Bella la Francia, peccato dover votare anche qui. Domanda a Cantone

Al direttore - Bella serata domenica sera per l’Europa e la politica. Peccato dover votare anche qui.

Giuseppe De Filippi

 

Al direttore -Sono in debito con i suoi lettori, con lei e con il presidente dell’Anac di una prova della mia sintesi del pensiero di quest’ultimo per cui la magistratura ha fallito nella “lotta alla corruzione”. Basta leggere le pagine 182 e 183 del libro scritto da Cantone e Caringella (“La corruzione spuzza”, Mondadori), parzialmente riprodotte sulla Repubblica del 2 aprile scorso, dove è scritto che “le indagini della magistratura riescono a smascherare solo una parte (modesta, purtroppo) della corruzione penale, senza poter lambire la corruzione in senso lato”, che “non deve stupire che anche la più importante e capillare indagine svolta in Italia sulla corruzione non abbia debellato la piaga sociale e morale di cui stiamo parlando” e che “la delega (di fatto) del contrasto alla corruzione al solo potere giudiziario penale rischia alla lunga di produrre una inevitabile stanchezza nell’opinione pubblica”. Questa non è la descrizione di un fallimento, come anche il giornale intitolava il brano tratto dal libro? Cordialmente.

Sabino Cassese

 

C’è anche un’ulteriore questione che andrebbe messa a fuoco. L’Italia di Davigo ha costruito (e sta costruendo) il suo consenso mediatico e politico facendo leva su un concetto sul quale sarebbe bello poter avere delle risposte concrete. Ma questo paese così corrotto, come viene descritto ogni giorno da molti giornali e da molti talk-show, siamo sicuri che sia davvero corrotto più di quanto siano corrotti altri paesi europei? Il nuovo presidente dell’Anm, Eugenio Albamonte, ha detto proprio a questo giornale che “è complicato dire quanto sia estesa la corruzione”, e sul punto se l’Italia sia un paese più corrotto degli altri o no ha ammesso che no, “non ci sono unità di misura, non è possibile dirlo. Direi di no. Almeno a me non risulta ci siano dei metri per poterla misurare”. Nessuno nega che la corruzione in Italia sia un problema, ci mancherebbe. Ma nell’Italia dei professionisti dell’anticorruzione sarebbe quantomeno utile chiedersi: cosa intendiamo oggi, numeri alla mano, quando parliamo di corruzione e che garanzie abbiamo che i molti strumenti dati ai professionisti dell’anticorruzione corrispondano alla giusta medicina per curare la malattia? Il dottor Davigo, insieme con i suoi discepoli, è diventato un professionista dell’anticorruzione non troppo diverso dai mitici professionisti dell’antimafia descritti da Leonardo Sciascia. Per non consegnare l’Italia ai Piercamillo Davigo e ai nuovi professionisti dell’antimafia sarebbe bene avere una risposta a queste domande. Sono certo che il dottor Cantone potrà facilmente aiutarci. O no?

 

Al direttore - Sono curioso di assistere alla reazione dei conduttori e dei loro corifei dei talk-show sfasciacarrozze. Da anni raccontano che la globalizzazione è fallita, che l’Unione europea è responsabile di tutti i nostri guai, che l’euro ci ha rovinati, che gli immigrati rubano il lavoro ai giovani, che le politiche di rigore sono sbagliate, che le banche sono un covo di criminali, che le riforme delle pensioni e del lavoro hanno privato i lavoratori dei loro sacrosanti diritti. All’improvviso, arriva in Francia un ragazzo che sfida apertamente luoghi comuni fino a ora considerati “politicamente corretti’’. E stravince le elezioni contro la “prémiere dame’’ dei sovranpopulisti, il cui programma induceva in tentazione di voto persino la sinistra reazionaria. Come se non bastasse, questo giovane ex banchiere si concede lo sberleffo di entrare, da trionfatore, nella spianata del Louvre al suono dell’Inno alla gioia. Penso che i “nostri eroi’’ avrebbero preferito una vittoria di Marine Le Pen. Se non altro, per non essere smentiti in modo così netto e clamoroso nelle loro analisi disfattiste.

Giuliano Cazzola

 

L’egemonia populista è un fatto. Ma anche la scarsità di voti lo sono. E ci deve essere un motivo se i talk-show che alimentano il sentimento anti casta si limitano a rafforzare un’egemonia culturale, più che a migliorare gli ascolti.

 

Al direttore - Il 7 maggio. Lei fu.

Luca Del Pozzo

 

Al direttore - Accolgo con piacere gli stimoli che arrivano dal Foglio e in particolare dall’articolo di ieri di Manuel Orazi. Ci tengo però a precisare tre punti fondamentali. In primo luogo voglio rassicurare tutti sull’errore (che tale è) commesso nel 2008 sulla messa in opera del progetto, tale per cui c’è uno spostamento di più di due metri rispetto alla sede originariamente prevista. Con l’amministrazione comunale, sono certo, risolveremo tutto, ferme restando le responsabilità che andranno individuate senza sconti per nessuno. In secondo luogo voglio ribadire la straordinaria opportunità che Roma e l’Italia hanno con la Nuvola: finalmente un centro congressi degno di tale nome nella capitale. A questo riguardo preciso che già abbiamo 92 giorni di occupazione della struttura per l’anno in corso e oltre 100 per l’anno prossimo. Quindi la Nuvola sta diventando una realtà, anche se dovremo lavorare con grande impegno per i prossimi anni. Infine un chiarimento sull’albergo, la cui procedura di vendita sta riscuotendo interessi concreti (c’è tempo sino a fine giugno, data di scadenza del bando). Ci adopereremo seriamente per portare a buon fine anche questa operazione, per la quale però ci sono ancora due problemi amministrativi/adempimenti burocratici da risolvere. Anche qui però, il lavoro con l’amministrazione di Roma Capitale che abbiamo avviato mi consente di ben sperare. Nel prosieguo del nostro lavoro sarà mia cura darvi tutti gli elementi utili a conoscere l’avanzamento dei dossier. Intanto grazie per l’attenzione. P.s. Non so se sono il manager più pagato di Roma, ma sono certo che i miei emolumenti sono sempre stati, e lo sono anche oggi, nei limiti di legge previsti nella recente riforma sulle società pubbliche.

Grazie per la cortese disponibilità.

Enrico Pazzali

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