Ruby. La procura è la stessa della moratoria Expo e dei fascicoli scomparsi. E' l'obbligatorietà, bellezza
Al direttore - Ruby quater. Il processo per un pelo di quella lana è senza fine. La procura è la stessa della moratoria Expo e del fascicolo scomparso sulla Sea. E’ l’obbligatorietà dell’esercizio dell’azione penale, bellezza.
Frank Cimini
Al direttore - Dopo che il Real Madrid – la squadra calcistica della capitale del regno di Spagna! – ha deciso di togliere dal proprio stemma la croce, per non offendere lo sponsor, le autorità calcistiche sono decise a emanare una circolare a tutti i giocatori perché evitino d’incrociarsi in area o a centrocampo, di tentare qualsivoglia tiro cross soprattutto se indirizzato all’incrocio dei pali. Inoltre, pare altrettanto sicuro che il capitano del Real, Cristiano Ronaldo, da domani dovrà essere chiamato semplicemente Coso e comunque senza riferimenti riscontrabili sui Santi del calendario. Sempre per non offendere.
Valerio Gironi
Al direttore - Se c’è una cosa che non è morta, dopo la sentenza della Corte, è l’Italicum. E non solo perché, nonostante le modifiche che la sentenza apporta, la Corte afferma, esplicitamente, che esso è legge esistente, “immediatamente applicabile” e con cui si può votare. Ma per qualcosa di più sostanziale. La Corte non legittima il punto forte della discussione dopo il 4 dicembre: la possibilità che, a cuor leggero, si possa tornare a una legge elettorale proporzionale. Cioè l’opposto dell’Italicum. E semmai dà ragione a Renzi: il Mattarellum essendo il sistema meno lontano dall’Italicum, perché mantiene un filo di maggioritario e non è proporzionale puro, è la soluzione, applicabile subito, meno lontana dallo spirito della sentenza. Chi non vuole votare subito non solo non ha alibi. Ma deve dichiarare un proposito che non è nella sentenza della Corte: arrivare a una legge elettorale veramente opposta alla sentenza, una legge proporzionale pura. La sentenza, checché ne dica la sinistra esterna e interna del Pd, riabilita e legittima l’essenza dell’Italicum: la legge elettorale necessaria all’Italia è quella che disegna un sistema maggioritario e non uno proporzionale. Sui tre punti qualificanti dell’Italicum e attaccati dalle opposizioni di sinistra – ballottaggio, capilista bloccati, premio di maggioranza – la Corte ha bocciato solo il primo, il ballottaggio. E non con l’argomento che è incostituzionale in sé. Ma con l’argomento che manca “una soglia minima per consentire l’accesso al ballottaggio”. Non mi pare davvero una critica distruttiva. Se proprio vogliamo dirla tutta, la Corte non solo non demolisce il sistema elettorale maggioritario, cioè quello che mette davanti a tutto il tema della governabilità e stabilità del governo, ma ne legittima (col premio di maggioranza ammesso) pienamente gli auspici. Si dice: è solo teorico. Nessuno raggiungerà il 40 per cento. E dunque il premio non scatterà mai. Attenzione: il voto ai partiti è influenzato e condizionato dal sistema elettorale. Se la gente sa che esiste un premio di maggioranza che assicura governabilità e stabilità può comportarsi di conseguenza. Se al 40 per cento scatta il premio non è detto che, per fatalità o destino, quella soglia sia irraggiungibile. Semplicemente: chi vorrebbe o potrebbe (perché non è lontanissimo da essa già oggi) aspirare a raggiungerla deve comportarsi di conseguenza. C’è chi sostiene che solo i 5 stelle potrebbero nutrire questa ambizione. Non credo. Anzi. La ragione del premio non è favorire il voto populista o di protesta. E’ il contrario: premiare il voto per la stabilità e la governabilità. La prerogativa essenziale per aspirare a raggiungere la soglia è confezionare un’offerta politica molto più vicina a una proposta, veramente, nazionale, “repubblicana”, interclassista (come si dice), non antisistema. E in cui, soprattutto, si possa riconoscere la fetta più larga di elettorato moderato. Che resta attaccato a un’idea di evoluzione tranquilla del sistema politico. E non ama il buio, lo sfascismo e l’avventura. Io credo che l’elettorato di questo tipo sia ancora la maggioranza reale nei principali paesi europei. Lo abbiamo visto in Spagna. E lo vedremo, speriamo, nelle elezioni in Francia e Germania. Quindi battere i populisti e raggiungere il 40 per cento si può. Occorre volerlo cambiando pelle ai partiti (non populisti). Questo problema è quello vero del Pd e di Forza Italia. Non essere strabici, come propongono le minoranze interne di entrambi. Cioè puntare a rinserrare gli elettorati tradizionali di appartenenza: la sinistra per il Pd o l’estrema destra lepenista