Il Papa in Egitto, la messa all'Air Defense Stadium del Cairo (foto LaPresse)

Francesco e la Sfinge

Umberto Silva

La spedizione in sordina del Papa in Egitto e un po’ di domande a Dio e su Dio

Mi permetto di stendere sul lettino Papa Francesco, il suo sorriso buono e incerto lo esige. Prima i poi ci donerà alcuni moti della sua e altrui anima, laddove sarà riuscito a scovare qualcosa del misterioso Egitto.

 

“Per i credenti l’unico estremismo ammesso è la carità”. Così esordisce il Papa appena arrivato al Cairo, ed è un aforisma strepitoso: l’estremismo della carità è sublime, ma anche quel mettere in gioco i credenti, a dire che a loro in particolare il Verbo è dedicato. Dopo di ché entra in gioco un secondo aforisma: “Meglio non credere in Dio piuttosto che essere un falso credente, un ipocrita”. Qui le cose si complicano. A cosa non crede chi non crede, o dice di non credere? Non crede a niente, o, più superbamente, non crede a Dio? A quale Dio non crede, al Dio degli eserciti che hanno funestato il mondo per tanti secoli, o al Dio che ci vuole bene e che mai cercherebbe la nostra rovina? Certo i non credenti in Dio credono però a un mucchio di altre cose, che so, a Grillo o al tabacco, credono fortemente in Messi ma non altrettanto in se stessi, insomma credono e non credono, secondo come gli gira, a volte basta poco.

 

Poi ci sono gli ipocriti. Costoro credono in Dio, lo credono fortemente, lo credono ipocrita come loro, più di loro, per questo fanno schifezze in suo nome, sono convinti che sia così, che così sia il caso di fare, Dio li capisce e giustifica, Dio fa spallucce. Dio crede in Dio? Certo non in quel Dio che tanta gente anche ecclesiale dice di credere, pensa di credere, desidera credere. Dio crede in se stesso? O in quello che fa? Crede di fare e disfare o soddisfare o che altro? Il Papa crede in Dio? E quale Dio? Crede il Papa nel Dio in cui credo io? Io credo in Dio o parlo tanto per dire? Credo sempre in Dio o a momenti alternati? Credo nel Dio a cui credo da sempre o spesso credo a un altro Dio, che assomiglia un po’ a Satana? Vallo a capire! La sera parli con lui, con Dio, con il tuo Dio, e gli chiedi un mucchio di cose, innanzitutto di perdonare le tue porcate, poi gli fai un po’ di salamelecchi, infine dormi contento… fino a un certo punto. Chissà perché, ti svegli spesso e tutto sudato. Hai sbagliato Dio? Non era quello giusto? Non hai fatto il mea culpa come si doveva?

 

Lasciate quelle cose agli atleti

Il Papa ha tenuto banco in uno stadio egiziano o qualcosa di simile, non mi è piaciuto. Quelle cose vanno lasciate agli atleti, divinità ormai da tempo consacrate con tutti i loro rituali del tutto inscalfibili, non deve il Papa mischiarsi alla pagana religione, al massimo benedirla qua e là, come non sapesse che è il pallone a farla da Dio. E’ stata una spedizione piuttosto in sordina – ma chissà quali miracoli contiene – quella di Francesco, due giorni senza fulgore, in apparenza. Manca tuttavia qualcosa. Invece che perdere tempo con i soliti presidenti reticenti il Papa avrebbe dovuto misurarsi con la Sfinge. La Sfinge è tra i più antichi e grandiosi degli Dei e va onorata col dovuto silenzio, visto che Lei non parla granché ma i suoi silenzi sono la parola, quella che non ha bisogno di dirsi. Lei, la Sfinge, eterna tra gli eterni, il Papa avrebbe dovuto omaggiare, scambiando silenti ammicchi di quelli che tutto dicono, per poi inoltrarsi solitario nel deserto e per perdersi in un miraggio che altro non è che la trasfigurazione di ciascuno di noi e di tutti coloro che cercano Dio senza, per fortuna, trovarlo: è l’ininterrotta ricerca a creare Dio.

 

Certo, è facile dire che i miracoli sono sciocchezze e la Madonna appare solo agli allucinati e pregare la chiesa di smetterla con ’sta roba che sputtana tutta la religione, poiché dove passa un santo lì finisce la sensatezza della chiesa, al suono di un semplice: “Ma perché Dio guarisce sempre la cugina dello zio democristiano?”. E tutti a ridere, sicché la paziente costruzione intellettuale e caritatevole della chiesa pare barcollare davanti a queste stupidaggini. Eppure, sciocco è proprio colui che ride delle presunte sciocchezze, roba così semplice e divina che colpirla è sparare a un gattino, un dolce gattino, peraltro immortale. Volete sparare ai gattini? Bravi, bravissimi, quanto siete intelligenti, in premio vi meritate una fucilata di merda.

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