Rapido passaggio di Grillo: dalla post verità alla post credibilità
Chi ha scritto a Claudio Cerasa il 22 novembre 2016
Al direttore - Quindi se abortiscono la riforma costituzionale basta una preghierina?
Giuseppe De Filippi
Al direttore - Ho sentito Beppe Grillo dire: “Con questo voto, se avessi 20 anni non so come reagirei. Siamo oltre Pinochet perché qui la dittatura si nasconde”. Più che oltre Pinochet, non siamo oltre il limite della decenza?
Marco Martini
“Con un colpo di stato militare, Pinochet si autonominò presidente e, durante la sua dittatura militare, venne attuata una forte repressione dell’opposizione, ritenuta da alcuni un vero sterminio di massa, con l’uccisione di un numero tra 1.200 e 3.200 oppositori, tra 80.000 e 600.000 internati, esiliati o arrestati in maniera arbitraria e tra 30.000 e 130.000 torturati e vittime di violenza. La Commissione Rettig e altre commissioni, istituite dopo la dittatura, contarono ufficialmente 3.508 morti – 2.298 assassinati o giustiziati, 1.210 sparizioni forzate – oltre a 28.259 vittime di tortura e prigionieri politici, nei circa 17 anni di potere di Pinochet, ma in particolare durante il primo decennio. Taluni autori hanno aumentato il numero delle vittime a 17.000 (15.000 morti e 2.000 scomparsi), altri di più ma la questione è ancora aperta”. Non si pretende che Beppe Grillo conosca la storia e Luigi Di Maio la geografia. Si pretende che quantomeno, prima di farci rimpiangere con il linguaggio della post credibilità l’epoca della post verità, i nostri eroi a cinque stelle si facciano un giro su Wikipedia per capire le cazzate che dicono.
Al direttore - Hanno sbagliato sulla Brexit. Hanno sbagliato su Trump. Hanno sbagliato su Juppé. Hanno sbagliato su Sanders. Hanno sbagliato alle europee del 2014. Ma non pensa che i sondaggi sbaglieranno anche questa volta, sul referendum?
Luca Taddei
Ho l’impressione che siano sempre sovrastimati i numeri relativi ai giovani che vanno alle urne. Per la Brexit e per le europee è andata così: il voto dei giovani è stato prevedibile (la maggioranza di coloro che sono andati a votare ha scelto il Remain e il Movimento 5 stelle) ma l’afflusso dei giovani è stato meno del previsto in entrambi i casi. Potrebbe andare così anche il 4 dicembre.
Al direttore - Come mai secondo lei Enrico Letta, pur essendo un anti renziano accanito, ha detto Sì al referendum costituzionale? Che partita sta giocando? Punta a fare il premier dopo Renzi? Grazie.
Giovanni Marconi
La farei più facile. Enrico Letta ha commesso molti errori e questo giornale non ha mai smesso di farlo notare. Ma su questa partita l’ex presidente del Consiglio ha dato una lezione all’opposizione del Pd: le riforme importanti si giudicano in base al merito e non in base alla simpatia di chi le propone.
Al direttore - Santoro e Lerner votano Sì proprio come me! Mi viene voglia di emigrare se vinciamo!
Massimo Capaocciola
Al direttore - Ho visto i sondaggi. I sostenitori del Sì per vincere possono solo sperare in un appello di Roberto Saviano. A favore del No.
Vincenzo Clemeno
Al direttore - Vincesse il No la maggiore responsabilità andrebbe attribuita al Cav. Non ai costituzionalisti che la riforma volevano scriverla loro, non alla scombinata compagnia formata da grillini, lepenisti e populisti, sinistra Pd, Brunetta e pasionarie forziste. Al Cav. che non ascolta i suoi elettori moderati, i disinteressati Confalonieri e Letta, forse anche i suoi figli, che usa e getta Parisi.
Lorenzo Lodigiani
Al direttore - “Resto aperto a considerare quali idee il nuovo presidente Trump propone, e quando e come può concretarsi un lavoro comune. […] Se il nuovo presidente fa sul serio nel perseguire politiche di sostegno alle famiglie dei lavoratori, gli offrirò delle opportunità molto concrete di avere il mio sostegno’’. Così Bernie Sanders sul New York Times. Alla faccia di quanti in Italia sostengono che, se candidato, Sanders avrebbe battuto Trump. Si conferma anche Oltreoceano ciò che in Europa sappiamo da un pezzo. E cioè che il populismo antiglobalizzazione è un fenomeno che attraversa la destra e la sinistra: da Podemos a Marine Le Pen, alla Lega di Matteo Salvini; passando naturalmente per il M5s.
Giuliano Cazzola