L'azzardo di Grasso
Liberi, ma da chi? Da cosa? E poi uguali, ma uguali a chi? Un messaggio sbagliato, e falso
Liberi e uguali: Pietro Grasso lancia il suo grido di battaglia, ma bisognerebbe capire, approfondire, di chi e di cosa si è Liberi e uguali e perché. Il sottoscritto, ad esempio, si sente Libero quando acchiappa un gran bel libro, e prigioniero quando in libreria annusa una porcheria. Ha una potente capacità di annusamento, quindi spesso gli capita di annusare robaccia immonda e di essere oscenamente annusato da avidi esseri. Eppure non ha colpa, o forse sì, forse ha anche il gusto di assaporare qualcosa di schifoso, un odore che in qualche modo può ricordargli un fetore amico mai ripudiato. Si dirà: tutti quanti annusano, non si può fare a meno, e questo indica che tutti, per un attimo almeno, si è prigionieri di quel che accade nel mondo: nessuno è completamente Libero, nemmeno quando è innamorato, o beato, o che altro.
Erano Liberi quelli che un tempo si chiamavano negri? Forse più Liberi dei loro padroni. Lottavano per vivere, riuscivano persino a far crescere i propri figlioli mentre i padroni che li torturavano erano molto più schiavi, veri schiavi, schiacciati da pensieri di morte e di noia; tanti popoli o individui pensando di cavalcare la libertà erano schiavi di ideologie e automatismi. Pietro Grasso, eccitatissimo, marchia con la parola Liberi il suo primo grido di battaglia, ma che vuol dire Liberi, che i suoi amici e fedeli e patrocinanti sono effettivamente Liberi o comunque puntano a diventarlo? Liberi da cosa? Da se stessi, o da qualcuno che li perseguita? Quando un uomo, un gruppo di uomini può dirsi “Libero”, al punto di farne una bandiera? E le donne, dov’è il loro grido, Libere? Grandi e piccole cose sulle quali tutti noi possiamo interrogarci.
Dai Liberi passiamo agli altri eroi di Grasso, gli uguali, parola che mi è sempre sembrata misteriosa e piuttosto paurosa al punto da costringermi subito a chiedermi: uguale a chi? A mio nonno, a Trump, a me? A Nietzsche, a Kim, a uno stupratore? A dire il vero a volte io mi sento uguale a me stesso, ma solo quando sono particolarmente pazzo; e mi sento uguale ad altri quando mi sento totalmente pazzo. E se c’è qualcuno che insiste a sentirsi uguale a sé, sono guai per lui, soprattutto quando si sente sovrano di sé, superiore all’altro. In realtà nessuno è uguale, o superiore, all’altro, se ciò fosse possibile sarebbe una forma di omosessualità riuscita: soldati, preti, medici, maestre… qualsiasi cosa si faccia o si pensi in realtà si è sempre differenti dall’altro, irriducibilmente. Ciascuno di noi in chiesa o alla riunione politica prega Dio, che non è suo né di nessuno, né di Cristo né di Grasso; ciascuno prega quel che non sa, ma se prega con gioia, intensità e poesia, prega qualcuno e qualcosa, grazie al cielo. Se poi noi per uguali ci riferiamo alla politica – colei che ci dice di fare e non fare, di fare tutt’uno – proprio non va. Abbasso l’eguaglianza, evviva la disuguaglianza, che fortunatamente impedisce l’uguaglianza, portatrice di misfatti. Dell’uguaglianza conosciamo gli orribili crimini in ogni paese del mondo, la menzogna che la cavalca triste e beffarda. La differenza invece ci rallegra e consola le nostre notti e parole e persino la morte: l’idea che tutti prima o poi si scompare è misera eguaglianza; viceversa, nel profumo di un’eroica ineguaglianza ciascuno a suo modo prende il volo.
C’è da sottolineare una scena che dice molto dell’impresa di Pietro Grasso. Sul proprio marchio Grasso esalta i “Liberi e uguali”, là dove la sola L di Liberi è maiuscola, gli uguali accontentandosi del minuscolo. I Liberi arrivano prima e la fanno da padrone, nonostante molti giornalisti e appassionati cerchino di maiuscolizzare i poveri uguali. I Liberi non sono uguali? Gli uguali non sono Liberi? Quale terribile battaglia si sta giocando tra Liberi e uguali? I Liberi inutilmente pregheranno gli uguali di diventare Liberi, uguali che a loro volta troveranno brutte cose nella libertà dei Liberi e li costringeranno con la forza a fare gli uguali, la congiura di Babeuf?
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