettivo, come quello che radunò gli americani per vedere se Clinton l’aveva infilato chissà dove. Occorre dire che gli americani si sollazzarono non poco, mentre i Clinton diedero tutto di sé, sicché quando si ripresentarono alle elezioni erano praticamente cadaveri, di quelli che evocano un altro film di dubbia qualità, The Sphinx del 1933, diretto da Phil Rosen e smarrito nei deserti.
Gli americani volevano un travestito, nel senso migliore del termine, che adesso però non mi viene in mente quale sia. La verità è che sono esosi, sempre più bulimici e insoddisfatti, adesso vogliono divorare il loro presidente ancora prima che cominci a regnare. Beh, come dar loro torto, Trump è così… così… boh, persino la psicoanalisi più scanzonata barcolla, e sedendosi sul lettino, attende gli eventi da cui trarre azzardate verità
Il Foglio sportivo - in corpore sano