La borghesia, De Bortoli, il grillismo. Ci sarà neutralità, sì o no?
Le lettere al direttore Claudio Cerasa del 24 novembre
Al direttore - Insomma in Sicilia più che voto era whistleblowing.
Giuseppe De Filippi
Al direttore - Il Papa ieri ha insistito nella sua omelia in Santa Marta, sempre sulla scorta biblica del libro Maccabei, contro la colonizzazione culturale, il ripartire dallo zero dei criteri di interpretazione della realtà, la cancellazione della memoria. Una guerra culturale alla colonizzazione ideologica possibile a suo dire per il coraggio e la resistenza delle madri, delle donne, più forti degli uomini. Francesco ha ristabilito per la seconda volta in tre giorni un nesso critico ratzingeriano e giovanpaolino tra storia biblica e tempi moderni, insomma è stato felicemente oscurantista, dopo la tirata dell’altro ieri qui segnalata, in particolare sull’aborto, e inimicissimo si è mostrato al politicamente corretto iperilluminista che dilaga nel mondo. E se gli altri giornali se ne accorgessero? Saluti cordiali.
Giuliano Ferrara
Al direttore - Quelli che si stracciano le vesti ogni due per tre inarcando sopracciglia e puntando ditini contro i cosiddetti “impresentabili”, gli stessi per capirci che stanno sbertucciando Eugenio Scalfari per aver detto una cosa di semplice buon senso e realismo politico, ossia che tra Grillo e Berlusconi voterebbe Berlusconi, prima di (s)parlare farebbero bene a riflettere e meditare a lungo su un fatto: il fatto cioè che c’è una differenza abissale tra un comune sciolto per mafia e un bambino sciolto (nell’acido) dalla mafia. Prima lo capiscono e meglio sarà per tutti. In primis per onorare col dovuto rispetto la memoria di chi della mafia, quella vera, è stato vittima sul serio. Il resto sono chiacchiere e distintivo. A meno che qualcuno di lorsignori non creda sul serio che nel pubblico dovremmo comportarci diversamente da quanto accade nel privato, dove ad esempio dovendo scegliere se farci operare da un chirurgo bravissimo ma che si fa pagare in nero e uno onestissimo ma che è una schiappa, tutti – e dico tutti – sceglieremmo (scegliamo) il primo senza pensarci due volte. O sbaglio?
Luca Del Pozzo
Al direttore - Sono di questi giorni la notizia della mancata approvazione da parte del Consiglio di sicurezza della risoluzione che prorogava di un anno il mandato della Commissione alla quale era stato affidato il compito di accertare i responsabili della detenzione e dell’utilizzo di armi chimiche in Siria, e quella della condanna del generale serbo Mladic. Come si spiegano il diverso spazio attribuito alle due notizie e soprattutto il diverso peso dei commenti e delle reazioni politiche? Sarà perché la giustizia penale internazionale – con i presupposti ideali e l’armamentario operativo (i concetti di guerra giusta e regime change, l’interventismo e le operazioni di polizia internazionale) che ne erano, dovevano essere, i presupposti – deve essere considerata ormai come una cosa del passato e per il passato, da brandire, in caso, soltanto contro un soldato un generale o un ministro israeliano? Oppure il contegno con il quale – fatte salve poche eccezioni – è stata data e commentata la notizia proveniente da New York è anche un modo, se non dignitoso almeno coerente, di riconoscere che il voto del Consiglio di sicurezza con il veto russo è il punto di arrivo, non inatteso e in qualche misura prevedibile, del percorso che l’occidente ha imboccato alla fine del 2013 per scongiurare, come si diceva allora, la “terza guerra mondiale”, con buona pace dei siriani e non solo?
Marco Eramo
Al direttore - “Il ritorno di Berlusconi – ha twittato ieri, Ferruccio de Bortoli – ora manca solo l’endorsement della Procura della Repubblica di Milano”. E adesso chi glielo spiega ai… travagliati oppositori dello “sdoganamento” di B. che essi rischiano di somigliare agli ultimi giapponesi nella giungla, 40 anni dopo la fine della guerra? Chapeau a don Eugenio Scalfari che, ancora lucido a 93 anni, ha accantonato i vecchi rancori. E ha spiegato che insistere sull’antiberlusconismo rischia di fare… Ingroiare alla sinistra, pura, dura e de’ procura, altre esiziali batoste.
Pietro Mancini
Eugenio Scalfari considera il Movimento 5 stelle il male maggiore per il nostro paese e come si sa qui sottoscriviamo. Sarebbe bello sapere se Ferruccio de Bortoli la pensa allo stesso modo o no. La domanda a cui rispondere in fondo è semplice: la borghesia italiana alle prossime elezioni resterà neutrale o no di fronte a un partito eversivo? Sì o no: basta anche un tweet.