Le esternazioni dell'emerito Napolitano e i talk-show divenuti fumerie d'oppio
Al direttore - Il grillino Alessandro Di Battista, detto Dibba, a “DiMartedì”, ha fatto delle considerazioni irriguardose nei confronti dell’ex presidente Giorgio Napolitano. Da un ragazzotto arrivato in Parlamento per una beffa della storia non potevamo aspettarci altro. Mi ha stupito che il conduttore non lo abbia richiamato; mi ha, invece, scandalizzato l’applauso scrosciante e viscerale con cui il pubblico presente ha accolto quelle parole in libertà. Si vede che quanti frequentano le “fumerie d’oppio” dei talk-show prima o poi ne diventano dipendenti. Sul piano politico, si intende.
Giuliano Cazzola
Al direttore - Ha scatenato un putiferio la sentenza con cui la Cassazione respinge la decisione di non concedere a Riina gli arresti domiciliari, presa dai giudici del Tribunale di sorveglianza di Bologna, che a loro volta rispondevano al legale del mafioso, oggi 86enne e da 24 anni in regime di 41 bis, che ne chiedeva la scarcerazione perché malato e prossimo alla morte. Tuttavia, l’orrore che in tanti hanno provato nell’immaginare il feroce criminale morire a casa sua e non in carcere, è anche il risultato di come è stata data la notizia, forse per sciatteria o per voluta disinformazione. Massimo Bordin è tra i pochi che, dai microfoni di Radio Radicale e sul suo giornale, ha precisato come stiano veramente le cose: “La Cassazione ha annullato la decisione ma – ecco il punto – rinviandola ai giudici bolognesi per ‘difetto di motivazione’. Vuol dire che dovranno scriverla meglio. La Cassazione spiega che la pericolosità da sola non basta come argomento, scrive che esiste per tutti, anche per i peggiori dunque, il “diritto a una morte dignitosa”. A margine della vicenda, vorrei aggiungere la mia modesta opinione: la Cassazione ci aiuta a pensare che l’alternativa è tra uno stato che tortura, che grida vendetta e che arriva a uccidere senza pietà e uno stato di diritto. In parole povere: o siamo come i peggiori criminali o siamo diversi.
Paolo Izzo
Al direttore - Dunque Giorgio Napolitano si è espresso contro il voto anticipato e la notizia, come ovvio, è riportata su tutti i media. Con tutto il rispetto credo si tratti di una dichiarazione scorretta e controproducente. Scorretta perché caso mai spettava all’attuale presidente Mattarella. Controproducente perché avalla i dubbi di tanti sul fatto che durante la sua presidenza abbia condizionato pesantemente la politica italiana e non abbia perso questa abitudine.
Alessandro Perelli
Al direttore - I carabinieri del Nas hanno scoperchiato una pentola di roba guasta. Gli ingredienti di questo ennesimo minestrone all’italiana sono alcune aziende farmaceutiche e dirigenti medici, nonché altri operatori sanitari che, a vario titolo, hanno ficcato le mani in attività illecite. Attraverso i reati contestati, aziende e dirigenti che operano nella gestione di servizi in ambito farmaceutico avrebbero favorito attività commerciali di imprese officinali italiane ed estere. Quando esplodono certe notizie, il pensiero va sempre alla stragrande maggioranza di professionisti perbene. Intaccare l’immagine di una categoria lavorativa è facile. Ridarle dignità è più arduo. Ecco perché chi sbaglia, sbaglia due volte: macchia se stesso e imbratta la categoria alla quale indegnamente appartiene.
Fabio Sìcari