Trump e le conseguenze della '“damnatio memoriae” americana

Al direttore - Trump: però il corno di De Magistris no.

Giuseppe De Filippi

 


 

Al direttore - Mi auguro che l’ondata di iconoclastica “damnatio memoriae” che sta investendo gli Stati Uniti, con la rimozione dei monumenti dedicati a grandi uomini del sud secessionista, non colpisca anche il romanzo di Margaret Mitchell, “Via col Vento”. Non ricordo altre parole più espressive del “sogno” americano, fatto di fiducia nel futuro e di fede nell’uomo, che le ultime pronunciate dall’eroina Rossella O’ Hara davanti alle rovine della Grande Casa e alle sterpaglie dei campi devastati dalla guerra: “Domani è un altro giorno”. E magari io ricordo ancora i carri armati “Sherman”, grandi avversari di quelli tedeschi, durante la Seconda guerra mondiale. Issavano, credo, il nome di un generale sudista, ma hanno portato la libertà in Europa.

Angiolo Bandinelli

 


 

Al direttore - Più di un secolo fa i giuristi di scuola liberale elaborarono il principio del rischio professionale per giustificare l’obbligo dei datori di assicurare i dipendenti, esposti al rischio di infortunio in occasione di lavoro, anche se l’evento fosse determinato da caso fortuito, forza maggiore o colpa non grave del lavoratore. Era in fondo un’applicazione del principio del diritto romano “cuis commoda eius incommoda’’. La vicenda di Alfredo Romeo e di tanti imprenditori che, come lui, operano nel campo degli appalti pubblici dimostra, nuovamente, la necessità di estendere il tradizionale concetto di rischio professionale (e le relative tutele) anche a loro favore, visto che è prassi normale incarcerarli per periodi anche lunghi, in nome di una presunzione assoluta che li considera maneggioni, intrallazzatori, trafficanti e corruttori. In sostanza, per costoro la galera è diventata una sorta di malattia professionale.

Giuliano Cazzola

 


 

Al direttore - La settimana scorsa lo storico dirigente radicale Gianfranco Spadaccia ha rivolto un appello alla presidenza del Partito Radicale Nonviolento Transnazionale e Transpartito perché gli sia consentito di contribuire al raggiungimento dell’obiettivo di tremila iscritti fissato nell’ultimo congresso di Rebibbia e di poterlo fare dai microfoni di Radio Radicale. Tutto ciò, nonostante non abbia votato la mozione approvata in quel congresso e abbia condannato l’espulsione, di fatto, dal partito e dalla sua struttura di quelle organizzazioni alle quali su impulso di Pannella era stato riconosciuto lo status di soggetti costituenti. Quel che è in gioco non è la possibilità per Gianfranco Spadaccia di condurre una o più trasmissioni di filo diretto con gli ascoltatori di Radio Radicale. Come sottolineato in un post su Facebook del segretario di Radicali Italiani Riccardo Magi, infatti, dall’esito di questa interlocuzione e dalla possibilità che chiunque, e dunque anche Spadaccia, possa sostenere e divenire protagonista a pieno titolo della campagna iscrizioni al Partito Radicale dipende l’affermazione ovvero la negazione di una concezione dell’organizzazione politica. Quella concezione di partito – che i radicali di Marco Pannella hanno fatto vivere e proposto come modello anche e soprattutto per altri soggetti politici – come strumento nella piena e indiscussa disponibilità di chi vi aderisce direttamente attraverso l’iscrizione, e di chi altrettanto direttamente concorre a sceglierne e metterne in discussione obiettivi e mezzi. Sostenere Spadaccia, dunque, non significa soltanto solidarizzare con chi si oppone alla direzione politica impressa dall’attuale rappresentante legale – eletto a scrutinio palese a Rebibbia – e cercare di “salvare” a ogni costo il Partito Radicale. Significa anche e soprattutto tentare di affermare e far vivere concretamente un modello di partito che attraverso il modo nel quale vive e si organizza non tradisca gli obiettivi e i principi ai quali si ispira, e dunque un’organizzazione laica alla quale chiunque – radicali e non, singoli cittadini ed associazioni, italofoni e non – possa affidare il perseguimento dei propri obiettivi ed il pieno esercizio dei propri diritti. Ne abbiamo bisogno tutti.

Marco Eramo

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