Bondi e il ventennio berlusconiano. I dubbi su Bardonecchia
Al direttore - Ok, Macron, pace. Dai scherzavamo su Di Maio con En Marche.
Giuseppe De Filippi
Al direttore - Sono persuaso che senza vent’anni di berlusconismo, con tanto di scandali e di fallimenti (di cui sono beninteso corresponsabile), non ci sarebbe stata l’esplosione del Movimento cinque stelle. Così come senza il rifiuto da parte del Cavaliere di onorare il patto delle riforme, Salvini non sarebbe oggi il leader della destra illiberale e l’Italia non sarebbe precipitata nel caos. Si può dire insomma a ragione che Berlusconi sia stato un apprendista stregone.
Sandro Bondi
Al direttore - Paola Taverna vicepresidente del Senato è veramente divertente: da nonno non le affiderei certo i miei quattro nipotini nemmeno per accompagnarli a mangiare un gelato, da avvocato nel mio studio potrebbe tutt’al più rispondere al telefono. Mi godrò il divertimento, che alla mia età non è poca cosa. Saluti.
Alberto Savoini
Al direttore - Dopo un atto di buona volontà: prendere sul serio Fusaro e gli intellettuali in senso lato, così non si fa torto a nessuno, la povera ragione, quella che si trova tra l’incudine della vacca vita boia quotidiana e il martello degli intellettuali, giunge alla sola considerazione logica che possa dare un senso a tutto l’ambaradan. L’uomo è affascinato, irresistibilmente, ontologicamente attratto, dall’ingannare se stesso. E pragmaticamente conclude, riavvolgendo il nastro dei millenni, che dagli stregoni delle prime tribù agli stregoni attuali è sempre stato disposto a farsi ingannare e mentire a se stesso. Non è un’anomalia, è una necessità: come respirare. Ergo. Allacciamoci nel Tango. Benvenuto sia Andrea Minuz che mette in bella e gustosa e dettagliata copia l’ambaradan e dà spunti di riflessione che escono dal piatto conformismo.
Moreno Lupi
Al direttore - I fatti di Bardonecchia mi sembrano un tantino esagerati. Il ministro francese per i Conti pubblici Gérald Darmanin ha detto che gli sconfinamenti di questo tipo sono frequenti, previsti da un accordo degli anni Novanta, e non c’entrano niente i migranti ma piuttosto il controllo del traffico di stupefacenti. Come al solito, credo, una notizia è stata esagerata e strumentalizzata. Mi domando, però: come è possibile che improvvisamente i confini siano diventati così importanti anche per quella parte politica che da anni predica “la sospensione” dei confini e celebra la libera circolazione delle persone? Vale per tutti, tranne che per le Forze dell’ordine?
Francesco Di Porto