Il centrodestra può uscire dalla modalità Aldo Biscardi grazie al caso Trani
Al direttore - Spente a Trani anche le ultime speranze sulla manipolazione, insomma gli stronzi eravamo proprio noi.
Giuseppe De Filippi
La cosa più triste e desolante di Trani non sono le storie dei magistrati in cerca di visibilità, che provarono a convocare in procura persino Mario Draghi, ma sono i politici di centrodestra che hanno tentato di cavalcare un’indagine puramente mediatica per dimostrare l’indimostrabile: ovvero che nel 2011 il governo di centrodestra cadde non perché non aveva più la forza di andare avanti ma perché fu vittima di un complotto internazionale organizzato dalla Bce, dal presidente della Repubblica, dai mercati internazionali e dalle agenzie di rating. Riscrivere la storia cancellando la storia è già parecchio comico (Berlusconi chiese all’organizzatore del complotto, Mario Monti, di guidare il centrodestra nel 2013, cosa che Monti rifiutò, e Forza Italia votò per due anni la fiducia al governo del complotto, cosa che forse dimentica Renato Brunetta). Riscriverla utilizzando un’indagine senza capo né coda non è comico ma diventa deprimente. Il governo di centrodestra, nel 2011, cadde non per un gombloddo ma cadde semplicemente perché non si reggeva in piedi. Gli Aldo Biscardi del centrodestra dovrebbero capirlo e farsene una ragione: di altro cabaret il Parlamento non ne ha bisogno.
Al direttore - Maori Tezuka, pornostar giapponese di ottanta, dicasi, ottant’anni ha deciso di appendere le scarpette al chiodo (cosa appende un pornodivo o diva, quando lascia?) e andare in pensione. Una notizia curiosa, ma curiosa e basta. La notizia vera è che la signora ha iniziato a girare film hard alla tenera età di oltre settant’anni, dopo una vita passata nella lirica. Ogni riferimento o similitudine alla politica nostrana è una libera scelta del lettore.
Valerio Gironi
Al direttore - Nel suo articolo (il Foglio del 29 marzo u.s.), Umberto Minopoli ha efficacemente descritto il concetto di “sovversivismo” che connota il M5s e, soprattutto, la subalternità strategico-politica, ahimè, della sinistra scissionista dei vari Bersani, Emiliano, Speranza e compagni, al sovversivismo populista dei grillini. Analisi, per l’appunto, sul piano politico. Ma, per un momento, spostiamo il punto di osservazione e chiediamoci su quali ambiti e contesti dell’ordinamento istituzionale della Repubblica e della società civile si esprime oggi il preoccupante fenomeno del sovversivismo. In tal senso, si potrebbe prendere come esempio esplicativo ed euristico la regione che, per oggettivi motivi e circostanze varie, è oggi al centro dell’attenzione dell’opinione pubblica: la Puglia. Partiamo in primo luogo dal governatore che, in un patente conflitto d’interessi, raccoglie nella sua persona la figura di magistrato in aspettativa, organicamente legato all’ordinamento giudiziario, e quella del potere politico istituzionale, in qualità di capo del governo regionale. E non solo. Ricordiamoci anche la diretta esposizione politica del governatore su temi scottanti ad alta intensità di scontro di potere: dai No ai referendum sulle trivellazioni e la riforma costituzionale all’appoggio del governo regionale a tutte le spinte territoriali, conflittuali e contrappositive, della società civile alla sovranità del governo pubblico centrale e alla politica in senso lato. La vicenda della protesta di gruppi di cittadini del territorio salentino – con l’appoggio del governatore – contro l’espianto di 200 ulivi per dar corso ai lavori del gasdotto Tap, costituisce per l’appunto un esempio plastico di sovversivismo civile in oscuro connubio con i poteri istituzionali locali (regionali, provinciali e comunali), in una logica di negazione dell’interesse nazionale dell’Italia e di rifiuto di una visione industriale moderna del paese.
Alberto Bianchi