Porco sciagurato
Signore, guardate il malfattore come fosse un poveraccio. Ma senza rancore o ira furiosa
Insomma, gentili signore e madri, perché pubblicizzare l’ira e lo sdegno davanti a tanti lettori che ghignano, eccezion fatta per qualche comoda indignazione o raro, vero furore? Non porta lontano il narrare quel che un porco vi ha fatto in altri tempi, e non parlo qui di stupri, quelli vanno sempre puniti duramente, e spesso non lo sono per niente, grazie ad assurde prescrizioni, parlo delle mascalzonate, che sono quel che sono, miseria psichica, e se si vuol dire davanti al popolo la porcata del porco è il caso di dirla subito, o il giorno dopo, la settimana dopo, il mese dopo, ma anche l’anno dopo o quello prima, dopo questo o quello, dopo avere accarezzato il gattino che porta conforto, dopo aver letto un bel libro, dopo un uomo come si deve, o due, dopo pranzo, e dopo? dopo la frutta, dopo la tempesta, dopo tutto quello che c’è stato, dopotutto… Perché dire la porcata dell’altro molti anni dopo quando mille anni prima la si poteva dire alla mamma, alla nonna, alla zia, al papà, al Buon Dio, alla compagna di sempre, al prete, a se stessi, all’uomo che si ama, alla vendetta che frigge nel cuore, alla giustizia che sta lì, al piacere di fottere quello stronzo, per gioco o per noia, quando la tivù è accesa? Dirla, dirla subito, o non dirla, la di lui porcata, o, meglio ancora dirla in un certo modo, forte, di quelli che davvero si scrivono sulla zucca del porco, che non è orco ma sporco sì e anche sorcio.
Quando una signora viene a dirci quel che ancora non ha detto, posso dirle anche brava, bene, ma certo; tuttavia c’è un altro modo per dire le cose, ancora migliore, per affermarsi, per non indietreggiare, per assestare un colpaccio di quelli che restano nella storia, la storia nostra, la storia in cui ciascuno vive e segna il proprio destino, e di cui andrà fiero. Lo sguardo, l’occhio che sigilla uno sguardo audace, e lo sguardo del porco che sguardo non ha. Incontrandolo per strada, al cinema, in qualsiasi posto, ma anche non incontrandolo, semplicemente ricordandolo, lei gentile signora inchioda il porco per sempre; se poi lo incontra può dirglielo con un sorriso, ricordargli chi era e chi è, e solo se il porco le chiede subito scusa, e qualcosa di meglio ancora, lui può redimersi. Se non arriva a questo, a questo che è tanto, lo guardi pure, il porco, come un poveraccio di successo, ma senza disprezzo, il disprezzo è roba sua, roba di chi crede di esistere nel mentre tormenta l’altro. Guardarlo con disprezzo? Ma no, sarebbe una piccolezza, si può fare di più, porgere la propria grandezza, con un’occhiata di cui il porco sempre si ricorderà, e se non chiederà perdono soffrirà. Sembra strano ma nel cielo di psiche accade anche questo. Forza signorina e signora, non stare a dirgli che è un porco, digli che è una bella serata, diglielo con uno sguardo, mostragli quanto sei viva. Digli che lo ricordi, com’era e come poteva essere e pensavi che davvero potesse essere e invece… Invece sarebbe bello se lui ti chiedesse… scusa? mah, qualcosa di meglio, con una voce vera, un inchino, un bel sorriso che dice di bellezza, un sospiro forte… Tu sai chi è lui, il grand’uomo, e gli dai un’ultima chance, e lo guardi sorridente, e aspetti il suo sorriso; non è così, è ancora quella cosa, un poveraccio, uno che non riesce a diventare altro, uno che ha fatto mogli e successo e figli, uno che mostra di saperla lunga ma in cuor suo è niente. Lo vedi nascondersi a se stesso e girarsi da un’altra parte, o guardarti con disprezzo, come a dire che stavolta ti scopa, anche meglio, e però non lo fa, tu sei invecchiata e lui no, lui è eterno e può scopare tutte quelle che vuole, e chi si scopa ’na vecchia? Sì, quella faccia fa, ma non dirgli porco, non dirgli niente, quel niente in cui all’improvviso gli tocca esistere, e con passo tanto certo da sembrare del tutto incerto finge di non vederti e se ne va pensando alla propria gloria, che però non basta, e a un certo punto inciampa, e bestemmia, e nascondendo il ghigno il suo chauffeur corre a soccorrerlo. Li mortacci tua…
Il Foglio sportivo - in corpore sano