Per chi vota la Cei? Una storia da Salerno, utile per il Csm

Al direttore - Pare e dico pare, che in Vaticano sia arrivata una mail con i nomi dei futuri cardinali da nominare. Cortesia ecclesiale.

Valerio Gironi

 


 

Al direttore - Il capo della procura di Salerno Corrado Lembo rischia il trasferimento per incompatibilità ambientale a causa della candidatura di suo figlio nel Pd a sindaco di Campagna un paese della provincia. Una pratica in tal senso è stata aperta su impulso del Movimento cinque stelle. Nessun “fascicolo” invece l’organo di autogoverno dei giudici ha aperto in relazione a Tommaso Buonanno capo della procura di Brescia dopo che un figlio è stato arrestato a Bergamo con l’accusa di rapina e un altro figlio è indagato in una vicenda di spaccio di droga tra i tifosi dell’Atalanta. Nei giorni scorsi in una nota la sezione dell’Anm di Brescia aveva espresso “disagio” per la situazione creatasi pur esprimendo solidarietà al procuratore dal punto di vista umano. In un dibattito tra i pm di Brescia era stata ipotizzata una situazione di “incompatibilità oggettiva”. Buonanno fa il capo della procura nella città che è anche sede della Corte d’appello dove nel distretto rientra anche Bergamo. Il procuratore si è messo in ferie fino al primo di aprile anche perché nei prossimi giorni ci sarà l’udienza del Riesame sul caso di suo figlio proprio a Brescia. Il quadro appare ancora più inquietante se si pensa che già nel giugno del 2016 il consigliere togato del Csm Nicola Clivio aveva sollecitato l’apertura di una pratica in relazione alla situazione ambientale della procura di Brescia dove nove sostituti in poco tempo avevano chiesto e ottenuto di lasciare l’ufficio mentre era andato deserto il bando per occupare tre posti. Clivio chiedeva che della vicenda si occupassero la prima commissione per la questione ambientale e la terza commissione per la copertura dei posti. Va ricordato che Buonanno era stato nominato a capo della procura di Brescia dopo essere stato indagato e prosciolto dallo stesso ufficio in qualità di procuratore di Lecco sulla base di una denuncia presentata per sequestro di persona da parte del figlio finito in una comunità di recupero per tossicodipendenti e recentemente arrestato a Bergamo per rapina. Clivio chiedeva di far luce sulla “fuga” dei pm da Brescia e su eventuali “criticità strutturali e ambientali”. La richiesta del consigliere restava inascoltata e il Csm non si è mosso nemmeno dopo gli ultimi sviluppi di cronaca: diverso è stato il comportamento dell’organo di autogoverno in riferimento alla procura di Salerno dove evidentemente ha pesato il richiamo della campagna elettorale in corso.

Frank Cimini

 


 

Al direttore - Finalmente ci siamo. Domenica si vota. Dico finalmente perché forse mai come in questa occasione il tasso di propagandismo che normalmente connota una campagna elettorale ha toccato vertici di inarrivabile vuoto pneumatico. Non vorrei essere nei panni di quei giovani che andranno a votare per la prima volta. Che idea si saranno fatti, non dico dei politici che quella è pressoché scontata anche grazie alla perdurante e maleodorante polemica anti casta che tutto omologa, ma più in generale della politica italiana? A occhio, non bella, direi. E anzi piuttosto sconfortante. Alzi la mano, tra i giovani che domenica voteranno, chi da grande sogna di fare il politico come si può sognare, chessò, di fare l’ingegnere, il medico, il geologo, l’avvocato, l’insegnante, ecc. E dire che la politica, come spesso ricorda il magistero della chiesa, è la più alta forma di carità perché attiene al bene comune, al bene di tutti. E perciò stesso dovrebbe essere tenuta in altissima considerazione. Se ciò non accade non è però solo colpa dei politici. Perché poi, diciamo le cose come stanno, ogni paese ha la classe politica che si merita. O se si preferisce, ogni classe politica è specchio fedele della società civile, con buona pace di certa iconografia romantico-idealista. Il che, per certi aspetti, è anche positivo. Perché così si evita di idolatrare la politica – ciò in cui è consistito l’errore delle ideologie del XX secolo – riponendo in essa chissà quale potere salvifico. Anche per questo, quando domenica metterò la fatidica crocetta sulla scheda elettorale, da cattolico mi atterrò al buon vecchio e sano principio del male minore, posto che di bene manco l’ombra. E dire male minore significa dire escludere a priori chi ha promosso e promuove, direttamente o indirettamente, politiche che contrastano con quei principi etici non negoziabili, richiamati dalla Nota dottrinale della congregazione per la Dottrina della fede sull’impegno dei cattolici in politica del 2002 e, più ancora, dal celebre discorso di Benedetto XVI del 30 marzo 2006 ai partecipanti al convegno del Partito popolare europeo. Sotto questo profilo, è oltremodo strabiliante l’assordante silenzio della chiesa italiana (con l’eccezione di qualche recente uscita di cui avremmo fatto volentieri a meno), in verità più eloquente di tante parole. Qui non si tratta, in nome di una ragion politica cinica e miope, di fare argine contro presunte derive populiste, che per quanto mi riguarda sono in ogni caso un rischio accettabile in democrazia; si tratta piuttosto di fare argine contro la deriva antropologica, questa sì certa e inconfutabile, che soprattutto nell’ultima legislatura ha subìto un’accelerazione impressionante. E che se il responso delle urne dovesse andare in una certa direzione, sarebbe destinata a proseguire. Questa, e solo questa è la posta in gioco. Oggi come in passato la scelta per i cattolici resta la stessa: considerare la fede un qualcosa di intimo e personale oppure giudicare a partire da essa anche tutto ciò che attiene alla sfera pubblica. Da questo punto di vista checchè se ne dica c’è una differenza abissale tra quei partiti che i suddetti princìpi li difendono e chi invece li contrasta programmaticamente. Poi ognuno voti come gli pare e piace, ma almeno si chiamino le cose per nome.

Luca Del Pozzo

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