Il Macron italiano e gli animal spirits contro i populisti con il Yes We Cane
Al direttore - Cialtrone, certo, ma va riconosciuto il coraggio di Trump che esce dall’accordo sul clima proprio vicino all’estate.
Giuseppe De Filippi
Al direttore - L’entusiasmo per il “partito degli animalisti” si è subito affievolito quando è risultato chiaro che in qualunque riforma elettorale non sarebbe stato compreso il diritto di voto. Per gli animali, dico.
Valerio Gironi
Voi ci scherzate, ma l’opzione Macron in Italia passa anche dagli animal spirits. Un amico mi ha dato uno slogan perfetto per la campagna elettorale. A scelta. Yes we cat. O se volete Yes we cane. Sorriso.
Al direttore - In principio era la socializzazione dei mezzi di produzione e di scambio. Così teorizzavano Marx ed Engels. Poi, per Lenin, il socialismo si trasformò nei soviet e nell’elettrificazione. In seguito, i dirigenti del Pcus si ammazzarono tra di loro per decidere se il nuovo regime dovesse consolidarsi in un solo paese o diffondersi attraverso la rivoluzione mondiale. Poi ci furono il comunismo di osservanza sovietica e cinese, le vie nazionali, l’eurocomunismo. Giù “per li rami’’ fino a Enrico Berlinguer per il quale la riforma sanitaria (la legge n.833 del 1978) conteneva “elementi di socialismo’’. Oggi, per gli ultimi eredi sopravvissuti di quel mondo, il socialismo consiste nell’abolizione dei voucher. Non si prendono neppure la briga di constatare che la nuova disciplina è più astrusa di quella proposta dalla Cgil nella solenne Carta dei diritti universali dei lavoratori. Bersani, D’Alema, persino Orlando preferiscono maramaldeggiare con un istituto defunto e non resuscitato, dal momento che nessuna famiglia o nessun piccolo imprenditore vorranno consultare un commercialista per adempiere alle procedure e ai vincoli introdotti, in merito, nella “manovrina’’.
Giuliano Cazzola
Ieri il partito di Bersani, Speranza e compagnia diciamo è uscito dal perimetro della maggioranza schierandosi in Parlamento contro una norma voluta dal governo (nuovi voucher) per regolarizzare (giustamente) il lavoro occasionale ed evitare di alimentare il mercato in nero. E’ possibile che sarà questo il vero detonatore della legislatura. E se così sarà la campagna elettorale avrà già un chiaro filo conduttore: buon senso vs non senso.
Al direttore - Cosa pensa della proposta di Aldo Grasso, intellettuale e grande analista della programmazione televisiva, di far pagare gli ospiti di tutti i talk-show allo scopo di limitarne l’attuale loro degenerazione consistente soprattutto nella presenza sempre della “stessa compagnia, della impossibilità di approfondire un qualsiasi concetto e in particolare nella propensione alla lite per conquistare visibilità”: insomma dei veri assordanti pollai?
Vincenzo Covelli
Propongo una mediazione per il pollaio. Pagare i non polli, far pagare solo i polli.
Al direttore - Lei ha ragioni da vendere. Ma una volta superati gli ostacoli al voto e digerite le considerazioni sul proporzionale, bisogna considerare anche, a mio avviso, che il berlusconbrunettismo, per ragioni che spaziano da calcoli sbagliati in buona fede a stupida ripicca, è stato un protagonista dello sfascismo. Questo non può non avere avuto delle conseguenze anche sull’approccio dei parlamenti alla razionalità, unico riparo dal sinistrismo ideologico che spazia dal grillismo alla sinistra estrema, e anche dal cosiddetto populismo di destra; razionalità che ha subìto un colpo durissimo lo scorso dicembre. Nella confusione conseguente, nei parlamenti non poteva non essere prevalente il calcolo quotidiano delle sopravvivenza personale o di gruppo. Che prevede il romanesco “come te movi te fulmino”. Di che meravigliarsi?
Mario Mauro