Casaleggio e Raggi, ovvero i Totò e Peppino della democrazia
Al direttore - Una bella consultazione online per scegliere le nuove password?
Giuseppe De Filippi
Sono meravigliosi i nostri adorati grillini. E li dobbiamo ringraziare perché stanno facendo tutto da soli, e gli hacker non fanno che andare a mettere il dito in un problema già evidente prima ancora di un qualsiasi attacco informatico. Da un lato c’è Davide Casaleggio che si sta spendendo in modo generoso per dimostrare che non esiste la democrazia diretta ma esiste semmai la democrazia diretta da. Dall’altro lato c’è Virginia Raggi che a sua volta si sta spendendo in modo altrettanto generoso per dimostrare ogni giorno che effetti produce la democrazia diretta. Dovremmo ringraziarli di cuore. Grazie a Casaleggio e Raggi tutti gli italiani, giorno dopo giorno, stanno capendo che il tentativo dei grillini di rendere credibile la loro idea di democrazia è una scena seria come quella di Totò e Peppino che chiedono informazioni ad un vigile in piazza Duomo a Milano. “Noio… volevam… volevàn savoir… l’indiriss… ja…”. O meglio ancora: “Noi vogliamo sapere, per governare dove dobbiamo governare, per dove dobbiamo andare?”. Già.
Al direttore - Vorrei dirlo a lei, hic et nunc: Marco Minniti, un uomo da sposare.
Annalisa Chirico
Al direttore - Bene la strategia del silenzio. Ma ci sarebbe anche il consiglio di Oscar Wilde, mai discutere con un cretino, ti trascina sul suo terreno e poi ti batte con l’esperienza.
Guido Valota
Al direttore - “Sicilia: sottoccupati appiccavano incendi per essere pagati per spegnerli”. Niente da fare, è proprio il secolo di Keynes.
Roberto Brazzale
Al direttore - Sconvolgenti gli attacchi dello scrittore Saviano nei confronti di Salvini. Viene da chiedersi se il maggior razzista fra i due sia di gran lunga proprio Saviano.
Pietro Ferretti
Al direttore - Ho appena letto l’articolo di Merlo “Liceo breve, paese grillino”. E’ un testo perfetto! Mi auguro venga letto e diffuso per far comprendere in quale drammatica situazione ci stiamo trovando e con il rischio di restarci, alle prossime elezioni, se gli italiani non aprono gli occhi. Complimenti vivissimi all’estensore.
Mario Allosia
Al direttore - Perché parlare di migranti salvati dalle ong e altre organizzazioni tra cui quelle statali? Se il meccanismo messo in moto dal trarre dal mare tutti quelli che vi si avventurano per affrontare un futuro migliore in Europa, questo fenomeno è destinato ad autoalimentarsi. Più ne “salvi” e più ne arrivano, con un modello moltiplicatore. I salvati dovrebbero essere quelli che arriverebbero spontaneamente per effetto delle loro sofferenze coniugato alla ferocia dei trafficanti. E non quelli che a causa del meccanismo facilitante vengono spinti in mare, tanto c’è Emergency e Gino Strada che se ne occupa. Se poi come si è sussurrato Gino Strada si intende con i trafficanti come al tavolo di bridge, con segnalazioni ad hoc, la neutralità da lui sognata favorisce i malfattori che a tutti i livelli del percorso spingono i migranti, sia in terra sia in mare. Quindi la sua opera “neutrale” favorisce il brigantaggio, i trafficanti di uomini, la sua personale impresa di salvatore è solo percezione.
Giorgio Coen
Io la farei ancora più semplice. Per capire il vero dibattito in corso, sul tema dell’immigrazione, bisogna semplicemente scegliere da che parte stare. La questione non è ovviamente cosa fare con una vita da salvare in mare ma cosa fare dovendo scegliere tra le due opzioni: incentivare o disincentivare gli arrivi. Il resto è fuffa da Saviano e da Salvini.