LA SITUA - DIBATTITI UNIVERSITARI
Idee per l'Italia
Nella newsletter del direttore Claudio Cerasa, La Situa, c'è uno spazio di dialogo e confronto con i nostri lettori iscritti all'università. Qui si raccolgono idee sul mondo che cambia, sul mondo del lavoro e della politica
Ne La Situa, la newsletter del direttore Claudio Cerasa (vi potete iscrivere qui), c'è uno spazio dedicato agli studenti universitari. Uno spazio di dialogo, di confronto, di dibattito, di visioni sul futuro. Abbiamo chiesto loro se avevano qualcosa da voler condividere sul mondo che cambia, sul mondo che gli circonda, sul mondo del lavoro e sul mondo politico.
Se avete qualcosa da dire o altri spunti di riflessione scrivete a [email protected]., massimo 2.000 battute, i migliori testi verranno pubblicati.
Buongiorno,
sono un ragazzo laureando in giurisprudenza e riguardo alla richiesta di confronto promossa su Instagram dal direttore Claudio Cerasa sui temi che la politica dovrebbe trattare io proporrei il tema del diritto. Da molto tempo si parla sempre dei diritti: diritti per le minoranze etniche, diritti per le minoranze religiose e diritti per la comunità LGBTQIA plus… ma nessuno affronta il tema del diritto in sé. Il nostro sistema giuridico si basa su codici che anche se costantemente aggiornati si basano e si fondano su una ratio ed un sistema che era valido per l’inizio del secolo scorso ma che oggi nel 2024 pecca di superfluità o di eccessiva punibilità. Lungi da me criticare i pilastri del diritto scritti da luminari che ancora oggi in poche e semplici parole sono riusciti a comprendere tutta una serie di fattispecie che ancora oggi riguardano il nostro quotidiano. Il tema che vorrei sollevare è invece il sistema in sé e del fatto che non poca dottrina e professori universitari ritengono sia necessario una riscrittura totale dei codici di diritto sostanziale così da poter riportare una armonia nel diritto ed evitare quelle brutte soluzioni frutto di roboanti costruzioni giuridiche ed evitare le c.d. situazioni di malagiustizia. Spero che sia un bel tema da portare, conscio del fatto che è un mondo molto ampio e di difficile struttura e comprensione per tutti ma che alla fine è la base di tutta quella che è la nostra vita quotidiana e se la politica non sa come agire nel diritto e renderlo a servizio dell’uomo, e non viceversa, allora tutti i problemi che continuiamo ad affrontare non se ne andranno molto presto.
Chiedo scusa per il ritardo e Vi porgo i miei più cordiali saluti.
Giovanni Filippini
Caro Tasso,
Spero di non disturbare il tuo ormai lungo riposo, ma ho bisogno di confrontarmi con te.
Sono uno studente di IV liceo ed un lettore abituale del “Foglio”, un quotidiano.
Tante cose sono cambiate da quando tu eri giovane ed alla mia età componevi, fremendo di vita, la tua Gierusalemme.
Nonostante 600 anni ci separino qualcosa non è così cambiato: l’istruzione, o meglio il bisogno di istruzione.
Torquato, come tutti i giovani, anche tu ti sei approcciato per la prima volta alle lettere latine e greche e, sotto la autorevole guida di tuo padre Bernardo, venivi istruito e iniziato alle arti liberali.
Quattro anni fa anche io apprendevo a leggere quegli strani caratteri… ma perché?
Perché oggi come nel 1559 ci sono ancora quelli che stimano queste “goffe maniere”, come definiva l’arte greca il Vasari, capaci di trasmettere lezioni e valori della nostra civiltà occidentale che ,anche oggi seppure per diverse questioni, è in contrasto con i pagani.
Ti starai chiedendo dunque perché ti scrivo, non per dirti che hanno riscoperto la tua Conquistata, piuttosto per chiederti aiuto.
Tutte le cose che ti ho raccontato prima, sono vere sì, ma relativamente.
Relativo, una parola a te ben nota quando eri alle prese con l’autocensura…, gli scolastici non hanno mai veramente capito Aristotele… come oggi né i professori né i genitori comprendono più il loro ruolo.
