Che bello il nuovo contenitore di Repubblica, sui contenuti c'è da lavorare
Le lettere al direttore Claudio Cerasa del 23 novembre
Al direttore - Gli scioperi alla fine sempre di (black) friday.
Giuseppe De Filippi
Al direttore - L’influenza è cominciata. Ad oggi dai dati dei medici sentinella si evincono 290 mila casi di influenza già verificatisi, ma i laboratori virologici registrano un solo campione positivo su 65 analizzati, l’1,5 per cento. Dunque 290 mila casi di influenza sono in realtà 4-5 mila. Così la pubblicità per il vaccino antinfluenzale della regione Lazio sarà pure meravigliosa, ma ci si chiede quale sia l’obiettivo di un vaccino tipizzato secondo i virus della stagione epidemica precedente e diretto contro un’influenza stagionale che a momenti neppure esiste.
Roberto Volpi
Al direttore - Lo schema dell’immensa, e sempre tragica, partita mediorientale è di lampante evidenza. Da una parte Russia-Iran-Assad-Hezbollah. Dall’altra Usa-Israele-Arabia Saudita. Un avvitamento che risucchia verso un conflitto inaudito perché globalizzato. E forse imminente. E così come è sempre più netta, grazie al tempo che cesella, la distrazione, chiamiamola così, dolosa ma strategica (pro domo sua) di Barack Obama in questa partita, rimane tutta da definire la presenza di Trump. Ha spostato in senso tradizionale (Israele e sunniti) l’asse americano – e il business è importante – ma alla fine è Putin a distribuire le carte in questi giorni nella sua Sochi. Se non ci sono, né ci possono o potranno essere, bilaterali fra Trump e Putin non è solo a causa del Russiagate.
Luca Rigoni
Al direttore - Alla Grillo-Di Maio-Associati e dissociati hanno tirato un sospirone di sollievo quando il papa laico Eugenio unico ha promulgato, urbi et orbi, la scelta su Berlusconi.
Valerio Gironi
Scalfari ha capito quello che in molti anche nel giornale fondato da Scalfari non hanno ancora capito: alle prossime elezioni il nemico contro il quale la classe dirigente dovrebbe avere la forza di combattere non è un nemico incerto vagamente definibile come “le nuove destre” (Salvini le elezioni non le vince, semmai le vince il Cav.) ma è un nemico facilmente identificabile con un movimento eversivo che vuole superare la democrazia rappresentativa. La ragione per cui molti osservatori faticano a orientarsi in questo percorso è perché quando osservano il nemico contro il quale combattono a volte si ritrovano di fronte a uno specchio. E combattere chi un po’ ti assomiglia (pensante alla giustizia, pensate alla questione morale) non è facile. E se la nuova Rep. (bellissima) vorrà stare al passo con il carattere di Eugenio, di strada ne deve fare.
Al direttore - L’avvenuto: Renzi incontra Macron e, questi, al capo del Pd: “Ferma i grillini”. Il probabile: Berlusconi incontra Merkel e, costei, al capo di FI: “Ferma i grillini”. Nazareno europeo. Applausi.
Alberto Bianchi
Al direttore - Caro Cerasa, adesso noi italiani stiamo riscoprendo la Francia, con Macron imperante. Solo che non mi pare che Renzi e compagni abbiano in mente il modello francese per l’Italia. Basta guardare alla legge elettorale recentemente approvata o allo stesso assetto costituzionale francese con la repubblica semipresidenziale. Non solo: a suo tempo Da Gaulle veniva presentato come persona autoritaria. Ricordo a tale proposito, da giovanissimo, gli “strali” contro Amintore Fanfani, come De Gaulle italico. E’ cambiato tutto adesso visti i rapporti stretti di Renzi con Macron? Bene, ma cerchiamo di copiare il sistema collaudato francese e non la solita minestra all’italiana.
Giovanni Attinà
Paro paro.