Donne e donne sulle reti tv americane
Scottati dal #MeToo, i network televisivi Usa puntano su protagoniste femminili e trame così così
Se le rose fioriranno si saprà il mese prossimo, quando a New York i network televisivi americani sveleranno i palinsesti della stagione autunnale agli investitori pubblicitari, rispettando il calendario tradizionale (le piattaforme streaming hanno ritmi diversi, contano sugli abbonati e cercano di scongiurare la profezia di sventura: su Flavorwire, qualche giorno fa, il tradizionale “Quanto manca allo scoppio della bolla?” commentava il varo di Criterion, la piattaforma per cinefili).
Sembra che la campagna #MeToo abbia fatto il suo effetto, nessuna delle tv generaliste vuole restare indietro. Nei pilot – i primi episodi di una serie, dati in visione ai network che decideranno se produrre o no la stagione – si portano le donne protagoniste, meglio se potenti e indipendenti e determinate. Per niente somiglianti alle “Casalinghe disperate”, che pure ebbe il suo bel successo di pubblico e di critica.
Su Entertainment Weekly leggiamo che la CBS sta in prima linea, c’è da far dimenticare Leslie Moonves, ex ceo accusato di molestie. Proclamatrici di repubbliche indipendenti in una cittadina del New Hampshire, responsabili della comunicazione per la NSA, capi della polizia di Los Angeles, investigatrici private, titolari di officine meccaniche in tuta rosa. Son questi i mestieri che toccano alle donne, distribuiti tra i vari network. Altrettante ditte televisive che magari per molestie non hanno licenziato nessuno, varando però codici di comportamento che finiranno per vietare le chiacchiere alla macchinetta del caffè o al distributore dell’acqua (diceva Jonathan Switft che le fissazioni non vengono mai sole, chi ne coltiva una è molto propenso a fare il bis e pure il tris).
Donne, e multiculturalismo. “Bob Loves Abishola” racconta un infartuato che si innamora dell’infermiera. “L’imperatore di Malibu” racconta un miliardario cinese che sposa un’americana. Non granché, come trame. Si punta sulle differenze etniche per speziare la sceneggiatura. Il film “Crazy Rich Asian” negli Stati Uniti è andato benissimo – non come in Italia che è uscito a Ferragosto cancellando gli asiatici dal titolo. Nel ricco piatto orientale, dopo il grande successo di “Fresh of the Boat”, la ABC ha in cantiere una serie, ancora senza titolo, su una ragazza cinese in rotta con la famiglia vecchio stile. Origini diverse e trama fotocopia per la serie comica, anche questa ancora senza titolo: una ragazza va a vivere con il padre indiano appena divorziato.
Se non son donne, donne e ancora donne, la stagione autunnale della tv americana generalista propone vecchie serie ammodernate, nella speranza che ripetano il successo dei tempi andati. “New York Undercover” era una serie targata Fox, le star di allora sono state richiamate in servizio. La nuova “NYPD Blue” – un seguito, in realtà – tenta la stessa mossa, per gratificare il pubblico invecchiato come Diane e John. “Lincoln” – dal nome del detective titolare, maschio e tetraplegico – è una serie tratta da “Il collezionista di ossa” di Jeffrey Deaver. Si torna alle fanciulle con “Evil”, altro pilot targato CBS: una psicologa fa coppia con un prete per studiare le forze del male e le possessioni demoniache. Se non son diavoli con il codino e lo zoccolo, saranno demoni interiori.
La intenzioni sono buone, ma non basterà a colmare il ritardo. Fuori dalla tv generalista, abbiamo Daenerys Targaryen, forse in procinto di sedersi, circondata dai suoi dragoni, sul Trono di Spade. Nessun’altra eroina può competere, per fascino, caparbietà e ambizione.