Governare la frammentazione o farsi governare da essa? Il circo Di Maio, uno spasso
Al direttore - La signora Merkel è chiamata a sciogliere un bel rebus. Forse ce la farà, ma il risultato del voto tedesco conferma che il sistema elettorale che meglio garantisce la governabilità – senza penalizzare la libertà di scelta degli elettori – è il maggioritario a doppio turno (Francia docet). In Italia (quasi) tutti lo sanno, ma nessuno lo vuole. Per quale ragione? Forse perché, oggi come oggi, è difficile prevedere chi se ne avvantaggerebbe: con Grillo, Renzi, Berlusconi, Salvini, gli astenuti e una valanga di incerti, non è facile indovinare. Per una volta, però, sarebbe facile per il bene del paese. Se invece si volesse insistere con pastrocchi come il Rosatellum bis, ennesima correzione del Mattarellum, padre della frammentazione partitica conclusasi nella grande ammucchiata del secondo governo Prodi, prepariamoci ad allacciare le cinture: il volo sarà assai agitato.
Michele Magno
Non c’è dubbio. E diciamo anche di più. La frammentazione esiste, esiste dovunque, ma chi sceglie di seguire un modello simile a quello francese sceglie di governare la frammentazione e non di farsi governare dalla frammentazione. Il voto del 4 dicembre, in teoria, dovrebbe spingere il Parlamento a non toccare nulla, ad accettare questa legge elettorale pasticciata e disastrosa come quella che abbiamo oggi, affidando al prossimo Parlamento il compito di cambiarla per sempre. Ma è possibile che nei prossimi giorni Pd, Forza Italia, Lega e centristi si mettano d’accordo per cambiare tutto. Potrebbe essere un bene, solo a condizione che qualunque legge venga discussa in questi giorni sia solo una legge che ci permetta di arrivare al più presto possibile al modello francese. No?
Al direttore - Non ho capito bene. Ma se Di Maio è diventato candidato premier senza diventare il capo del suo partito, e se è vero, come scrive il Foglio, che in un contesto proporzionale il candidato premier è una fake news, per cosa hanno votato, di grazia, i 30 mila elettori che hanno scelto Di Maio candidato premier?
Luca Martini
Un ruolo fake. Un candidato fake. Un sistema di selezione fake. Un partito fake che vive di fake news. Bisogna riconoscerlo: come generatore automatico di pagliacciate e di comicità Grillo è ancora imbattibile.
Al direttore - E’ consolante sapere che esistono ancora persone che spiegano con intelligenza e realismo perché la nostra civiltà sia sull’orlo dell’estinzione e che un giornale “aneufemistico” come questo ne scriva e ne parli fregandosene degli sputazzi. Finkie è realista; pensa che l’Europa scomparirà. C’entra l’islam, ma non solo. C’entra la “deculturazione” e “decivilizzazione”. Leggo dall’articolo di Giuliano Ferrara che ci “estingueremo a forza di fiacchezze intellettuali, di cedimenti morali, di rinunce all’essere delle cose in favore dell’immagine. Nell’epistolario con Elisabeth de Fontenay, Finkielkraut va all’assalto della gender culture, “che è il tentativo di liberare l’uomo e la donna dalla costrizione identitaria prima e ultima, quella originaria della nascita, questa evidente ipoteca che ci trascende e ci determina”. L’aborto non c’è in tutto l’epistolario, scrive Giuliano Ferrara. Quello è affare per i pazzi. Non c’è il divorzio. Eppure hanno a che fare con la decostruzione del presente in occidente. Ora, bisognerebbe capire che cosa intendiamo per “civiltà” e quando ebbe inizio il suo declino. Su suggerimento di Mario Sechi sto leggendo “Oriente e Occidente” di René Guénon; Egli descrive la civiltà occidentale moderna, il cui inizio coincide con il Rinascimento, come la sola civiltà che si sia sviluppata in un senso puramente materiale, accompagnato da una corrispondente regressione intellettuale: l’intelligenza solo come mezzo per agire sulla materia e piegarla a scopi pratici. La negazione o l’ignoranza di ogni conoscenza pura e sovrarazionale hanno condotto al positivismo e dall’altro a tutte le teorie sentimentalistiche e volontaristiche che si sforzano di cercare nell’infrarazionale quel che la ragione non può dare loro. Non sono esperto in materia, ma come scrive Guénon l’ignorante è più facilitato ad acquisire “l’intelligenza pura”, perché, come scrive Ferrara, non è ancora stato “infettato” dall’establishment che comanda nelle scuole, nei giornali, nella magistratura, nell’industria culturale. Ed è forse per questo che quella volta votai con gioia per la Lista Pazza.
Daniel Mansour
Al direttore - Caro Cerasa, non è facile trovare una legge elettorale che consenta a Renzi e Berlusconi di salvare la faccia alle elezioni per poi accordarsi, una volta avvenute, sempre che i numeri lo consentano. Ritengo che una grande (?) coalizione tra il Pd e Forza Italia sarebbe la soluzione migliore per il paese, ma susciterebbe indignazione sia a sinistra sia a destra. Per infischiarsene serve una maggioranza abbastanza solida che, al momento, mi riesce difficile intravedere.
Lorenzo Lodigiani