La tv e i programmi che parlano alla pancia. Perché non alla testa?
Al direttore - Complimenti davvero per il tuo editoriale di ieri. I talk-show creano un mondo autoreferenziale, con la solita compagnia di giro, e soprattutto deformante quello reale. L’unica giustificazione è che il talk-show spazzatura alza l’audience con poca spesa. Nonostante questo, condivisi che fosse alleggerita la loro presenza in Rai. Ora occorrerebbe fare il secondo passo: programmi davvero prima di informazione e poi di discussione. Un solo esempio di scarsa informazione: quanti conoscono l’attuale normativa sulla cittadinanza agli emigrati? Ottimo anche l’articolo sulla Casaleggio. C’è da lavorarci molto su. Altro che le fake news. Il tema è quello dell’uso dei database in politica. Un nuovo universo di organizzazione della politica e del potere. Cari saluti.
Massimo De Angelis
La sfida in fondo è semplice: fare dei programmi che parlino anche alla testa e non solo alla pancia delle persone. E dato che i programmi che parlano alla pancia alla fine fanno anche ascolti flop, di solito, tanto vale provare l’alternativa. No?
Al direttore - Contro Telesfascio, Teleorgoglio? Giusta l’analisi del Foglio. L’appello, ultralegittimo, però quanto è ricevibile? A quelli di una certa generazione, viene subito in mente la Rai di Bernabei. Magnifica. Tg puliti, pulitissimi, speciali strepitosi à la Zavoli, fra i tanti ben girati e levigati, sceneggiati coi fiocchi, didascalici alcuni, ultraletterari altri (Manzoni, Tolstoj, Fogazzaro, figurati Gomorra), capolavori televisivi altri ancora (i Maigret, i Nero Wolfe). La Grande Prosa in prima serata (da Strehler a Squarzina). Però, però. Erano pulite e rassicuranti, ad esempio, anche le previsioni meteo di Bernacca. Forse non tutti lo rammentano, talvolta venivano “ritoccate” per eccesso di responsabilità civica: tempo peggiore del reale, per non mettere tutti in macchina nei giorni di traffico oggi definiti dai bollini. Teleducazione (magnifica) cominciò a scricchiolare col tv color (ricordare chi ne ritardò l’arrivo in Italia), con la spartizione politico-parlamentare delle reti e tg Rai, con la cosiddetta “zebratura” di direzioni, ruoli, gerarchie, programmi. E poi esplose con le tv private e la tv privata del Biscione. E poi si sbriciolò con Mani pulite, quando saltarono via via tutti o quasi i rapporti di potere, le appartenenze, le piccole grandi gratitudini e abitudini (politiche, sindacali, le altre lasciamo perdere) di carriera. E i conduttori dei talk poterono andare a ruota libera. Le Piazze! La politica bacchettava, ma chi se ne fregava più. Anche Ferrara giocava col trash e la monnezza. Ecco. E’ una sintesi, schematica, forse estrema. Oggi siamo, per chi ancora guarda la tv in salotto, al Millecanali. Mille e più di mille. Mille Teleorgogli? Ce n’è bisogno? E’ una domanda, nemmeno retorica.
Luca Rigoni
Capisco la giusta provocazione ma dissento. Un conto è usare la monnezza per far ragionare, un conto è usare ragionamenti farlocchi per diffondere monnezza. Tra la tv che gioca con il trash e la tv che veicola il trash c’è una differenza mica male. La prima tv può essere una grande alternativa alla tv delle fake news, la seconda di solito è la migliore alleata dei fake show. Chi trova per primo la formula giusta per far ragionare, anche con un po’ di splendida monnezza coreografica, fa bingo.
Al direttore - Ho letto solo con ritardo, e me ne scuso, la “garbata” risposta dell’anonimo ufficio stampa delle Ferrovie al mio articolo sulla fusione Ferrovie-Anas. Innanzitutto grazie per avermi ricordato il nome di Renato Mazzoncini che colpevolmente lo avevo lasciato alla direzione dell’Agenzia della mobilità di Firenze (si pensi che anche io sono “fiorentino di adozione” essendomi specializzato in malattie nervose e mentali nel vecchio manicomio di San Salvi a Firenze e chissà che un giorno…). Sul piano della sostanza inviterei l’ufficio stampa a consultare il Ragioniere generale dello stato Daniele Franco che mi ha confermato che l’Anas resterà dopo la fusione nel perimetro della Pubblica amministrazione senza contare che una volta uscita dal perimetro dello Stato, quando sarà, le concessioni per la gestione delle strade italiane dovranno essere messe a gara. Infine registro con piacere che l’ufficio stampa fa da consulente alle regioni Umbria e Marche ma sarebbe il caso che il cda delle Ferrovie chiedesse al governo la fusione con le restanti 62 ferrovie concesse perché il suo mandato è ammodernare l’intero sistema del trasporto su ferro, non altro! Noi, in contrasto anche con alcuni autorevoli amici, finanziammo l’alta velocità voluta da Lorenzo Necci ed Ercole Incalza e ne siamo orgogliosi, ma ci piange il cuore registrare inadeguate manutenzioni come sa uno dei consiglieri al quale più volte mi sono rivolto.
Paolo Cirino Pomicino