per FI. Sarebbe la deriva. E così, certo, la soglia del premio diventerebbe utopia. Bisognerebbe, ad esempio per il Pd, fare l’opposto di ciò che dicono D’Alema e Bersani: “Virare a sinistra”. Al contrario occorrerebbe riprendere, rafforzare, consolidare e attrezzare il principale e originario proposito renziano: virare al “centro”. Nel senso di puntare a catturare, con una grande proposta di “riformismo tranquillo, competente e costruttivo”, di programma per la “crescita” dell’economia italiana e di “funzione europea dell’Italia”, l’elettorato moderato. L’avversario di questa proposta dovrebbe essere il populismo. Non un’indistinta “destra” o i moderati come sragiona la sinistra del Pd. Insomma: in fondo alla strada ambiziosa del 40 per cento, ritroviamo una vecchia conoscenza, troppo sbrigativamente derubricata e “messa in sonno” dallo stesso Renzi: il partito della Nazione. E’ quella creatura che potrebbe ambire alla soglia del premio. Altro che i 5 stelle. Sarebbe splendido, per l’Italia e il suo futuro, che anche a destra maturasse il proposito di un’offerta politica da partito della Nazione. Abbandonando ogni suggestione lepenista e antieuropea. E persino il tribolato dilemma del tripolarismo avrebbe una risposta. Parliamoci chiaro: i 5 stelle non possono essere battuti, impropriamente, con marchingegni elettorali che impediscano loro l’accesso al governo. Sarebbe inutile e controproducente. Oltre che odioso. Il vero obiettivo dovrebbe essere provocare un dilemma ai grillini: il populismo ti consente di restare forte. Ma all’opposizione. Qual è il futuro di questo movimento? Non è necessario, anche per loro, trarre le conseguenze di un sistema elettorale che contenesse, ad esempio, il premio di maggioranza? Credo che questa sia la vera preoccupazione di Grillo e compagnia: evolvere, anche loro, verso il profilo di partito della Nazione. E questo gli mette ansia, paura e li sta portando a sbattere (esempio la vicenda in Parlamento europeo). Ma questo dilemma è salutare. E auspicabile da chi non ha smesso di desiderare un’evoluzione “democratica” della competizione politica in Italia, di maturità e stabilità. Se resta il premio di maggioranza, dunque, più coraggio: mettete mano ai partiti della Nazione!
Umberto Minopoli
Condivido molto, ma a voler essere sincero, oggi, più che un grande Partito della nazione (Pdn), al massimo, vedo un meraviglioso Governo della nazione (Gdn). Sul sogno maggioritario, dopo i diciannove milioni di no del 4 dicembre, è difficile essere ottimisti. Bisognerebbe correre da soli, come disse Veltroni nel 2007, salvo poi allearsi con Di Pietro. Vedremo.
Al direttore - In relazione all’articolo di Annalisa Chirico pubblicato sul Foglio quotidiano del 24.12.2016 pag. 3 e avente per titolo “Gli sfratti del Pd del No ai danni del Pd del Sì. Storie campane” si precisa quanto segue:
a) La Fondazione Gerardo Chiaromonte ha scopi e finalità culturali e svolge le relative attività, e non ha funzione di “schermare” alcunché, né può qualificarsi “ente cassaforte”;
b) Essa non è proprietaria di “2.400 immobili e oltre 400 opere d’arte”;
c) L’immobile sito in Castellammare di Stabia al Corso Vittorio Emanuele n. 57 non è di proprietà della Fondazione, e comunque non è stato oggetto di procedimento di esecuzione coattiva per rilascio; infatti, il legale rappresentante del circolo Pd conduttore dell’immobile ha comunicato recesso spontaneo dal contratto di locazione, e solo a seguito di detto recesso, e del decorso del termine di sei mesi dallo stesso, si è provveduto alla consegna spontanea delle chiavi alla proprietà;
d) Appare dunque difficile sostenere (e credere) che in sei mesi il legale rappresentante non abbia avvisato gli iscritti e il vicesindaco;
e) Nell’immobile sito in Castellammare di Stabia al Corso Vittorio Emanuele n. 57 non c’è mai stato un comitato del No;
f) Quanto all’immobile sito in Ercolano, la Fondazione Gerardo Chiaromonte ha agito in giudizio contro il circolo di Ercolano del Pd per morosità, e ha ottenuto dal Tribunale di Napoli 9 Sezione civile ordinanza di convalida di sfratto per morosità emanata il 14.09.2015 (procedimento n.r.g. 15538/2015 del Tribunale di Napoli) poi eseguita coattivamente;
g) La Fondazione Gerardo Chiaromonte era pronta a sottoscrivere un nuovo contratto con il conduttore Circolo Pd di Ercolano purché lo stesso prendesse impegni seri circa il pagamento della morosità pregressa, il che non è avvenuto;
h) La manifestazione per il No cui ha preso parte Massimo D’Alema si è tenuta al Mav di Ercolano e non nell’immobile oggetto di sfratto.
Fondazione Gerardo Chiaromonte