La violenza sulle donne è un problema di tutti, non di una parte dei cittadini
Per affrontare questioni complesse come la violenza contro le donne, sottraendole alla logica dell’emergenza e a una retorica figlia di altri tempi, è necessario uno sguardo nuovo
Al direttore - Coglie nel segno la lettera pubblicata sabato dal suo giornale sotto il titolo “I diritti delle donne e la logica dell’emergenza”. Per affrontare questioni complesse come la violenza contro le donne, sottraendole alla logica dell’emergenza e a una retorica figlia di altri tempi, è necessario uno sguardo nuovo. Senza una visione capace di cogliere la natura attuale di questi problemi, non solo si è condannati alla ripetizione di slogan e gesti, ma non ci si pone nella condizione di dare loro la risposta adeguata. Niente, o molto poco, è cambiato come la vita delle donne nell’ultimo secolo. Lo si ripete spesso, dimenticandosi però che le resistenze a sostenere questo cambiamento, ossia a ripensare assetti politici, sociali e giuridici disegnati in absentia sono state molte e diffuse.
Lo scarto prodotto è stato privo di conseguenze. Ricordano giustamente le autrici della lettera: le donne non sono una minoranza che segna le nostre società pluraliste, come vuole una certa lettura mainstream e nemmeno una categoria che pone rivendicazioni. C’è qualcosa di molto più profondo nell’espressione piena della libertà femminile, che non può essere chiuso in una dimensione corporativa, né piegarsi alla sola grammatica dei diritti, dove, come ammoniva il filosofo, regna l’indistinto e tutto resta nero. E’ qualcosa che attiene alla pienezza della cittadinanza: riguarda dunque il paese intero, non una sua parte. In questa prospettiva va posto il problema della violenza: non si tratta di una questione femminile, ma di qualcosa che riguarda le donne e gli uomini. I dati ci dicono che fortunatamente decresce, anche grazie alle misure adottate in questi anni e ai fondi stanziati: il varo della Convenzione di Istanbul, gli interventi sulla violenza domestica, il piano d’azione, sono stati passi importanti, ma è necessario vincere le resistenze che ancora ostacolano misure come la legge sugli orfani di femminicidio ferma al Senato per una opposizione della destra. A questo riguardo posso assicurare le associazioni che hanno scritto e tutte le altre che sono impegnate a tenere alta l’attenzione, che il Partito democratico ha fatto e farà ogni sforzo per far passare quella norma nell’impianto originario.
Ma il processo di approvazione di queste norme, come quelle che le hanno precedute negli anni – dall’abolizione del delitto d’onore (’81) alla violenza sessuale (’96) allo stalking (09) – ci dicono che si riesce a raggiungere il risultato quando prevalgono patti di civiltà. Quando, in altre parole, si comprende la posta in gioco, si abbandonano bandiere identitarie e giochi tattici. Se prima questo accadeva grazie a una forte alleanza tra donne adesso questa alleanza potrebbe diventare di tutti, ne guadagnerebbe il paese e la credibilità della politica.
*Fabrizia Giuliani, deputata del Pd