Colpa del liberismo, a Dortmund. La chiesa, il M5s, il problema della setta
Al direttore - Insomma, stavolta a Dortmund era proprio colpa del liberismo. Non cominciate a insinuare però che riducendo i pullman…
Giuseppe De Filippi
Sospetto che stavolta nessuno parlerà di un attentatore “depresso” o di un “lupo solitario”. In fondo è sempre il liberismo che arma le mani dei terroristi, no?
Al direttore - Harry Truman non era una personalità particolarmente in vista (senatore del Missouri ed ex imprenditore fallito prima di entrare in politica) quando venne inserito nel ticket del grande Franklin D. Roosevelt per il suo quarto mandato. Truman divenne presidente dopo pochi mesi, alla morte di Roosevelt e seppe prendere delle decisioni importanti a partire dal bombardamento atomico del Giappone. Nel 1948 conquistò il secondo mandato contro il candidato repubblicano Edmund Dewey, tanto favorito nei pronostici che il Chicago Tribune arrivò a proclamare in prima pagina la sua elezione mentre non erano ancora concluse le operazioni di voto. Si è detto, in seguito, che il caso Truman dimostrava la possibilità per chiunque di diventare presidente degli Usa. Eppure Harry Truman non esitò a destituire il generale multistellato Douglas McArthur, popolarissimo eroe della Seconda guerra mondiale, comandante vittorioso del fronte del Pacifico, quando manifestò il suo dissenso sulla strategia della Casa Bianca durante la guerra in Corea. Altri tempi. Da noi il conte Paolo Gentiloni Silveri si è subito arreso sulla politica degli appalti davanti alle proteste di Raffaele Cantone, anche se – come risulta – il presidente dell’Anac di guerre, fino ad ora, non ne ha vinte proprio.
Giuliano Cazzola
Al direttore - E’ difficile raccapezzarsi nel ginepraio di interviste, smentite e voci di corridoio che in queste ore si susseguono negli ambienti dell’episcopato italiano. Tuttavia, mi par di capire che Galantino abbia gelato i facili entusiasmi del direttore di Avvenire. Per il segretario generale della Cei non si può andare d’accordo “con uno che rispetta sei comandamenti su dieci”. Ora, neppure dai santi si può esigere l’osservanza totale e incondizionata del Decalogo. E i 5 stelle non sono certo dei santi. Allora non sarebbe sufficiente pretendere da loro almeno il rispetto dell’ottavo comandamento, “Non dire falsa testimonianza”? (traduzione per Grillo: “Basta raccontare balle”).
Michele Magno
Se proprio vogliamo parlare di princìpi, prima ancora che di comandamenti, sarebbe sufficiente prendere l’intervista rilasciata al Guardian da Gianroberto Casaleggio il 5 gennaio 2013 per chiudere la discussione: “Grillo? It’s like Jesus Christ and the apostles, his message, too, became a virus”. Ecco. Il problema del rapporto tra la Cei e il Movimento 5 stelle in fondo è questo ed è semplice da inquadrare: chi fa parte di una setta può essere o no un buon interlocutore della chiesa?