La situa - dibattiti universitari

La persona del 2024 per i nostri studenti universitari

Abbiamo chiesto agli studenti universitari chi è stata la persona dell'anno nel 2024. E chi potrebbe esserla nel 2025. Letture

Se siete studenti universitari potete scrivere, in 2.000 battute, a [email protected]. Le miglio risposte verranno pubblicate qui e sul sito del Foglio

   


    
 
Nella società odierna, si parla veramente tanto di violenza di genere, spesso male, spesso troppo, ma a prescindere dalla quantità di parole che cerchiamo di utilizzare per smuovere le coscienze delle persone che ci circondano, evidentemente non se ne parla ancora abbastanza. La mia persona dell’anno è quindi una donna, una donna come tante, una donna che avrebbe potuto essere qualsiasi altra, perché di fronte alla cultura del possesso che sfocia oltre il limite della violenza con una crudeltà inimmaginabile, non ci sono né nomi, né volti, né età. Ci sono gli uomini e ci sono le donne. Ci sono uomini che sanno abusare di un corpo privo di ogni capacità di scelta, di ogni possibilità di astensione, di ogni dignità personale, senza alcun rimorso. Uomini che ricoprono grandi ruoli nella società durante il giorno, e si trasformano in lupi cattivi la notte. Ma di fronte ad una delle storie di violenza di genere più cruenta e impattante di questo 2024, c’è la storia di una donna. Con estrema facilità è stato implementato nell’animo di ogni donna un senso di colpa, di inadeguatezza, di esibizionismo, di vergogna. Ci hanno cresciute così, con il bisogno di astenerci da costumi che potessero in qualche modo stimolare la malizia degli uomini. Ci è stato consigliato di non tornare la sera tardi da sole, perché lì si cela il pericolo. Nonostante abbiano provato a convincerci che il pericolo si trovi al di fuori, in realtà molto spesso, il pericolo si cela tra le mura di casa nostra, a nostra insaputa, dietro una maschera che nasconde l’impeto del maschilismo violento. Ma forse uno dei principi più salienti, che realmente delinea le caratteristiche di quella che potremmo definire persona dell’anno, è proprio il coraggio. Il coraggio di una donna che è riuscita ad accantonare il proprio dolore e il proprio trauma, per dare voce e forma a qualcosa di molto più ampio. Una donna che ha prediletto il grido d’aiuto di tutte le vittime, rispetto alla propria riservatezza. Perché se c’è una cosa che Gisèle Pelicot ci ha insegnato, se c’è un’eredità che con la voce spezzata ha deciso di lasciarci, è il cambio di prospettiva. Non sono le donne a dover provare vergogna. Ma sono gli uomini che tramutano il possesso in violenza, che giustificano la ferocia con l’istinto e che condannano il sesso opposto a vivere nel terrore. Io credo fermamente nell’emancipazione del nostro ruolo, con dignità, coraggio, voglia di cambiamento. Credo nelle donne, nella loro rabbia e nel contributo che ogni giorno apportano alla società. Sì, per me è Gisèle Pelicot la persona dell’anno, perché ancora una volta ci ha insegnato come sono le vittime nella maggior parte dei casi, ad alzarsi in piedi e a cambiare la storia.

Alessandra Pangallo
Università di Firenze
    


  

Rispondendo alla vostra domanda, scelgo come persona dell’anno Giorgia Meloni. La sua figura rappresenta un momento storico cruciale per l’Italia e non solo. Giorgia Meloni è la prima donna a ricoprire la carica di Presidente del Consiglio in Italia, un traguardo simbolico che rompe barriere di genere in una società ancora percorsa da disuguaglianze. Questo risultato non è solo personale, ma riflette un cambiamento profondo nell’approccio delle istituzioni e della politica italiana. Meloni ha saputo costruire una carriera partendo da una realtà di militanza politica, affrontando spesso critiche aspre e pregiudizi, ma mantenendo coerenza ideologica e determinazione. A livello internazionale, Meloni si è trovata a gestire sfide straordinarie, come la crisi energetica, l’inflazione galoppante e le tensioni geopolitiche legate al conflitto in Ucraina. Ha lavorato per difendere gli interessi italiani in Europa, cercando un equilibrio tra pragmatismo e difesa della sovranità nazionale. La sua leadership, pur divisiva, è stata incisiva e ha portato l’Italia al centro di discussioni strategiche in seno all’Unione Europea. Inoltre, Meloni è riuscita a rafforzare il consenso interno, dimostrando di essere non solo un’abile stratega politica ma anche una figura capace di consolidare una coalizione che in passato si era dimostrata fragile. La sua capacità di comunicare, di parlare alla “pancia” del paese ma anche di mostrarsi ferma su questioni cruciali, ha attirato un’ampia fetta dell’elettorato. La sua ascesa al potere rappresenta, per molti, un simbolo di rivincita e di cambiamento. Al di là delle opinioni politiche, è innegabile che Giorgia Meloni abbia avuto un impatto significativo nel 2023, tanto da meritare il titolo di persona dell’anno.

