Dal Palasharp al V-Day. Il regalo a Renzi. Una scommessa sul Cav.
Al direttore - Adoro Marco Lillo, giornalista del Fatto quotidiano: ha dimostrato che Matteo Renzi è una persona seria, rispettabile e trasparente. Tecnicamente, si chiama eterogenesi dei fini.
Michele Magno
La pubblicazione dell’intercettazione è un regalo a Matteo Renzi. Perfetta. Sembra quasi che Renzi fosse consapevole che quelle parole sarebbero state intercettate e poi pubblicate. Meglio di un’intervista.
Al direttore - Perfetta la tua diagnosi dello scalfarismo/grillismo. Elegantemente sorvoli su quanta sfiga scatenava l’abbraccio del Fondatore agli “eroi” portati sugli scudi da Rep., uno per tutti il desaparecido Di Pietro.
Margherita Boniver
Al direttore - Caro Cerasa, ottimo articolo, il suo contro Scalfari. Sono un elettore Pd, condivido pienamente. La Repubblica dei magistrati è per la vertu (et la Terreur) dei Montagnard: per gli occhiuti Guardiani della rivoluzione che purgano un popolo che tribunalizza se stesso. Davigo è la presenza vivente del popolo nell’Assemblea, con vincolo di mandato: purificare la società, scrivere la storia buona, legittimare in ultimo il potere. Da Scalfari su Craxi, dalla demonizzazione del decreto Conso, al comico ayatollah.
Luca Bagetto
Moralismo uguale giustizialismo uguale grillismo. Ieri tutto questo si traduceva in un Palasharp, oggi tutto questo si traduce in un vaffanculo day.
Al direttore - Un conto è l’impostazione algoritmica, contro scienza, coscienza e competenza di Grillo e dei suoi. Altra cosa sono la Lega e Fratelli d’Italia, la cui azione è da inquadrare nella reazione popolare alla dittatura del politicamente corretto e del relativismo proposta nel pezzo da voi proposto lunedì della principale rivista cattolica americana First Things. Questa reazione vede la sua plastica raffigurazione nelle radici (valori cristiani, liberali e democratici dell’occidente) dell’Albero della Libertà, che Berlusconi propone come programma unificante del centrodestra per le elezioni politiche. Una proposta corroborata dai fatti: buongoverno di Lombardia, Veneto e Liguria, candidature unitarie alle imminenti elezioni amministrative, una storia di governo nazionale che andrebbe recuperata e valorizzata, come fondamento di una rinnovata fiducia nel centodestra. Questo centrodestra, unito, jamas sera vencido, perché vera espressione di popolo, baluardo contro gli establishment e contro la stantia storytelling renziana e la retorica sfascista grillina. Attenzione perciò a non fare di ogni populismo un fascio…
Cordialmente.
Antonio Palmieri - deputato Forza Italia
Al direttore - Nell’intervista del Foglio a Berlusconi – che pure segna un passo in avanti di Forza Italia nel prendere le distanze dal populismo cialtrone in versione salviniana – c’è un punto che non convince del tutto, e anzi potrebbe indebolire o annebbiare o addirittura pregiudicare le potenzialità politiche positive insite nel tentativo di distinguersi dall’onda populista. Si tratta dell’insistenza del Cavaliere nella richiesta d’introdurre una doppia moneta europea: l’una, la moneta nazionale, per il mercato e il consumo interni; l’altra, l’euro, per il mercato finanziario e bancario e per tutte le transazioni commerciali e gli scambi di pagamenti con l’estero. Considerando che l’Italia presenta geoeconomicamente una divisione tra un’area del nord sempre più integrata nell’orbita economica mitteleuropea a dominanza tedesca, e il resto del territorio italiano (da Firenze alla Sicilia) che rischia invece di diventare per l’Ue un’area residuale, per la quale forse è possibile solo una cooperazione sul terreno della sicurezza e della lotta al terrorismo, ma non un’integrazione su quello della politica economica e fiscale, la doppia moneta europea non farebbe altro che accentuare le linee di collisione tra le due aree, innescando una sorta di uscita dall’euro mascherata quantunque risulti rallentata. Dunque: bene l’intento di distinguersi dal populismo, purché si sostenga il fine con proposte e strumenti a esso coerenti.
Alberto Bianchi
Berlusconi ha fatto una scelta: essere alternativo al populismo e al lepenismo salviniani. Dovessi scommettere un caffè, lo scommetterei sullo scenario seguente: non si farà nessuna legge elettorale, si farà un piccolo aggiustamento via decreto della legge elettorale a pochi giorni dalle elezioni, rimarrà il proporzionale e Berlusconi correrà da solo alle elezioni.