Il dramma di un'opposizione da psicoanalisi contrapposta al governo da incubo
Le lettere al direttore Claudio Cerasa del 23 maggio 2018
Al direttore - Mi sto chiedendo se il caso del prof. Giuseppe Conte corrisponda di più alla favola del re Travicello o alla vicenda di Vidkun Quisling (l’uomo politico norvegese che divenne il simbolo del collaborazionismo col nemico del proprio paese). Probabilmente il candidato premier della maggioranza giallo-verde è una sintesi di ambedue i profili.
Giuliano Cazzola
Il Conte Tacchia. Regia di Sergio Corbucci.
Al direttore - A proposito di una opposizione a un governo che il Foglio da tempi non sospetti definisce “da incubo”, lo slogan c’è già: Se non ora, quando? (Stupisce, però, l’afasia di quelle piazze allora così vivaci e gremite).
Luca Rigoni
Il dramma vero, dramma concreto, sarebbe quello di avere, di fronte a un governo da incubo, un’opposizione non solo da incubo ma anche da psicoanalisi.
Al direttore - Ottimo l’appello dell’Associazione Copernicani rilanciato il 22 maggio sul Foglio da Stefano Quintarelli. Anche quando si parla di “innovazioni”, come di ricerca scientifica, l’Italia ha bisogno di riforme radicali strutturali che siano, tra le altre cose, rispettose del dettato costituzionale. Il processo decisionale deve basarsi su evidenze, fatti studiati, condivisi e verificati con e da chi ne sa, falsificati e riprodotti in un confronto che vada oltre le frontiere nazionali in modo da promuovere misure di governo che vadano alla radice di fenomeni fornendo risposte adeguate per merito e metodo a questioni complesse. Gli interventi sul genoma, le biotecnologie umane, animali e vegetali, la ricerca scientifica pura, gli stati non ordinari di coscienza nonché le applicazioni dell’intelligenza artificiale agli ambiti civili e politici e a quelli economici, sociali e culturali abbisognano di norme chiare e di prospettiva. Queste regole saranno efficaci ed efficienti se saranno frutto di un dialogo tra scienza e “democrazia” all’insegna della protezione e promozione della libertà e della non discriminazione nel godimento delle più recenti scoperte. Una commissione parlamentare permanente e un ministero dedicati esclusivamente a scienza, tecnologie e innovazione potrebbero essere un buon inizio da accompagnare con un massiccio investimento nell’educazione scientifica. Dopotutto ci aspetta il governo dei cambiamento, no?
Marco Perduca
Al direttore - Fonti autorevoli di Largo del Nazareno mi hanno assicurato che il congresso straordinario del Pd si terrà a Lourdes. Finalmente una scelta giudiziosa.
Michele Magno
Che cos’è il Pd?
Al direttore - Dall’archivio di Radio Radicale si può recuperare quanto ha detto l’allora ministro – ora presidente del Consiglio dei ministri – in pectore Giuseppe Conte alla presentazione della squadra del governo 5 stelle, e in particolare il modo nel quale ha concluso il suo intervento: “(…) da ultimo di concerto con il responsabile del dicastero dell’Istruzione dovremo senz’altro quanto prima rivedere, pressoché integralmente quel che riguarda soprattutto la disciplina del personale, la riforma della cattiva scuola”. Si tenga a mente che il professore in procinto di essere presidente del Consiglio incaricato sa come si strappa il plauso della platea, e soprattutto che (era) è ben consapevole che con qualche artificio retorico e un’agenda prima di tutto ed essenzialmente “decostruttiva”, si possono tenere insieme i sostenitori delle riforme della scuola e dell’università Gelmini (con Tremonti a stringere i cordoni della borsa e dettare legge) e chi come il Movimento 5 stelle, temprato da un’opposizione radicale e senza condizioni all’operato di quell’esecutivo, così come di quelli successivi, è divenuto primo partito ed è pronto ad andare al governo.
Marco Eramo
Al direttore - Se Giuseppe Conte, al di là della verifica curriculare che alcuni richiedono e della relativa fondatezza, sarà nominato presidente del Consiglio è naturale che egli non potrà essere un semplice sottoscrittore di un “contratto per adesione” che gli presenteranno i “vincitori” del 4 marzo. Da civilista stimato, egli sa bene cosa significherebbe, rispetto alle alte funzioni fissate dalla Costituzione, una mera adesione al contratto in questione. Non potrà certamente essere un “missus”, “quasi per litteram”, dicevano gli antichi giuristi: in questo caso, “quasi per contractum”. L’esposizione del programma che dovrà fare per l’ottenimento della fiducia delle Camere dovrà essere una dimostrazione, pur avendo a base il “contratto” – e nel raccordo con i ministri la cui nomina dovrà proporre al presidente della Repubblica non come bella e già decisa dai “vincitori” – della sua autonomia intellettuale, istituzionale e funzionale, se si vogliono rispettare le alte attribuzioni del presidente del Consiglio. E’ un passaggio assai delicato, per l’inversione degli atti e dei comportamenti che le due formazioni politiche hanno determinato. E’ sperabile che non derivino da ciò danni ulteriori ai circuiti istituzionali che non integrerebbero soltanto una questione meramente formale. Con i più cordiali saluti.
Angelo De Mattia