Mio caro amico nel 2024 i genitori non si occupano più come dovrebbero ai loro figli, ci pensano i telefoni ed i social: spiegarti cosa sono sarebbe lungo, immagina come se fossero una grande piazza in cui i giovani (e non solo) vanno e stanno ore ed ore, mentre i genitori lavorano e li lasciano andare perché dire di no implicherebbe iniziare una lotta che si chiama processo educativo, perché faticare quando si può dunque scaricare la colpa su qualcun altro?
Questo il ragionamento dei moderni genitori, mala tempora currunt starai pensando, ma aspetta c’è di più: la maggioranza dei docenti segue solo ed esclusivamente il programma (lontani i giorni della vostra preparazione veramente globale) e non educano più i ragazzi, se siamo fortunati li puniscono quando sbagliano e proprio in quel momento madri e padri memori del loro ruolo si fanno presentissimi e solerti nel difendere i figli.
Il prodotto sono giovani confusi, presi dai furori ideologici, scellerati nei costumi, nelle giuste battaglie pavidi e audaci in quelle oscure.
Non basta il sistema scolastico è al collasso: l’esame di stato è ridotto a passaggio burocratico, liceo e università sono due realtà non comunicanti… .
Capisci anche tu che c’è bisogno di una rivoluzione culturale, anzi di una contro-rivoluzione, non come quella che hai vissuto: questa dev’essere totale e molto meno metafisica.
Vogliamo creare Goffredi non Rinaldi.
In un mondo che vive di scienza mai più che ora abbiamo bisogno delle materie umanistiche, affinché ci insegnino ad usare la tecnologia e non ad essere usati da essa, ad interpretare il nostro periodo storico tramite paralleli e a riconoscere il cristiano dal pagano.
Saresti sorpreso di sapere che ci sono ancora docenti che io definisco zelanti adepti dei druidi: conta solo la tecnica di traduzione.
Stai ridendo o stai piangendo, o Torquato?
Perfino all’epoca tua avevano capito la vera utilità dei classici, ebbene oggi alcuni l’hanno scordata.
Mi dirai:” Ma se i giovani sono come li descrivi non sarebbe meglio accontentarsi di una solida preparazione letteraria più che tecnica?”
Certo, se solo qualcuno lo capisse… .
L’ideale sarebbero le scienze in connubio con le materie umanistiche, per formare completamente i giovani e portarli a questo punto ad un esame che a questo punto (se si togliessero i crediti che più che invogliare a conoscere spingono ad ammassare nozioni in favore del profitto) potrebbe dirsi di maturità.
In ultima istanza i genitori dovrebbero comportarsi come il tuo Gabriele, una mano stabile e ferma che guida i crociati delle lettere insieme a docenti (vogliamo paragonarli a Dudone o forse a Tancredi? Forse meglio Dudone…) coscienti del loro ruolo di educatori prima di quello di istruttori e ben prima di quello di esaminatori.
Ma credo che questa vicenda mal si concluderà: nell’oscurità la spada infilzerà ancora la povera Clorinda.
Luigi Carta
studente
A meno che non si tratta di celebrare l’arte come un party da vanity fair: come il divertimento per consessi chiusi di uomini troppo annoiati, mi sembra illusorio chiedere l’esclusione di Israele dalla Biennale d’arte di Venezia.
I giochi di Olimpia interrompevano i conflitti per la celebrazione gli dei, che avevano le sembianze dell’atleta: per celebrare quindi l’uomo.
L’arte, quando è tale, celebra l’umanità. Quel sentimento che durante la seconda guerra mondiale fece disobbedire agli ordini il pilota Anthony Clarke dal bombardare la città ove erano custodite le opere di Piero della Francesca.
Gli artisti dovrebbero ispirarsi a lui, come a Banksy, a Canova, a Pasolini che hanno saputo correggere le incoerenze dell’uomo attraverso l’ortopedia dell’arte, contro ogni sopruso, senza esclusione di colpi.
Giuseppe Schiacciaserpe
Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali di Roma
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