Perché il catastrofismo fa male all'Italia. Una tesi sul caso della tesi

Al direttore - Bye bye continent.

Giuseppe De Filippi


  

Al direttore - Caro direttore, per capire la gravità dell’accusa che viene mossa al ministro della Funzione pubblica, Marianna Madia, di aver copiato parte della sua tesi di dottorato (circa 5 mila parole, oltre il 20 per cento del totale), può aiutare ripercorrere le tappe di una vicenda analoga avvenuta in Germania, nel marzo del 2011, dall’allora ministro della Difesa tedesco, Karl-Theodor zu Guttenberg. In quel momento, Guttenberg non è solo il potente e capace ministro della Difesa del secondo governo Merkel, è anche considerato colui che potrebbe prendere il posto della cancelliera, alla guida del partito ma anche a quella del paese. Le qualità necessarie le possiede tutte: giovane, competente, discendente di una famiglia di baroni che partecipò all’attentato (fallito) a Hitler, empatico e, soprattutto, ottimo oratore. Con la moglie, una nipote di Bismarck, forma a Berlino la Golden Couple della politica.

Gli manca, tuttavia, una cosa, anzi un titolo, quello di Doktor, che in Germania si ottiene solo con un dottorato (e non con la laurea): un titolo importante perché conferisce reputazione, autorevolezza, prestigio (peraltro, anche alla moglie, che diventa Frau Doktor). E, così, da politico già affermato Guttenberg decide di iscriversi a un dottorato all’Università di Bayreuth. Non ha molto tempo da dedicare alla sua ricerca e, pertanto, con ogni probabilità, se la farà scrivere da altri: un errore che gli costerà caro.

Nel febbraio del 2011, il professore Andreas Fischer-Lescano, scopre che la tesi contiene passaggi copiati da altre pubblicazioni senza citarne la fonte, ossia senza virgolette, e senza note che consentano di effettuare una chiara distinzione tra il lavoro originale e quello “preso a prestito”: la parte “incriminata” corrisponde a circa il quaranta per cento del totale. La reazione nel paese non si fa attendere, ed è di sdegno e condanna: dalla comunità accademica giungono oltre 23nmila lettere firmate da dottorandi, e 50 mila da docenti universitari e ricercatori con la richiesta di dimissioni. Dal mondo della politica, la prima ad esprimersi è la cancelliera Merkel: sulle prime, tenta una timida difesa (del politico e non “dell’accademico”) ma non nega l’errore commesso. Nessuno parla di “ingenuità”, “svista”, “complotto”, “ricorso ai giudici” e “danno subito”. Nel giro di pochi giorni, oltre alla revoca del titolo di Doktor, arrivano le scuse del diretto interessato e le sue dimissioni da ministro. Da quel momento, Karl-Theodor zu Guttenberg è uscito dalla scena politica e si è trasferito in America. Lo scandalo si è, così, risolto in breve tempo in un paese dove “copiare” significa essenzialmente “rubare” opportunità agli altri.

Veronica De Romanis


 

Al direttore - Ammiro il suo ottimismo, caro direttore, ma la speranza non può trovare alcuna sostanza nelle statistiche perché non significano alcunché rispetto alla fiducia dei cittadini che, per il momento è quasi a terra. Sottolineo il “quasi” perché convinto che l’Italia abbia le risorse per crescere nella crisi (quando sarà finita, ecco perché è da allucinati parlare di ripresa oggi) ed uscirne vincente. Risorse che purtroppo stanno fuggendo e fuggiranno finché non si troveranno in patria le condizioni di crescita garantite in molti paesi stranieri e che stiamo sostituendo con la fiumana di anime disperate che dovremo avere la forza di trasformare in risorsa. Altrimenti saremo annientati. Negarlo non è cosa da ottimisti.

Maurizio Guerrini 

Un’indagine del Censis pubblicata qualche giorno fa, commissionata dalla Nestlé, ha rilevato che gli italiani hanno accumulato 133 miliardi di euro di cash cautelativo dall’inizio della crisi a oggi. Quei soldi però, che costituiscono una parte importante del nostro risparmio privato, nessuno li vuole spendere perché non c’è fiducia nel futuro del paese e una delle ragioni per cui il mercato del malumore deve essere sostituito con il mercato del buonumore è anche questa: il drammaticamente corretto è una nuova forma di politicamente corretto ma concentrarsi troppo sui vizi di un paese nascondendo sempre le sue virtù è come un canuzzo che si morde la coda. Non si tratta di essere ottimisti, si tratta di essere semplicemente realisti e di guardare ogni tanto l’Italia senza inutili pregiudizi catastrofisti.

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