Dibba e Mattarella. I sindacati: no alla nuova aspettativa di vita

Le lettere al direttore Claudio Cerasa del 26 ottobre 

Al direttore - La ragione della mala gestione delle banche sta nell’assenza del rischio d’impresa. Se chi amministra le banche sa che tanto alla fine arriverà Pantalone a sanare i conti in rosso e sa anche che non pagherà pegno (anche rendendosi nullatenente), che motivo ha per evitare di usare la banca in maniera clientelare? Inoltre, se la Banca d’Italia non è indipendente dalle banche, allora non è nemmeno indipendente dalla politica, giacché v’è un intreccio inestricabile tra poteri politici (soprattutto a livello locale) e le banche, il quale si nutre delle garanzie pubbliche. Le banche sono bacini elettorali formidabili, e ciò non andrebbe mai dimenticato. Il bail-in era un tentativo, sia pur timido, di ancorare la gestione delle banche alle regole del mercato. Purtroppo si è trovata la maniera di fare di tutti i casi un’eccezione, dando così un pessimo segnale, che incoraggerà e perpetuerà le malversazioni. Il fallimento delle banche insolventi sarebbe stata invece una potatura salutare.

Alberto Mura

  


  

Al direttore - Ho letto che l’onorevole Di Battista, nel corso della giornata parlamentare di mercoledì, ha sostanzialmente minacciato il presidente della Repubblica, dicendo: “Mattarella stia attento a firmare”. Per essere una giornata a difesa delle istituzioni, non si poteva concludere meglio.

Marco Martoni

  

Vale per l’onorevole Di Battista ma vale anche per tutti gli altri. Chi vi dice che in natura possa esistere una legge non truffa vi sta truffando. Ogni legge elettorale esprime un disegno e quello di oggi è un disegno giusto: esaltare la crisi nera del populismo e dare una possibilità ai partiti che dopo le elezioni hanno un piano B di non far precipitare un paese in mancanza dell’affermazione di un piano A. Sul metodo Dibba vi consiglio il saggio di Alessandro Dal Lago pubblicato oggi nell’inserto del Foglio.

  


  

Al direttore - Grandi polemiche dei sindacati per il tentativo di adeguare l’età del pensionamento alle aspettative di vita. Aveva ragione il comico Saverio Raimondo sabato scorso alla festa del Foglio a Firenze, quando diceva sarcasticamente: “Se il sistema pensionistico non ce la fa bisogna abbassare l’aspettativa di vita degli italiani”.

Luca Maffei

Perfetto. La sintesi finale direi che è questa. L’Istat aumenta l’aspettativa di vita. Contrari i sindacati.

  


  

Al direttore - Ammirevole la tolleranza del presidente Grasso nei confronti di colleghi sguaiati e inutilmente aggressivi. Molto meno, invece, la sua insofferenza alla pacata ricostruzione, suggerita nel civilissimo intervento del senatore Di Maggio, sulle dimissioni del presidente del Senato dell’epoca in tempi di fiducia sulla legge “truffa”. Per stare ancora poi al merito delle questioni storiografiche, ben venga l’evocazione del centenario della Rivoluzione di ottobre, ma perché tanta disattenzione per la rivoluzione di febbraio? Anche in Russia il liberalismo qualche incidenza la ebbe, almeno in termini di storia del parlamentarismo. E nessuno quanto il comunista senatore Tronti lo sa e poteva mesi addietro ricordarlo all’Aula del Senato.

Luigi Compagna

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