Foto Epa, via Ansa

La Situa - dibattiti universitari

Cosa aspettarsi dall'America dopo le elezioni vinte da Donald Trump

Nella newsletter del direttore Claudio Cerasa, La Situa, c'è uno spazio di dialogo e confronto con i nostri lettori iscritti all'università. Qui gli studenti scrivono di Donald Trump e di come sono andate le elezioni americane

Abbiamo chiesto agli studenti universitari di scrivere per noi qualche commento sulle elezioni americane. Potete farlo anche voi, se siete studenti, in 2.000 battute, scrivendo a [email protected]

   


    

La vittoria di Donald Trump negli Stati Uniti non può che avere molteplici conseguenze sulla vita politica,sociale ed economica del nostro paese. La visione di Trump "America First" non risparmia i paesi amici ed anche l'Italia si troverà ad affrontare le conseguenze negative di una visione politica centrata sul protezionismo, sul non interventismo e sul nazional-conservatorismo già sperimentato nel 2016-2020. Cosa cambierà? Anzitutto dovremo fare i con le misure economiche protezioniste che, nel tentativo di privilegiare i prodotti americani, imporranno dazi e costi maggiori per le esportazioni verso gli Usa con conseguenze rilevanti destinate a riversarsi sul tutto il tessuto produttivo nostrano. Dovremo poi affrontare le conseguenze di un'America meno protagonista sulla scena internazionale e più incline a mettere gli interessi Americani sopra quelli dei partner della Nato e dell'Unione europea. Ciò potrebbe comportare maggiori pressioni per l'aumento delle spese militari e la necessità di rivalutare i nostri rapporti internazionali scegliendo fino a che punto restare legati agli Usa e alla sua nuova visione globale. Questa situazione potrebbe portare alla necessità di intensificare i nostri rapporti con gli altri Paesi Ue ma potrebbe anche incrementare l'influenza cinese e russa nella vita del nostro paese, come già accaduto in passato. Del resto la vittoria di Trump rafforza il fronte del No all'invio di armamenti in Ucraina e le posizioni del populismo filoputiniano, con possibili conseguenze sugli equilibri interni alla maggioranza, sul consenso alle forze politiche da parte degli elettori e sul sostegno incondizionato all'Ucraina portato avanti dalla Meloni, tra i molti mal di pancia interni al governo. Ma con conseguenze anche sulla percezione del Paese che potrebbe essere attraversato da nuovi rigurgiti sovranisti e anti-immigrati e da una crescente polarizzazione del dibattito politico che non farà bene alla vita democratica della nazione."

Giovanni Di Gioia
studente dell'Università di Foggia
  

   

 
Quando alla Casa Bianca viene fatto un trasloco il mondo osserva con cautela. Le istituzioni mondiali si congratulano, qualcuno con l’amaro in bocca qualcun’altro contento. Non possiamo dire oggi, a meno di 24 ore dalle elezioni, cosa succederà nei prossimi quattro anni: alcuni sono spaventati, altri sono entusiasti del ritorno di Trump. Siamo certi però che cambierà tutto, dall’arredamento dello studio ovale alle politiche economiche e sociali che colpiranno americani, europei, cinesi, russi, ucraini, arabi, israeliani ecc. Tutti hanno la lente fissa sullo stato più importante e potente del mondo. 
L’Italia, uno dei principali componenti dell’Unione europea, risentirà ovviamente di questo cambio di rotta. Nonostante l'entusiasmo dei principali componenti del nostro governo legato da (presunti) ideali e valori comuni, Donald Trump non è stato buono e gentile con noi europei durante questa campagna elettorale. Già da settimane annuncia la proposta di aggiungere dazi sui prodotti cinesi ed europei e ciò non è positivo per l’economia di mercato del vecchio continente. Quindi, che uno sia contento o meno dell’elezione di Trump, dovrà fare i conti con l’isolamento economico che il nuovo presidente vorrà attuare. Le società e aziende che hanno un forte export negli USA, dovranno affrontare prezzi più alti per esportare i loro prodotti nel continente nord-americano. Oltre a questo, ci sono le guerre e le relative alleanze. Trump si è definito portatore di pace, colui in grado di far cessare le guerre in un giorno. Non ci dice, però, che questo vorrebbe dire secondo lui allentare i rapporti saldi che caratterizzano i paesi della NATO. Trump vuole staccarsi dal Patto Atlantico? Vuole che l’Europa si occupi dei suoi problemi da sola? Come detto all’inizio, è presto per sapere cosa voglia fare, tuttavia
bisogna ricordarsi che esiste una differenza importante tra un discorso a un comizio elettorale e la dura realtà. La realtà è che gli Stati Uniti hanno delle “dipendenze” in Europa, non possono pensare di lasciar perdere il nostro continente e allontanarsi senza avere un impatto a livello economico-sociale con gravi conseguenze. A livello economico, l’Europa e gli Stati Uniti sono uno così dipendente dall’altro, che difficilmente possono decidere di ignorarsi. Bisognerà sempre fare i conti con il fratello maggiore, a voi la scelta di chi lo sia.
 
