I non eletti dal popolo. Smack and good luck per Lo Prete al Tg1
Al direttore - Grazie a te, a Giuliano, a tutti i redattori e i collaboratori, oltre che ai lettori, per 8 anni magnifici al vostro fianco. Semel fogliante, semper fogliante. Un abbraccio.
Marco Valerio Lo Prete
Un abbraccio grande a te, grazie per tutto e buon divertimento con gli amici del Tg1. Smack and good luck.
Al direttore - Questa è l’ennesima lettera non scritta dal popolo.
Giuseppe De Filippi
Al direttore - Il capo dello stato, Sergio Mattarella, il premier uscente, Matteo Renzi, e quello subentrante, Paolo Gentiloni, sono esponenti politici provenienti dalla vecchia Dc e dal partito di Francesco Rutelli, nelle cui file confluì la maggioranza degli ex dirigenti dello scudo crociato, dopo la slavina di Tangentopoli. Larga parte dell’elettorato ex dc ha votato per il partito, fondato nel 1994 da Silvio Berlusconi, Forza Italia che, nel Parlamento europeo, ha aderito al Ppe, la formazione dei cattolici impegnati in politica.Un ex dirigente forzista è il ministro Don Angelino Alfano, Ncd, in passato segretario del movimento giovanile della Dc di Agrigento. Pur escludendo il varo di un esecutivo di “larghe intese”, i leader del Pd e della maggioranza potrebbero puntare, insistendo con Berlusconi, alle “convergenze parallele” con Forza Italia e il gruppo del discusso ma abile sen.Verdini. Si tratta di un’espressione, storicamente, attribuita ad Aldo Moro (1916-1978) che, verosimilmente, trasse origine da un discorso, pronunciato dallo statista pugliese, nell’ambito del congresso di Firenze della Democrazia cristiana, nel 1959, inerente alla politica delle alleanze. La frase di Moro si riferiva alla collaborazione del suo partito con il Psi di Pietro Nenni (1891-1980) che, dal 1956, dopo l’invasione sovietica dell’Ungheria, portò avanti una linea autonomista, distaccandosi, nettamente, dal Pci di Palmiro Togliatti (1893-1964). L’espressione “convergenze parallele” fu presente nel linguaggio politico per tutti gli anni 60, e soprattutto 70, del 1900, in primis per descrivere il processo di avvicinamento tra la Dc di Moro e il Pci di Enrico Berlinguer (1922-1984), sfociato, nel 1978, nel “compromesso storico”, accantonato dopo il sequestro e lo spietato assassinio, da parte delle Br, del presidente del partito di maggioranza relativa. Al “compromesso storico” fu dedicato un libro dal titolo “Berlinguer e il Professore”. Si scoprì che l’autore del volume, non firmato, e tra i primi romanzi fantapolitici, pubblicati in Italia, era un noto, ironico e apprezzato editorialista del Corriere della Sera, Gianfranco Piazzesi (1923-2001), amico e corregionale di Indro Montanelli (1909-2001). Toscano come Matteo Renzi e Donna Maria Elena Boschi. Cordiali saluti.
Pietro Mancini
Al direttore - Ho letto il pezzo sul Foglio di sabato dell’ottimo Capone circa le ragioni che avrebbero spinto molti giovani a votare No al referendum costituzionale, da cercarsi soprattutto nelle mancate risposte del premier ai temi della disoccupazione e del reddito. Condivido vista anche la grande dovizia di analisi e numeri a sostegno della tesi. Tuttavia a mio parere non si tiene conto di una serie di dinamiche sociali che sfuggono a qualsiasi rilevazione statistica e che finiscono per stravolgere il senso di alcuni dati. La mancanza di disponibilità da parte di molti giovani a spostarsi in aree geografiche ove si concentra maggiormente la domanda di lavoro (il caso degli insegnanti è un valido esempio in scala). L’ostinazione da parte di molti a cercare lavoro in mercati saturi, ipercongestionati o con forti barriere all’ingresso. Il rifiuto di una grande richiesta di lavoro proveniente dai settori trainanti dell’industria 4.0 (informatica, tecnologia, digitalizzazione ecc.). L’incapacità di sapersi reinventare per rivendersi in nuovi mercati, mancanza di arguzia e di senso pratico spesso figli dell’ideologia per cui i desideri sono diritti. La rete protettiva familiare-patrimoniale che incentiva la stagnazione e disinnesca ogni pulsione propulsiva e propositiva, è un paracadute sociale notevolissimo che interessa l’Italia a ogni latitudine e tramite cui viene perpetrata la logica familistica delle radici locali e dell’attaccamento retorico a un territorio disastrato, soprattutto nel Mezzogiorno. E’ vero che il governo ha fatto poco per i giovani parlando solo di pensioni, ma va detto che suo compito preminente è quello di creare la cornice istituzionale più adatta allo stimolo dell’iniziativa privata e quindi alla creazione di nuove opportunità. Questo sarebbe stato possibile anche grazie a una migliore governabilità con conseguente varo di riforme. Il fatto di non aver colto questo punto non emenda i giovani dalle loro specifiche responsabilità in materia di voto. Un saluto.
Tommaso Lovicario