Domenico Aleksandr
22 anni dall’Università della Calabria 
   


  

La chiamano l’”Iron Lady” estone, decisa, impavida, coraggiosa, ricercata dal Cremlino ma dal sorriso accogliente, pronto ad affrontare le sfide che hanno segnato la sua presidenza in Estonia da Prima Ministra ed ora come nuova Alta Rappresentante dell’Unione Europea per gli Affari Esteri e la politica di sicurezza, sostituendo il catalano Josep Borrell.
Proprio per queste sue caratteristiche e per la sua straordinaria determinazione, Kaja Kallas,risulta essere, a mio parere, la persona dell’anno. Non sempre le relazioni internazionali hanno potuto vantare di tanta mitezza, accompagnata da una tale rettitudine d’animo che Kallas ha incarnato perfettamente, soprattutto a partire dall’invasione russa dell’Ucraina il 24 febbraio 2022. Sebbene inizialmente la risposta a tale barbarie sia stata una condanna unanime a livello comunitario, il tempo e la viperina propaganda russa hanno fiaccato sia l’opinione pubblica che gli esecutivi di alcuni Paesi occidentali. Sotto la guida di Kaja Kallas, invece, Tallinn ha rappresentato l’inamovibile resilienza nel supporto alla causa ucraina, forse perché più vicina allo scenario di guerra, forse perché gli estoni stessi hanno potuto sperimentare cosa fosse il sanguinoso giogo russo-sovietico. Inoltre, l’Estonia, durante il suo mandato da Prima Ministra, non solo è stata tra le principali promotrici dei pacchetti sanzionatori contro la Russia di Putin e di aiuti militari a Kyiv, ma ha anche raggiunto la spesa del 3% del PIL in difesa, superando la soglia del 2%, richiesta in sede atlantica, che invece pare essere un costante “dilemma della tartaruga” per l’Italia ed altri attori europei.
Nell’aprile 2023, come era successo per il Presidente ucraino Zelenskyy, Mosca ha inserito Kaja Kallas tra le persone ricercate, trovando però nella stessa leader estone una postura decisa nel continuare sulla stessa linea di contrasto alle politiche imperialistiche del Cremlino. Successivamente, dopo le elezioni europee del giugno 2024, in occasione del ricambio delle più alte cariche dell’Unione, Kallas è subito emersa tra le figure maggiormente indicate nel dirigere gli affari esteri dell’UE, venendo poi confermata in tale ruolo a dicembre scorso, nell’ultima plenaria dell’anno a Strasburgo, assieme alla nuova Commissione a guida Ursula Von der Leyen. L’elezione dell’ex Prima Ministra estone a capo della “macchina” diplomatica europea, difatti, indica una vera e speranzosa svolta dell’Unione Europea; mentre il futuro della NATO, con l’elezione di Donald Trump negli USA, appare sfortunatamente più incerto che mai, l’incarico assegnato a Kaja Kallas funge da garante per le nostre istituzioni europee e per il futuro dell’Unione stessa. Stato di diritto, libertà, democrazia e deterrenza sono le quattro direttive sulle quali Kallas dirigerà la diplomazia comunitaria, avvisando così le autocrazie alle porte di casa che finalmente a Bruxelles c’è una nuova top ”diplomat”, pronta ad essere “undiplomatic” pur di difendere i nostri valori occidentali.

Francesco Trevisan
Studente universitario magistrale presso l’Università degli Studi di Firenze in Relazioni