Carlo Mennucci
studente universitario di 21 anni, università di Pavia, lettere moderne

    

   
   
La rielezione di Donald Trump alla Casa Bianca rappresenta un evento cruciale in questi tempi di cambiamento, indebolimento dei sistemi occidentali e crescente tensione tra le nazioni. L’Italia, da sempre alleata e spesso dipendente dall’influenza statunitense, nonostante l’ampia popolarità del tycoon nel nostro paese potrebbe trovarsi dinnanzi a grandi ostacoli qualora Trump decidesse di portare avanti molte delle proprie promesse elettorali.
Il rieletto presidente, infatti, oltre ad aver affermato più volte di voler scoraggiare le importazioni da cui anche il nostro paese trae molta ricchezza, ha già messo in chiaro di volersi progressivamente disimpegnare dalla NATO, chiedendo agli altri stati membri di alzare il proprio budget per la difesa fino al 2% del PIL, di voler interrompere gli aiuti all’Ucraina e di voler sostanzialmente porre fine al ruolo degli Stati Uniti come “polizia del mondo” iniziato con l’ingresso nel secondo conflitto mondiale, portando così avanti misure più isolazioniste. Le difficoltà per la nostra economia, basata in larga parte sull’export e spesso dipendente dalla tecnologia americana sono palesi e, ancor di più, lo è la difficoltà che il nostro governo si troverebbe ad affrontare nel cercare le decine di miliardi di euro necessarie ad alzare il budget della difesa per raggiungere gli standard richiesti da Trump.
Se però è vero che queste possibili misure potrebbero creare importanti problematiche per il nostro paese, così è anche vero che una minore influenza americana sulla penisola potrebbe essere la perfetta opportunità per riscattarci come paese cardine al centro del mediterraneo, per perseguire nuovi accordi economici ed energetici con nazioni non aderenti al “blocco occidentale” e, soprattutto, per abbandonare finalmente l’idea di Unione Europea come semplice unione monetaria, giungendo ad un modello di Unione capace di sedersi al tavolo delle grandi potenze per perseguire gli interessi comuni a tutti gli stati membri.
Gli eventi d’importanza epocale, come queste elezioni, portano sempre con sé grandi sfide e sta ai singoli stati ed ai singoli governi riuscire ad affrontarle traendone il meglio; resta soltanto da vedere se l’Italia ed il proprio governo ne saranno capaci.
 
