Il Ppe, il Pse e Prodi contro l'incoerenza dei furbetti del quesitino. Lettere al direttore

Al direttore - Ok, ora altri 101 voti e il Sì vince.

Giuseppe De Filippi

Al direttore - Ugo Tognazzi amava raccontare questa barzelletta. Una vecchina telefona alla polizia perché nella casa di fronte c’è un uomo che fa ginnastica nudo, offendendo così il comune senso del pudore. L’agente si fa spiegare bene la scena e conclude: “Non ci vedo nulla di male. L’uomo è coperto dal davanzale della finestra, e si scorge solo il suo torace”. “E’ vero – replica la vecchina – ma provi lei ad arrampicarsi sull’armadio”. Una vecchina che il 4 dicembre ha votato No forse si accontenterebbe di vedere Renzi solo in mutande.

Michele Magno

Al direttore - Wolfgang Schäuble ha detto Sì alla riforma costituzionale. In un paese normale, cosa che l’Italia non è, un centrodestra razionale dovrebbe riflettere sul fatto che il più grande e solido partito di centrodestra europeo, quello tedesco, dice Sì alla riforma costituzionale portata avanti da un leader di sinistra come Renzi. Invece il centrodestra italiano sta utilizzando le parole di Schäuble per dimostrare che votare No è cosa buona e giusta. Mi sembrano tutti matti.

Luca Taddei

Il centrosinistra italiano e il centrodestra europeo da anni dicono di voler applicare nel nostro paese il modello del Pse e il modello del Ppe. La frase di rito la conoscete tutti: per avere un bipolarismo moderno bisogna ispirarsi al pur precario bipolarismo europeo. La riforma costituzionale, però, ha fatto saltare anche questo assioma e il risultato è più o meno questo: in Europa sia il Ppe sia il Pse sostengono la riforma costituzionale di Renzi, riconoscendo la trasversalità della riforma sulla quale si andrà a votare domenica prossima. La pensa così il più duro dei mastini del partito popolare europeo, Wolfgang Schäuble, ministro delle Finanze tedesco, e la pensa così anche l’uomo che il Ppe ha scelto per guidare la grande coalizione europea, Jean-Claude Juncker, e la pensa così anche Manfred Weber, capogruppo del Ppe, che ha conversato all’inizio di questa settimana sul Foglio con il nostro David Carretta. La pensa così anche tutta la classe dirigente del Pse, che si è espressa sul referendum attraverso la voce di Martin Schulz, presidente del Parlamento europeo. In Europa c’è unanimità tra centrodestra e centrosinistra sulla riforma costituzionale con un’unica eccezione: il centrodestra e il centrosinistra italiani. Forza Italia (e lo stesso vale per Stefano Parisi) si ispira al Ppe ma in Italia si muove al contrario del Ppe. La sinistra del Pd si ispira al Pse ma in Italia si muove al contrario delle indicazioni del Pse (e bene ha fatto ieri Romano Prodi a smarcarsi dai furbetti del quesitino ufficializzando il suo Sì al referendum costituzionale). Tutto questo per dire che ci possono essere mille motivazioni politiche per votare contro la riforma costituzionale di Renzi ma il centrodestra che dice no ispirandosi a un Ppe che dice Sì e il centrosinistra che dice No ispirandosi a un Pse che dice Sì domenica dovrebbero quantomeno confrontarsi con una formidabile massima di Jonathan Safran Foer: essere coerenti non è obbligatorio, ma confrontarsi con il problema sì.

Al direttore - In riferimento alla notizia riportata nell’articolo “Email intasate, buche per strada, ma Virginia esattamente che fai?” pubblicato in data 30.11.2016 sul quotidiano Il Foglio ed. Nazionale, si precisa che non risponde al vero l’affermazione che “la Multiservizi dell’AMA non paga più gli stipendi”. La Roma Multiservizi Spa, società controllata da Ama Spa, adempie con regolarità e puntualità al pagamento degli stipendi dei propri dipendenti e tale affermazione può ingenerare immotivate preoccupazioni negli oltre 4.000 dipendenti, oltre che danneggiare l’immagine dell’azienda. Chiedo che alla precisazione venga data idonea visibilità. Cordiali saluti.

Daniele Fantacci, responsabile Internal auditing e affari legali di Roma Multiservizi Spa