Cook, Jobs e la sfida a Facebook: “Se il servizio è gratis, il prodotto sei tu”

Al direttore - “Noi potremmo fare tonnellate di soldi se monetizzassimo i nostri clienti, se i nostri clienti fossero i nostri prodotti… ma abbiamo scelto di non farlo: non intendiamo trafficare nella vostra vita personale. Per noi la privacy è un diritto umano, una libertà civile”. Lo ha detto ieri Tim Cook, numero uno di Google. Non staremo forse esagerando con le fake news su Facebook?

Mauro Martini

 

Dire che Facebook è vittima di fake news è un simpatico paradosso. Ma il dato interessante, se vogliamo, è che Cook ha formulato in modo diverso quello che insegnò il suo predecessore Steve Jobs quando parlò di privacy e di servizi gratuiti. “Se il servizio è gratis, il prodotto sei tu”. In altre parole: se non volete essere trattati come dei prodotti, imparate a diffidare di ciò che è gratuito. Gran tema.

 


 

Al direttore - L’Italia raccolta in silenzio con le lacrime agli occhi, l’Italia che prega, che si fa il segno della croce, che annuisce alle parole di don Walter, alle letture degli amici affranti; l’Italia dell’ultimo applauso a Fabrizio Frizzi, si è mossa ieri, anzi si è fermata e ora torna a quel che sarà, a quel che è sempre stata, a quel ma chi lo sa. 42,7 di share, 5.174.000 incollati, toccati. Stella – la mia Stella, il caso ha voluto che si chiamasse con lo stesso nome della bambina di Fabrizio, un gran bel nome – era a letto, tosse, influenza, febbriciattole. La vicina è salita a sentire se avesse bisogno di qualcosa. Io ero a Roma. “Stella devo scendere, ha detto, devo continuare a piangere. Ho già pianto così tanto”. E’ così, non mi pare ci sia altro da aggiungere se non il fatto che quel modo nostro di essere noi ha un suo centro di raccolta che pochi si possono permettere, noi sì. Si chiama Rai, Radio televisione italiana. Il piatto in cui si mangia, il piatto in cui si sputa, ma che all’occorrenza ci racconta come nessuno può fare meglio.

Guelfo Guelfi

 


 

Al direttore - Stimolato dalla Sua non infondata “profezia” sulla possibilità di una scissione del ministero dell’Economia in due dicasteri, rispettivamente delle Finanze e del Tesoro, colgo l’occasione per aggiungere che l’evento potrebbe verificarsi anche perché non sono pochi coloro che ritengono un errore la fusione deliberata tra Finanze, Bilancio e Tesoro: tra questi ve ne sono alcuni particolarmente autorevoli e documentati, come Antonio Fazio che fa discendere questo rilievo critico pure dal tipo di politica economica e di finanza pubblica che sarebbe necessaria e che con grande rigore sta illustrando in questi ultimi mesi. La dialettica tra l’entrata e la spesa è fondamentale; il gigantismo al quale si è dato vita con l’aggregazione ha mostrato subito la corda e si è dovuto fare ricorso spesso alla figura del viceministro che presiedeva all’entrata con una sua autonomia, massima allorché si è trattato di un grande esperto in materia qual è Vincenzo Visco, nel secondo governo Prodi. In sostanza la spartizione, questa volta, non sarebbe una mera lottizzazione, ma, per corrispondere alle attese dei rispettivi elettorati, troverebbe la sua giustificazione in niente affatto sottovalutabili considerazioni di ordine istituzionale ed economico-finanziario, tali che a esse bisognerebbe dare un seguito quale che sia il governo. La Sua previsione, dunque, non appare lontana dalla realtà. La riforma della riforma dell’architettura dei ministeri, tenendo anche conto dei rapporti con le istituzioni europee, dovrebbe essere un impegno di particolare importanza. Con i più cordiali saluti e i migliori auguri per le festività pasquali.

Angelo De Mattia

Al direttore - Addio Emiliano Mondonico, addio “Mondo”. Di schietta genìa lombarda, il Mondo nasce a Rivolta d’Adda, a pochi passi da noi, solida, emblematica isola del nostro Oceano Padano. Lì abitava e lì sempre tornava, esente da ogni tentazione divistica, e moderna, aggrappato anche lui – probabilmente – alla sua robinia, alla sua roggia dal moto guizzante e oscuro. Era come lo descrivono tutti: e qualcosa di più. Per me è soprattutto un aneddoto, un fatto quasi muto – né potrebbe essere altrimenti. Era amico di Carlino, un personaggio celebre a Rivolta (anche lui, ora, tra i più), ds della squadra ciclistica del paese: ha messo in sella centinaia di ragazzi. Carlino, che parlava solo in un sincopato dialetto, omettendo volentieri i verbi, chissà perché, una domenica che proprio a Rivolta alcuni dei suoi ragazzi (tra cui mio fratello e mio cugino, poi professionista) si erano ben piazzati, incontrato per caso il Mondo in un bar del paese, gli disse: “Mondo!, chì, i fioeui, mancia!”. E Mondonico, come fosse la cosa più normale e ovvia, tirò fuori due banconote da 50 mila lire e diede la mancia ai giovani ciclisti. Ti sia lieve il campo, e l’infinita distesa verde.

Mirko Volpi

 


 

Al direttore - In relazione all’intervista pubblicata ieri preciso che il mio rilievo a Zingaretti non riguarda il programma, evidentemente oggetto di trattativa e accordo prima delle elezioni, ma la discussione sull’impianto generale della squadra di governo. Nel contempo non ho mai pronunciato la parola “scalmanati” riportata nell’occhiello, in riferimento ad alcuno dei compagni di Liberi e uguali, come peraltro si evince del testo del colloquio.

Alfredo D’Attorre

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