Filosofia della mutanda
Il filo sottile che unisce esibizionismo e voyeurismo, tra sadismo e morbosa soddisfazione
E’ il sogno di un uomo e lo racconta sul lettino, ascoltiamolo. “Camminando su e giù per le vie della città, mi sono imbattuto in una ventina di biciclette montate da signore e signorine, i capelli al vento e le gonne. Sono rimasto scandalizzato, come si permettono? Pensano che io non abbia un’anima o pensandolo, vogliono abbrutirmela? Disgustato, ho manifestato a un posto di poliziotti il mio orrore. I poliziotti mi hanno guardato un po’ perplessi e mi hanno chiesto di cosa si trattava, da cosa mi sentivo minacciato. “Dalle mutande in vista”, ho detto io, “mutande che in quattro occasioni neppure erano indossate”. Con simpatia, saggezza e una punta d’ironia i poliziotti mi hanno spiegato che se l’apparizione delle mutande sulle bici può essermi di fastidio, così come può esserlo l’apparizione di mutande maschili per le donne, non sono tuttavia condannabili. Tocca a me, eventualmente, rapido cambiare sguardo e dirigerlo altrove. Riguardo poi le donne senza mutande, due dei poliziotti hanno avuto un momento di perplessità, poiché in questo caso ragazze e donne mostrano decisamente il pube, la qual cosa può essere soggetta a reato. Invitati dal sottoscritto a ricercare le quattro sciagurate e a punirle come si deve, mi è stato detto dai poliziotti che andassi a cercarle personalmente le quattro donne, loro avendo ben altre situazioni più terribili e pericolose da combattere, anche se, ammettono, in qualche caso sono arrivati a punire una giovane coppietta che si dava da fare nuda dietro un muro. Se poi riuscissi a individuare le quattro cattive ragazze, allora potrei segnalarle. Il compito è arduo. Tuttavia, nel sogno, una di loro sono sicuro di trovarla, è bellissima, rossa, e, appunto, senza mutande. Veda lei, mi dicono i poliziotti, però stia attento, la ragazza rossa potrebbe accusarla di voyeurismo e pareggiare i conti.
Non sono un tipo da cedere su certe cose. Nel sogno mi apposto lungamente, trascurando il mio studio di avvocato, dove, peraltro, le mie assistenti sono sempre ben messe e guai se fanno le sciocchine. Dopo lunghe ore di appostamenti, vedo passare inequivocabilmente la Rossa, lei, la colpevole numero uno. Mi getto in mezzo alla strada, blocco con determinazione i manubri della sua bicicletta e ordino alla ragazza di scendere, senza guardarne peraltro le mutande, nel timore di diventare anch’io complice del reato. Le chiedo se è consapevole di andare in giro nuda, lei ride come una matta. E’ davvero senza mutande e, penso, senza testa, una capace di ogni delitto, una mia futura cliente, forse. Le chiedo delle sue amiche, ride ancora di più. Ho voglia di schiaffeggiarla. ‘Vuole vedere le mie mutande?’, dice lei sorniona. “Assolutamente no, le farà vedere alla polizia!”, grido io. “Perché ce l’ha con le mutande?”. “Non ce l’ho con le mutande”, dico io, “anzi, è giusto e onorevole che le si porti, a casa e fuori casa, ma celate. Esibirle, o addirittura circolare senza, in bicicletta per di più, è invece assolutamente insopportabile e offensivo”. “Ma è sicuro che io non porti le mutande”, dice lei,” non sarà una sua illusione?”. “Assolutamente no” , dico io, anche se la Rossa, devo ammettere, mi ha insinuato un piccolo dubbio che, ahimè, non posso del tutto non tenere in considerazione, visto che non ho accesso alla sue mutande. Ne approfitta. “Se vuole gliele faccio vedere”. Intorno a noi un gruppetto di gente tifa per la ragazza, trovo orribile lasciare la vittoria a costei. “Allora,” insiste’, le vuole proprio vedere signor guardone?” e ride, ride. Una decina di donne con mutande visibilissime comincia a rumoreggiare e a chiedere la mia testa. La situazione è compromessa, mi verranno stanotte i bubboni. La mia morale mi ha decisamente tradito, forse dovevo lasciar correre, ma io non lascio correre niente, niente. Mi strappo i calzoni e le mutande mentre una ventina di donne mi guardano compassionevoli. La Rossa scuote la testa, mi lancia un bacino e riprende a pedalare. Professore, come interpretare questo sogno? Io ho posseduto molte donne, in tutti i modi, e loro mi hanno sempre ricambiato”.
“Appunto”.
“Cioè?”.
“Il voyeurista fa il gioco dell’esibizionista così come il sadico fa il gioco del masochista; detto altrimenti: il masochista spera di provocare l’angoscia nell’altro, il sadico risponde godendo dell’angoscia dell’altro; con altre parole: l’esibizionista si offre allo sguardo dell’altro, mentre il voyeur risponde alla cattura dello sguardo godendo dell’illusione del denudamento dell’altro”.
“Professore, ma io chi sono”.
“Ehhhhhh”.
Il Foglio sportivo - in corpore sano