Voti e vuoti

Umberto Silva

Nell’urna come dall’analista: ci passano in testa una serie di idiozie. Ma se lo schifoso sei tu?

"E pensare, Professore, che per tanti anni ho votato pensando di pensare!" si lamenta il non più giovane signore che ogni mercoledì viene a trovarmi nel mio studio pregandomi ardentemente di dire a tutti quelli che incontro quello che lui vorrebbe fare. E’ simpatico e volentieri accondiscendo, registrando talvolta le sue parole che, in qualche modo, qua e là m’incuriosiscono. Ascoltiamolo. “In realtà, Professore, non pensavo affatto, e così venivano di quelle pensate che mi parevano sanissime e giuste e qui e là e sopra e sotto e va a quel paese e che bello e che boh, insomma pensavo e votavo, a dire il vero, detto tra di noi, quel vero che è meravigliosamente falso, detto in soldoni, quelli buoni, quelli che fanno la patria, e votando mi passavano per la testa tutta una serie di idiozie che era una meraviglia, e fu così che in gioventù rifilai una serie di cazzate alle ragazze più carine, cazzate come tutto quello che c’era e però aveva il suo charme, adesso invece sono porcate che fanno proprio schifo, lo sento profondamente questo schifo al punto che non posso dire nemmeno che esiste, e allora mi dico: tu sei lo schifoso, tu che stai ora scrivendo sei ancora più schifoso di loro, perché scrivi schifezze e basta, non hai un’idea sola di cosa siano e continui a scrivere, che non sono quelle lì ma quelle altre, le vere schifezze, che peraltro nessuno conosce dal momento che non sono mai vere, come del resto le cosiddette verità sono orrendamente false. Faccio un esempio, Professore: ecco, non mi viene in mente niente quando cerco di fare un esempio, dal momento che le schifezze sono esemplari tutte e vorrei votarle due o tre volte al giorno, esemplari nel senso che mi fanno vomitare e due volte al giorno sono esemplari proprio nel senso del vomitare e potrei passare tutta la giornata su e giù, per dire, e votare tutto quello che posso, vuotare la mia vita che davvero fa schifo che non mi venga in mente niente di più interessante sebbene abbia dalla parte mia un qualcosa che potrebbe a sua volta sovvertire il tutto, ecco questo mi porta a pensare che non penso altro che la fine di un qualcosa la quale detto tra di noi non dovrebbe finire se non a caso.

 

Il vero, meravigliosamente falso

 

Ho votato il sacco, diceva uno che poi era un altro e un altro ancora, ho votato il sacco e ne sono infelice anzi felice chissà. Ma che mi frega, ma vaffanculo, ma è questo il modo di parlare con queste parolacce, è il modo di pensare? Con quale coraggio si va alle lezioni che si chiamano elezioni poi selezioni e tutto il resto se si ha la forza di dire quelle sciocchezze che mai si vorrebbe dire e invece si dicono, sopra e sotto. Quel sopra poi, caro Professore… Chi è sopra e chi è sotto non è darlo a sapere, noi voteremo in meno a secondo quel che un sapere più profondo ci illuminerà nel momento giusto, quando si andrà a infilare la vergogna nella bellezza di un creato che non è esattamente quello che è stato fatto ma piuttosto connesso direi, in quel senso che insomma si potrebbe anche votare vuotando la fine delle nostre ultime sensazioni di ripercussioni sociali. Ah non ne posso più non ne posso più, il tempo non scade mai, la vita è fantasticamente assurda nel senso che si fa leggera come quella principessa che ieri mostrava i piedi neri, che io debba non andare o anche andare al voto al vuoto di me a buttarlo nel nulla ecco mi sembra tremendo e per questo scrivo queste cose, qualcosa di assoluto e di irreversibile, io non sono una bestia da massacrare sono peggio, sono una bestia che ha massacrato e vorrebbe ancora farlo, ogni giorno, ogni ora, sono la peggiore degli esseri viventi e morti, vorrei che tutti lo capissero, soprattutto i capi del voto, i capi voto, io non sono come loro, io sono come tutti, e questo fa di me quel che è una bestia assassina, totalmente vuota che ha una profonda voglia di non so che e farebbe il malefico bene di tutti e adesso vi scongiuro di andare in chiesa che solo se votati lì qualcosa viene fuori. Buon Dio mandaci tutti all’inferno, lì dove solamente Tu davvero regni e Satana Ti ascolta come nei vecchi tempi, io sono qui, io ti ascolto, io non sono che sterco vuoto e voto. Amen”.

 

Dimenticando, come sempre, di salutarmi, l’anziano giovanotto sovrappensiero esce dalla porta, per poi, un’ora dopo, tornare a scusarsi. Naturalmente il non salutarmi è al fine di scusarsi poi in ogni modo, e non la smette mai; credo che mi odi. Se costui sapesse quanto lo odio io, sicuramente mi odierebbe un po’ meno. Scherzo uè, che credete?

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