Edoardo Lorenzo Padovani
studente della facoltà di Giurisprudenza all’Università Statale degli Studi di Milano
   

   

La vittoria di Donald Trump in un momento così decisivo per lo scacchiere internazionale porterà sicuramente a conseguenze importanti per il nostro paese e per l’Unione europea. In primis, sul piano economico, la volontà di Trump di attivare i dazi sulle merci provenienti dai paesi esteri avrà sicuramente un forte impatto sulle esportazioni delle imprese italiane, in quanto gli USA sono il secondo paese verso cui esportiamo più prodotti.
Inoltre, per quanto riguarda la politica estera, la presenza di un leader “pacifista” come Trump porterà sicuramente il nostro paese a dover prendere un posizione ben precisa soprattutto sulla guerra in Ucraina; il Tycoon ha infatti spesso ribadito di voler interrompere l’invio di armi per contrastare l’avanzata russa, mentre le posizioni portate avanti dal governo Meloni (un po’ inaspettatamente) sono state volte al sostegno di Zelensky e della resistenza ucraina.
Da non trascurare sono anche i possibili rapporti privilegiati tra la premier Meloni e il neo-eletto Trump, soprattutto per via della vicinanza comune con Elon Musk, e il ruolo di primo piano che il proprietario di Tesla potrebbe assumere a partire dall’instaurazione del prossimo governo degli USA. L’Italia potrebbe infatti andare a ricoprire una posizione di tramite tra gli Stati Uniti e l’Unione Europea, in virtù del fatto che i rapporti della Casa Bianca con i maggiori stati europei potrebbero non essere dei migliori.
Infine, un altro tema di rilevanza fondamentale e su cui si sta discutendo molto è sicuramente il futuro atteggiamento di Trump nei confronti della NATO. Il futuro leader americano ha sempre espresso giudizi ambigui in merito ai rapporti con l’organizzazione, lamentando spesso lo scarso apporto economico e militare che i paesi europei hanno stanziato negli anni per la Difesa. Nonostante ciò, non credo che Trump voglia davvero prendere decisioni drastiche sul futuro della NATO, piuttosto potrebbe limitare gli impegni economici degli USA nei suoi confronti e assumere una posizione sempre più defilata e isolazionista, aprendo nuove possibilità di rilancio per la cooperazione tra gli stati europei.
 
Giovanni
Università di Padova
  
Predire ciò che accadrà durante la futura presidenza Trump e quale impatto, ciò, avrà sul nostro Paese, è un esercizio tanto complesso quanto appassionante; infatti, per avere una previsione un minimo attendibile, bisogna considerare sia il programma elettorale del candidato repubblicano che la sua effettiva azione di governo nel precedente mandato.
Nel compiere questa disamina, la prima criticità che balza agli occhi è il rapporto, che potremmo definire inesistente, tra il Tycoon e qualsivoglia politica volta a mitigare gli effetti del cambiamento climatico. Trump, infatti, dal suo quartier generale di Mar-a-lago, mentre fuori infuriava “Milton”, ha ribadito la sua volontà di incentivare l’utilizzo dei combustibili fossili. D’altro canto, all’inizio dell’altro mandato, fu sua premura: abolire le leggi sulla riduzione delle emissioni di carbonio, liberalizzare, di fatto, il fracking; senza dimenticare l’abbandono degli accordi di Parigi. Le conseguenze a livello globale di tale politica sono a dir poco ovvie e, purtroppo, i morti di Valencia non sono che un piccolo esempio.
Altro dossier caldo, sarà quello legato ai rapporti di import-export Usa-Ue. Il futuro presidente, infatti, sembra deciso a riprendere il protezionismo interrotto quattro anni fa. Non dimentichiamoci che Trump ruppe gli accordi commerciali con i paesi del Pacifico, col Canada e col Messico e, attraverso una politica di dazi crescenti, stava per farlo anche con l’Ue, non fosse stato per l’insurrezione degli agricoltori americani, in ginocchio a causa dei controdazi. Ne consegue che per l’Italia, che ha nell’export verso gli Usa il 3.2% del Pil del 2023 (Istat),  la riduzione del commercio con gli Stati Uniti, nelle già non floride condizioni odierne, avrebbe effetti catastrofici.
Queste sono soltanto due delle questioni che l’amministrazione Trump dovrà affrontare, forse neanche le più importanti, ma sicuramente saranno di grande impatto sul quotidiano di tutti gli italiani.
  
Eugenio Pucci
studente della facoltà di fisica dell'università di Pisa

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