L'Europa e i sondaggi che si seguono o si cambiano. Risatine su Di Maio
Al direttore - Di Maio dice che l’asse franco-tedesco si è indebolito. Risatine.
Giuseppe De Filippi
Al direttore - Mai un’elezione politica italiana è stata così “spinelliana” come quella del 4 marzo. Cedere alle illusioni di un isolamento sovranista per niente splendido? O essere al centro del rilancio federale e politico europeo? Italia integrata e forte in Europa? O Italia “indipendente” e debole a casa propria? Per questo, auspico che tutte le forze che riconoscono l’interdipendenza dell’Italia e si riconoscono nella storica scelta europea dell’Italia stiano dalla stessa parte. L’Europa non è semplicemente “un tema” della campagna elettorale. L’Europa è al centro di tutte le principali scelte da fare: lo stato di diritto, la moneta, la crescita, l’immigrazione, il cambiamento climatico, il digitale, la cultura, la ricerca, la difesa, la sicurezza, la politica estera… Vogliamo riprendere il controllo, riformando l’Unione europea? O vogliamo chiuderci nei nostri angusti confini nazionali illudendoci di poter uscire dall’Europa, dal mondo e in definitiva dalla storia? Dobbiamo costruire ad esempio un’Europa più democratica, fermando la deriva intergovernativa dell’ultimo decennio e rafforzando il ruolo del Parlamento europeo, anche attraverso quelle liste transnazionali proposte già nel 2016 dal governo italiano e poi riprese da Macron. Il Pd e +Europa devono stare dalla stessa parte: quella degli Stati Uniti d’Europa contro il sovranismo neo nazionalista, salvinian-lepenista o qualunquista pentastellato che sia. Ognuno nel rispetto della propria identità e su basi di pari dignità. Auspico vivamente che una grande personalità europea come Emma Bonino sia nostra alleata. La stessa iniziativa “Forza Europa”, andava nella direzione giusta. Per me poi, doppia tessera Pd-Partito radicale da molto tempo, riforma europea e riforma democratica devono andare di pari passo. E molto possiamo fare anche in queste settimane. In Europa, batterci per la difesa dello stato di diritto. In Italia, per più democrazia e sovranità al cittadino: referendum, partecipazione, trasparenza sono i temi della legge di iniziativa popolare dei Radicali Italiani su cui il Pd potrebbe impegnarsi, come primo atto di un’alleanza politica per l’Europa, la democrazia e i diritti civili. Quei diritti che hanno caratterizzato l’intera legislatura appena chiusa, dalle unioni civili al testamento biologico. E punto di partenza di una futura maggioranza liberale e sociale, progressista ed europeista, che possiamo e dobbiamo costruire “qui e ora”.
Sandro Gozi, Partito democratico
Lei auspica, macronianamente, che le forze europeiste corrano assieme per non disperdere le energie. Giusto e comprensibile. Le chiedo però, macronianamente, una cosa semplice: una volta stabilito il perimetro, qual è il sogno che il Pd, con più o meno Europa, offre ai suoi elettori? Macron non ha vinto solo facendo leva sulla paura che vincesse l’avversario ma ha vinto facendo leva su un sogno: riformare l’Europa, trasformare la protezione europea nella migliore risposta al protezionismo sovranista. Lo ha fatto diventare un simbolo, un marchio, un brand. Il Pd, dal suo punto di vista, fa bene a volersi schierare con +Europa ma dovrebbe avere la forza di mettere in campo un’idea capace di far capire agli elettori che la vera sfida di questa campagna elettorale è quella tra apertura e chiusura. Non è facile fare una campagna europeista, in un paese che secondo tutti i sondaggi è ogni giorno un po’ meno europeista, ma oggi come non mai bisogna ricordarsi una lezione della politica: i sondaggi si seguono oppure si cambiano. Buona fortuna.
Al direttore - Le idee anti populiste non funzionano, certo. Caro Ferrara, quello che non funziona, non ha mai funzionato, se non come successione temporale e transeunte, è il perenne tentativo ontologico della mente umana di universalizzare un’idea, un mito, una cultura, una religione, una dottrina, una visione del mondo e della sua organizzazione politico-sociale. La rete? Farà la fine de “l’Etat c’est moi”. Non può funzionare perché equivarrebbe a eliminare la legge dei contrari che la gerarchia esprime al meglio. Banalizzo tutto nella legge dell’alpinista: “Se arriva all’apice della vetta, o si ferma lì e muore d’inedia o, se vuol continuare a muoversi, deve ridiscendere a valle”. Come dire: va benissimo ma non serve. E’ ovvio, l’impianto mitico/culturale/antropologico/storico del modello della monarchia inglese, cagnolini di Elisabetta II inclusi, ha un senso e una validità solo nei suoi perimetri propri. Niall Ferguson permettendo.
Moreno Lupi