Tiziano Renzi, Andrea Agnelli, le fake intercettazioni e le verità alternative

Al direttore - Insomma, qui le vite degli altri erano proprio degli altri.

Giuseppe De Filippi

L’Italia del bar dello sport: dove le intercettazioni che non esistono diventano la prova provata di una verità alternativa, ovvero di un fatto che non c’è mai stato. Vale per la Juventus, con il caso Agnelli. Vale per la Consip, almeno così sospetta la procura di Roma, con il caso Tiziano Renzi.


Al direttore - Chi di giudici ferisce di giudici perisce… Belin.

Frank Cimini

Sarà uno spasso vero vedere oggi i campioni del garantismo uguale gargarismo arrampicarsi sugli specchi per dire (a) che a Genova i giudici sbagliano e che (b) a Roma sbagliano anche i magistrati che hanno accusato un carabiniere del Noe di aver inventato l’intercettazione che avrebbe dovuto incastrare Tiziano Renzi, il padre dell’ex presidente del Consiglio. Tutti innocenti fino a prova contraria, no? I popcorn li offriamo noi.


Al direttore - Tolkien sessant’anni dopo: dal Signore degli anelli (protagonista Frodo) al Signore degli agnelli (protagonista Berlusconi).

Michele Magno


Al direttore - A un secolo di distanza dalla Rivoluzione d’ottobre (che poi avvenne in novembre) Luciano Pellicani, sul Foglio del 7 aprile, ha rievocato da par suo nel saggio “L’anno del terrore catartico’’, gli stermini, gli stupri, le torture e le stragi perpetrate dalla Ceka su ordine di Lenin. E’ significativo notare che quelle povere vittime “borghesi’’ erano definite con epiteti (sanguisughe, vampiri e quant’altro) che, da noi, sono divenuti titoli dei best sellers sull’anticasta e l’antipolitica.

Giuliano Cazzola


Al direttore - Adesso però non stiamo lì a menarcela con la solita solfa della guerra di religione. Chiamiamola come vogliamo, ma lasciamo stare la religione, ok? Che se degli aderenti all'is massacrano dei cristiani che vanno a messa, la religione, ovvio, non c'entra una beata mazza. C'entra, caso mai, la mente malata di chi strumentalizza la religione per fini politici (ma questo vale in generale, no? O ce la siamo dimenticata la mattanza di Utoya del cristiano Breivik?); c'entrano gli immancabili interessi economici dei fabbricanti e trafficanti di armi (c’erano sempre loro anche dietro la Prima e la Seconda guerra mondiale, ma non ditelo a Hitler); c’entra la storia, le crociate innanzitutto ma anche quella orrenda pagina che si chiama colonialismo, imperdonabile colpa le cui conseguenze l’occidente cristiano sta pagando e continuerà a pagare, perché va bene la misericordia ma fino a un certo punto. E c’entrano tanti altri fattori, che le cose non sono mai o bianche o nere, c’è sempre anche il grigio. Ma di sicuro non è l’islam il problema. Ecco, fin tanto che continueremo ad anestetizzarci le menti e le coscienze con questi, e altri luoghi comuni politically correct, che nascondono la paura dietro al paravento del dialogo, non soltanto continueremo a piangere altre vittime ma, quel che è più grave, ce lo saremo, questo sì, meritato.

Luca Del Pozzo

 

Quando c’è qualcuno che, con continuità, ammazza infedeli per il semplice fatto di essere infedeli, e lo fa in nome di Dio ispirandosi ad alcuni passaggi di un testo sacro, non siamo di fronte a un lupo solitario, a un attacco isolato, a un problema legato al traffico delle armi o a una semplice forma di terrorismo senza aggettivazione. Siamo di fronte a una guerra di religione. Una guerra che nasce non per problemi legati agli accessi del liberismo, al dramma della disoccupazione, al dilagare della povertà, ma che nasce perché ci sono azioni omicide mosse da un’ideologia politica insita nello stesso islam e nel suo libro sacro. Il fondamentalismo islamico (quello devoto al Maometto della Medina) è una piccola parte del mondo islamico ma quella piccola parte ha dei numeri da urlo. Ed Husain, del Council on Foreign Relations, dice che i musulmani della Medina che vogliono imporre la sharia anche ai miscredenti sono il 3 per cento dei musulmani. E il 3 per cento dei musulmani (1,6 miliardi in giro per il mondo) coincide con 48 milioni di musulmani. Basterebbe questo per capire che c’è un problema religioso con una religione in particolare, e basterebbe un altro dato per capire che quando un religioso viene ucciso per il suo essere infedele, non ci si può limitare a dire che il terrorismo è causato dal traffico di armi. Nel 2016 il Center for Study of Global Christianity ha stimato che sono stati 500-600 milioni i cristiani che in giro per il mondo non hanno potuto professare liberamente la propria fede. Ne vogliamo parlare o vogliamo parlare di armi?

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