Distinguersi dai professionisti dello sfascio quotidiano? L'Inter e il tributo al Cav.
Al direttore - A Palermo avevano detto firme non false ma solo copiate. Ecco, se cerchi di rubargli il mestiere un comico poi si incazza.
Giuseppe De Filippi
Al direttore - Grillo ignora la Costituzione e gioca da eversore. Ma Zanda è in errore. Non è proprio il caso degli appelli ai “fronti unici” anti Grillo oggi: prima delle elezioni e con una legge proporzionale. Non c’è dubbio che siamo già in una dialettica politica bipolare (ed europea): quella (che Zanda auspica) tra “repubblicanismo” e “populismo”. Ma questa dialettica auspicabile deve vivere, in primis, tra gli elettori. Visto che voteremo con un sistema proporzionale, dunque con tanti contendenti, la banale condizione per battere Grillo non è “quanti partiti si oppongono a Grillo” (Zanda) ma “quale partito” può posizionarsi, in primis grazie ai suoi programmi (riformisti e non populisti) e alla sua agenda politica, come “primo partito” in Parlamento. Condizione per essere poi chiamato a formare un governo. Si arriva primi mettendosi in tanti? Temo di no. Mai come oggi varrebbe, invece, la logica del “partito della Nazione”: partito tranquillo e della democrazia europea versus populismo. Pd e Forza Italia dovrebbero oggi sfidarsi e competere su questo invece che convergere. Le eventuali alleanze vengono dopo. Piaccia o non piaccia è oggi il Pd il partito che, se Renzi vince le primarie, può ambire a giocare questo ruolo. Secondo me il capogruppo Pd fa un regalo a Grillo se, prima di elezioni proporzionali, gli regala la retorica banale del “tutti contro uno”. E fa un regalo a chi nel Pd, nostalgico dei “fronti unici” (ma di “sinistra”), auspica premi di “coalizione”.
Umberto Minopoli
Caro Umberto, l’appello di Zanda, e prima di lui di Alessandro Maran, non è quello di fare un fronte unico di sistema contro Grillo, ma è quello di costruire le basi per emanciparsi dall’egemonia culturale grillina e iniziare così a osservare la politica italiana, e anche l’economia, smettendola di inseguire i cugini di Casaleggio e iscrivendo i partiti di centrodestra e quelli di centrosinistra in un fronte della responsabilità. Dove per responsabilità non si intende una cosa generica ma si intende una cosa semplice: in un mondo in cui il nuovo bipolarismo è tra i partiti che sognano l’apertura e quelli che non sognano l’apertura bisogna avere bene chiaro in testa quali sono gli avversari con cui costruire percorsi complementari e quali sono gli avversari con cui non costruire alcun percorso insieme. Non è un problema di inciucio potenziale, è un problema diverso: rispettare i princìpi democratici e distinguersi senza giochino dai professionisti dello sfascio quotidiano.
Al direttore - Il post(grill)ino suona sempre due volte. Attenti, voi del Foglio!
Michele Magno
Al direttore - L’addio di Silvio Berlusconi al vertice del Milan, dopo 31 anni e 29 trofei conquistati e gli elogi anche dei suoi tanti avversari? 1) Il presidente più vincente dell’italico pallone ha dimostrato di avere, in abbondanza, quel “quid”, che ha, invano, cercato nei suoi collaboratori in Forza Italia. 2) Il carisma, in politica come nello sport, non si trasmette agli eredi. Come il coraggio del Manzoni, chi non lo ha, non se lo può dare. E carismatico, per dirla con Totò, l’ex premier lo nacque… Sarebbe bello se oggi, durante il derby, anche i tifosi dell’Inter – come i cugini rossoneri, acquistata dai cinesi voraci (non di bambini, ma di affaroni e plusvalenze) – si associassero all’ovazione, meritata, del “Meazza” al Cav: “Chi non salta, Berlusconi non è!”. Un cordiale saluto.
Pietro Mancini