E adesso ridi!
Chuck Lorre dice di non aver mai aggiunto risate alle sue sit-com: quelle che lo spettatore ascolta sono originali, registrate in studio mentre gli attori recitano. Vale per “Dharma e Greg” (una fanciulla New Age e il figlio di un militare, sposi frettolosi); per “The Big Bang Theory” (scienziati geniali quanto nerd); per “Mike & Molly” (grassoni innamorati, si sono incontrati al gruppo dei Mangiatori Anonimi). Vale anche per “Mom”, la serie comica scritta con Eddie Gorodetsky e Gemma Baker: le nuove puntate sono in onda su Joy dal 24 settembre. Se uno non ama le risate posticce può stare tranquillo. Si fabbricavano con apposite macchine – celebre la Laff Box brevettata da Charles Douglass, un signore che passò la vita ad aggiungere risatine e sghignazzi alle classiche sit-com (da “situation comedy”: nacquero in radio, quindi abbisognano di pochi ambienti e puntano sui personaggi che fanno battute). Erano utili perché risata chiama risata, e perché il pubblico in studio è difficile da governare: o ride troppo, o ride troppo poco, o ride sbagliato, o non ride affatto perché ha già sentito la battuta nella ripresa precedente, scartata perché qualcuno si è messo le dita nel naso o un attore ha sbagliato la replica, o non era nella posizione giusta. Ora i gusti son cambiati, le tecniche sono migliorate, si può fare ogni cosa lavorando con le risate “fresche” del pubblico che assiste alla registrazione. Son scomparse le risate finte – magari di gente morta da tempo, come qualcuno ha fatto notare con un certo raccapriccio. Non è scomparsa – da “The Big Bang Theory” e neppure da “Mom” – la “laugh track”: la risata pilota che sottolinea le gag. E che dà il tempo di ridere senza sovrapporsi alla battuta successiva: in “A qualcuno piace caldo”, per staccare una battuta dall’altra, Billy Wilder aveva dato a Jack Lemmon (vestito da ballerina di tango) un bel paio di nacchere. A questo servivano le risate registrate di “Drive In”: non sono un ricordo della vecchia tv, è un problema di ritmo che la modernità e la postmodernità non hanno ancora risolto.
“Metti più burro e sale, basta che vivano fino al conto” (risata). La battuta è dello chef, bizzarro come lo sono i cuochi delle sit-com (gli altri non li frequentiamo, ma da come scrivono i menù tanto a posto non devono essere). Questo di “Mom” è isterico, il nero che cucina alla mensa di “South Park” parla solo di femmine ed è prodigo di consigli sconci ai ragazzini. Serve ai tavoli Anna Faris, biondina in lacrime: nella sitcom si chiama Christy. Ha un sacco di guai, due figli, voleva fare la psicologa e invece deve cantare Happy Birthday ai clienti che compiono gli anni. Urge un gruppo di supporto, perché oltre a tutto il resto ha un problema con l’alcool e la droga.
“Non sei un po’ grande per dare tutte le colpe a tua madre?” (risata). Contravvenendo a tutte le regole degli Alcolisti Anonimi (guai a contraddire qualcuno) e contravvenendo a una regola ancora più fondamentale (madre e figlia non dovrebbero frequentare lo stesso gruppo di supporto) è la madre di Christy a parlare. Una che cucinava anfetamine invece della cena per la figlia, e leccava briciole di cocaina dalla moquette. “Non è un difetto la parsimonia”, dice a sua discolpa. Ora si è ripulita, fa ginnastica, ha aderito a un club del libro, ma i rapporti con la figlia (faticosamente sobria da 118 giorni) non sono affatto migliorati.


Il Foglio sportivo - in corpore sano
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