Le lettere oggi le lasciamo a Fantozzi, per un piccolo tributo a Villaggio
Al direttore - Macron fa la grande riforma, riduce di un terzo i parlamentari, leva il tribunale dei ministri, mette un po’ di proporzionale, ma il Cnel francese non lo elimina, lo riforma. Un paraculo solo al comando?
Giuseppe De Filippi
"Al secondo attacco del colle del Diavolo furono colti dai primi impercettibili sintomi da fatica: asfissia, occhi pallati, arresti cardiaci, lingue felpate, aurore boreali, miraggi! Ormai disidratato, Fantozzi pensò di essere vittima di un’allucinazione”. (Stato d’animo inconfessabile di molti macroniani italiani dopo due mesi di governo Macron).
Al direttore - Utile il consiglio di rileggere Cassano. A cui rimprovero un solo cedimento: l’eternità, la sinistra come eterna, un nome eterno. Cassano pensa come Newton: “Se dallo spazio togli tutte le cose che lo compongono, che resta?”. Lo spazio, diceva Newton, assoluto, eterno, vero, matematico. Poi venne Einstein: “Se dallo spazio togli ogni cosa, disse, forse non c’è più lo spazio. Non, almeno, quello che conosciamo”. Cassano pensa come Newton: la sinistra può perdere ogni cosa, credenza, verità, contenuti, risultare smentita e svuotata dalla storia del mondo, perdere ogni sfida con la modernità ma resta la… sinistra. E resta, perciò il problema, il bisogno (anche di Cassano) di darsi nuove cose, contenuti, idee, ispirazioni. Perché, avrebbe chiesto Einstein? Se non ci sono più le cose che giustificano la vecchia idea dello spazio eterno, si cambi idea sullo spazio. Diamo nuovi nomi a nuove definizioni. E sinistra è un nome, un nome, un nome...
Umberto Minopoli
Perfetto. Così come sarebbe perfetta, per inquadrare la traiettoria della vecchia sinistra, un’altra perla fantozziana: “In sella, alla bersagliera!”.
Al direttore - “Il megadirettore permette a Fantozzi l’ingresso nell’agognato paradiso dei lavoratori rivolgendogli le seguenti emblematiche parole: ‘Mi raccomando: sia sempre rispettoso e fedele’. In queste scene è narrata, con un registro a cavaliere tra il tragico e il comico, la disgregazione storica del proletariato come classe in sé e per sé e il suo transito dal sogno di una cosa marxiano al sogno delle cose mercatistico. L’economicizzazione del conflitto segna, ancora una volta, la necessaria premessa per la riconversione del Servo in docile cultore delle sue stesse catene, in soggetto addomesticato che sogna l’ingresso nell’acquario degli impiegati e non più il rovesciamento dell’ordine ingiusto della società classista. E’ il nostro presente. Grazie Paolo Villaggio per avercelo descritto magnificamente” (Diego Fusaro). Sembra che il grande comico genovese, dopo aver letto Lassù questo pensiero dell’allievo indipendente di Hegel e Marx, abbia esclamato: “E’ una cagata pazzesca!”.
Michele Magno
Nel buio della sala correvano voci incontrollate e pazzesche. Si diceva che la sinistra stesse vincendo per 20 a 0 e che aveva segnato anche Fusaro di testa, su calcio d’angolo.
Al direttore - Una celebre pubblicità recitava che basta la parola. Stessa cosa si può dire per richiamare alla memoria l’eclettico Paolo Villaggio. La parola è “Fantozzi”. Pochi attori lasciano un’eredità tanto vasta e incisiva. C’è la bravura, ma anche la capacità di tradurre in personaggi i difetti, i tic della nostra epoca. Senza pedanteria, con lo slancio della semplicità e sempre sul filo dell’ironia, Paolo Villaggio ha animato nel cinema, nel teatro e nella letteratura un sacco di tipi. Quegli stessi che vediamo dovunque andiamo. E che spesso riflettono proprio noi stessi. Una colonna.
Fabio Sìcari
Antonio Monda è stato molto bravo – e scioccamente criticato – per aver celebrato lo scorso anno Paolo Villaggio alla Festa del cinema di Roma. Sarebbe bello dedicargli un’altra giornata oggi, quest’anno, con l’unica accortezza di rispettare il giusto dress code, definito nel “Secondo tragico Fantozzi”: “Calze, mutande, vestaglione di flanella, tavolinetto di fronte al televisore, frittatona di cipolle per la quale andava pazzo, familiare di Peroni gelata, tifo indiavolato, rutto libero”.
Al direttore - Facciamolo presidente della Repubblica questo Vasco Rossi da Zocca di Modena. Chissà che non metta d’accordo tutti gli italiani… A meno che un Partito non se lo accaparri quale segretario, prenderebbe un sacco di voti.
Pietro Ferretti
“In ogni agglomerato umano c’è sempre la figura funesta dell’organizzatore di manifestazioni ricreative. Nella società di Fantozzi era un certo Filini, ovviamente dell’ufficio sinistri”. (Goffa sensazione offerta da tutti coloro che negli ultimi giorni hanno provato a dare a un magnifico concetto un improbabile significato politico).
Al direttore - Curiosità del Terzo millennio: se un padre vuole fare ammazzare la figlia è un eroe che si batte per la libertà di scelta (Englaro) se dei genitori non vogliono vaccinare i figli sono dei combattenti della libertà. Se dei genitori, invece, il figlio lo vogliono curare sono egoisti e inumani. Probabilmente è l’effetto del progresso della scienza e della tecnica. Cordialmente.
Giovanni De Merulis
Qui c’è poco da scherzare. Ha ragione. Stavolta Trump ha azzeccato un tweet. E se davvero i genitori del piccolo Charlie andranno a Roma al Bambin Gesù per far vivere anche qualche ora in più il loro figlio bisogna dire solo una cosa: bravi.