L'oboe nella giungla

Mariarosa Mancuso
La serie sulla vita pecoreccia dei musicisti classici, perfetta per conoscere retroscena piccanti

    Bentornato Malcolm McDowell, teppista armato di scultura fallica in “Arancia meccanica”, uno dei due Stanley Kubrick poco amati dai romanzieri che avevano fornito l’idea: Anthony Burgess non voleva sentir nominare il film, l’altro che gli porta rancore è Stephen King per “Shining”. Lo vedremo al cinema dal 22 luglio in “Il fidanzato di mia sorella” di Tom Vaughan, commedia romantica con almeno una scena di culto immediato. Salma Hayek imita una serie di mugolii orgasmici – roba da maschi, stavolta – che finirà nelle antologie assieme a Meg Ryan (“Voglio anch’io quel che ha ordinato la signora”). L’attore che durante la “cura Ludovico” ebbe un serio guaio alle cornee – il regista non era mai soddisfatto della scena con le pinze alle palpebre – fa il padre puttaniere di Pierce Brosnan.

     

    “Ludovico van” (nessuna parentela con la cura antiviolenza) era il nomignolo usato dal teppista per riferirsi a Ludwig van Beethoven, suo compositore prediletto. Nella serie “Mozart in the Jungle” – in onda su Sky Atlantic dal 14 luglio – Malcolm McDowell sta sul podio a dirigere l’orchestra. Nessuna parentela con Michael Caine in “The Youth” di Paolo Sorrentino: il nostro non fa scrocchiare la carta delle caramelle (provvedono i maleducati in platea), e arrivato al suo ultimo spettacolo coltiva un odio profondo per il giovane direttore che lo sostituirà. Entra Gael Garcia Bernal, vestito con una giacca beatlesiana da Sgt. Pepper e qualche idea su come acchiappare nuovo pubblico: un concerto da eseguirsi al buio (“e perché non ‘porta un cucciolo al concerto’?”, sputa veleno il quasi pensionato). Nella finzione si chiama Rodrigo De Souza, i melomani garantiscono una somiglianza con il direttore d’orchestra venezuelano Gustavo Dudamel. Durante le audizioni corteggia le assistenti, sicuramente in camerino ha l’equivalente di quel che a Hollywood era noto come “casting couch”: il divanetto su cui facevano tappa le aspiranti attrici, per un supplemento d’indagine prima della scrittura. Se pensate che i camerini e le regole d’ingaggio dei musicisti classici funzionino con regole diverse, meglio stare alla larga. “Mozart in the Jungle” viene dal memoir di Blair Tindall, oboista americana che ha scelto come sottotitolo “Sex, Drugs and classical Music” (Grove Press). Organizzato in tre movimenti, ha capitoli intitolati “L’opera da tre soldi” o “La sagra della primavera”. Per accordare gli strumenti, riporta un brano di una lettera indirizzata all’arciduca Ferdinando. L’anno è il 1771, si discute sull’arruolamento a corte un giovane musicista di Salisburgo, la mamma non approva: “Non so dove lo vuoi sistemare, non abbiamo bisogno di un compositore, se ne va in giro come un mendicante, e non bastasse ha una famiglia numerosa”. Il musicista sotto esame era Mozart. I suonatori di “Mozart in the Jungle” sono più promiscui, anche loro in cerca di ingaggio come qualsiasi ballerino o attore uscito dalla Julliard. “Fai l’attore? E in che bar servi ai tavoli?” – la battuta che circola tra i disoccupati dello spettacolo di Los Angeles, ma loro preferiscono dichiararsi “tra due lavori” – vale anche per i musicisti classici a New York. Lo scopriamo nel primo episodio, che in una scena alla “Sex and the City” mostra gli stili scoperecci dei violinisti, dei percussionisti e dei pianisti jazz (come li potete immaginare). La serie è prodotta da Amazon, già vincitrice di un Golden Globe per la serie “Transparent”, genitore bruttarello con figli grandi che smania per indossare abiti da donna. Tra gli sceneggiatori, Roman Coppola – figlio di Francis e fratello di Sofia – e Alex Schwartzman, anche lui imparentato con la famigliona Coppola, oltre che con la famiglia cinematografica di Wes Anderson. Regista del primo episodio, Paul Weitz di “American Pie”. Ottimo per i retroscena piccanti, a tratti scarso di ritmo, sbadato quando accoppia alla musica i fuochi d’artificio. Una scena kitsch in libera uscita da “Fantasia” di Walt Disney.