Franco Roberti (foto LaPresse)

Franco Roberti risponde al Foglio e rilancia su Tempa Rossa

Al direttore - 25 anni… Dedichiamo una strada a Mani pulite. Via della Mercedes.
Frank Cimini

 

Al direttore - Ho ricevuto mandato dal Dott. Franco Roberti di richiedere in suo nome e conto la pubblicazione della seguente rettifica all’articolo pubblicato da Il Foglio del 16.01.2017 senza firma e quindi riconducibile al Direttore, pag. 1 (segue a pag. 4) dal titolo “Cosa succede quando un pm sovrappone penale e morale. Il caso Roberti”. Tale articolo contiene affermazioni false e lesive dei diritti fondamentali della personalità del Dott. Franco Roberti ed in particolare lesivi della sua reputazione personale e professionale e del diritto all’identità. Da pubblicare ai sensi dell’art. 8 L. 47/48 e successive modificazioni, nella stessa collocazione in prima pagina e con medesimo risalto e cioè in apertura di pagina. A titolo esemplificativo – e con ampia riserva nella sede giudiziaria del risarcimento dei danni subiti – si osserva che il Dott. Roberti è accusato di avere attuato un attacco politico contro l’ex ministro Guidi, dapprima criticando alcune norme del ddl concorrenza, volute dal ministro Guidi per semplificare la costituzione delle SRL, e poi scendendo in campo a sostegno dell’inchiesta della procura di Potenza che “colpisce indirettamente” lo stesso ministro Guidi. Questa, ed altre, artificiose, subdole e diffamatorie ricostruzioni si fondano su due affermazioni false:

1) La prima è che gran parte delle accuse della procura di Potenza sarebbero cadute e che i principali indagati sarebbero stati scagionati. E’ vero il contrario: le principali accuse, quelle di traffico organizzato di rifiuti, residui delle attività estrattive, hanno retto a carico dei responsabili dell’Eni (attualmente in udienza preliminare). Le accuse a carico di Gemelli (compagno della Guidi) sono state archiviate dalla Procura di Roma cui erano state trasferite a seguito di pronuncia della Cassazione. Il motivo della presenza alla conferenza stampa di Potenza del Dott. Roberti non era affatto dovuto alle accuse mosse a Gemelli (traffico di influenze), bensì a quelle molto più gravi e di competenza del Suo ufficio, legate alla devastazione ambientale prodotta dallo smaltimento illecito di rifiuti pericolosi che sarebbe riconducibile ai vertici dell’Eni . A tale segmento dell’inchiesta, considerata la Sua importanza strategica, era stato applicato anche un magistrato della D.N.A..

2) parimenti grave è La FALSA accusa che il Dott. Roberti avrebbe “scelto di far sapere al Paese le sue opinioni su una materia delicata che in teoria dovrebbe riguardare esclusivamente la sfera della politica e non la sfera giudiziaria lanciando un campanello d’allarme contro gli articoli 44 e 45 del DDL concorrenza”. Per sostenere la tesi della Sua inesistente strategia di attacco alla Guidi, si tace che il Suo giudizio su quelle norme fu espresso in audizione dinanzi alla Commissione Industria del Senato, dinanzi alla quale era stato convocato e non certo su Sua sollecitazione sulla questione del ddl concorrenza il dott. Roberti non ha mai rilasciato alcuna dichiarazione alla stampa e il suo fu mero adempimento di un obbligo! Si aggiunga che, a seguito del parere contrario della Commissione Industria del Senato, che accoglieva sia le Sue osservazioni che quelle, analoghe, della Commissione Giustizia della Camera, il Governo ritirò quelle norme che, obiettivamente, escludendo il controllo notarile e la conseguente possibilità concreta di segnalare la natura sospetta di certi atti societari, indebolivano il sistema antiriciclaggio. così allargando il rischio di infiltrazioni mafiose nell’economia legale. Con ogni riserva di legge anche in merito al puntuale rispetto delle norme in tema di pubblicazione delle rettifiche, porgo i miei saluti.
Avv. Prof. Francesco Barra Caracciolo di Basciano

 

Riceviamo, registriamo, non concordiamo, ma volentieri pubblichiamo e altrettanto volentieri rilanciamo. Caro Roberti, la sua linea è chiara, e la rispettiamo, ma ci saremmo aspettati una sua ulteriore precisazione su quello che era il cuore del nostro articolo. La domanda finale. Gliela riproponiamo: “Può definirsi sano un sistema come il nostro in cui i magistrati mettono in campo non solo le proprie tesi processuali ma anche la propria visione del paese? E infine: può definirsi sano un sistema giudiziario come il nostro in cui i magistrati non fanno nulla per non confondere il codice penale con il codice morale?”.  Se il dottor Roberti ne vorrà parlare con noi, siamo qui. Grazie.

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