Dietrologie da serie tv

Mariarosa Mancuso

Da “The Walking Dead” a “Shining”, i complottisti non lasciano in pace neanche la povera Jessica Fletcher

Il film prediletto dai dietrologi – dai complottisti, da chi crede di guardare dietro le apparenze e osserva la punta del proprio dito, da chi sempre ripete “non ce la raccontano giusta”, o “il governo ha insabbiato tutto” – è “Shining” di Stanley Kubrick. Fa da piccola enciclopedia delirante il documentario “Room 237” di Rodney Ascher, anno 2012. Nove diverse teorie complottistiche, ognuna tesa a svelare significati nascosti nelle scene del film. L’ipotesi che fosse solo un horror tratto da un romanzo di Stephen King – né il ghiotto pettegolezzo secondo cui lo scrittore non era contento del risultato – non interessavano a nessuno.

 

Chi sostiene che “Shining” illustri il genocidio dei pellerossa, chi sostiene che illustri lo sterminio degli ebrei. Altri invece son convinti – dando per scontato che gli americani non siano mai andati sulla luna – che si tratti di una confessione. “Ho girato io i finti filmati che tutti credono veri”, suggerisce molto tra le righe Stanley Kubrick (la stanza 237 allude alla distanza tra la terra e la luna.) Il più folle accosta il labirinto al Minotauro (che bello sarebbe metterli tutti in una stanza, a sfinirsi per difendere le rispettive teorie).

 

Anche le serie tv hanno le loro dietrologie. Ne fa un elenco il sito Flaworwire, con un certo distacco (ma stando bene attenti riusciamo a sentire il rumore dei clic auspicati). “Willy il principe di Bel Air” – la serie che negli anni 90 e per sei stagioni rese famoso Will Smith – sarebbe in realtà la cronaca della sua vita nell’Aldilà. La bella casa funge da paradiso, gli zii sono gli angeli guardiani. Siccome non c’è teoria, per quanto delirante, in cui tutti i tasselli non vadano a posto, se uno è abbastanza cocciuto, il taxi che vediamo nei titoli di testa sarebbe guidato da Dio.

 

“The Walking Dead” sarebbe “Toy Story”, secondo un altro teorico del nulla: c’è uno sceriffo nella serie e uno nel film, dovrebbe bastare. Secondo un’altra teoria – questa riportata sul sito Mentalfloss – esiste invece un segreto collegamento tra la serie dei vampiri e “Breaking Bad”. Il professore che fabbrica Blue Crystal Meth per lasciare di che vivere alla moglie e ai figli (gli hanno diagnosticato un cancro) sarebbe il prequel. La droga si è diffusa nel mondo, chi la assume in quantità non muore ma risorge come zombie. Pezze d’appoggio, una lunga lista di “Breaking Bad References” (francamente, non convincentissime).

 

I dietrologi non lasciano in pace neppure una serie innocente – e parecchio soporifera – come “La signora in giallo”. Jessica Fletcher scrive romanzi gialli e risolve delitti, potrebbe finire qui. Niente affatto: i complottisti vedono un’assassina seriale che con mossa geniale si finge scrittrice e detective per depistare gli investigatori. Come spiegare che in un villaggetto nel Maine – 3.500 abitanti – nel corso della serie si contino trecento morti ammazzati? Solo un serial killer potrebbe farcela.

 

Molestie anche verso “Gli antenati” e “I pronipoti”, sit-com animate in onda negli anni 60 sulla Abc. Una famiglia vive nel passato, l’altra nel futuro. I dietrologi sostengono che le famiglie sono in realtà contemporanee: la prima appartiene a un popolo devastato da una catastrofe nucleare, tornato all’età della pietra. Solo così si spiega l’ostinazione dei cavernicoli a riprodurre in tutto e per tutto una casa – e una famiglia – americana di mezzo secolo fa. Hanno il mobile bar e il giradischi – per puntina il becco di un uccello. Hanno i bidoni per la spazzatura, e l’automobile con le ruote di pietra. Rifanno il mondo che conoscevano.

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