Il metodo Stamina applicato all'economia. In difesa di Mattarella, con un ma
Le lettere al direttore Claudio Cerasa del 30 maggio 2018
Al direttore - Un’altra Europa con Oettinger.
Giuseppe De Filippi
Al direttore - Il contratto giallo-verde sta alla soluzione dei problemi del paese come il metodo Stamina alla cura del cancro.
Giuliano Cazzola
Quando applichi all’economia il metodo Stamina i risultati sono purtroppo gli stessi di un malato curato con medicine alternative. Di solito, non finisce bene.
Al governo - Il governo Conte avrebbe fatto esplodere tutte le loro contraddizioni. Però oramai sembra andata. Pensiamo al futuro. Il messaggio dell’austerity non è il messaggio giusto oggi, perché non è la ricetta giusta per l’Italia. Bisogna (ri)mettere al centro la crescita economica e spiegare la nostra idea di futuro e di riforma dell’Italia e della governance europea. I “populismi” indicano alcuni problemi che ci sono; sono le soluzioni che propongono che sono, in tanti casi, sbagliate e pericolose. Dobbiamo rispondere ai “populismi” con i colori dell’estate, con il futuro, non con il grigio e lo status quo.
Andrea Tavecchio
Forse, semplicemente, non bisognava arrivare al punto da trasformare in vittime i carnefici dell’economia. Il problema degli anti populisti, poi, esiste eccome. Sono tutti anti. Anti sovranisti. Anti nazionalisti. Anti anti sistema. Anti anti Europa. Anti anti euro. E quando un’identità si definisce in base alla sua negazione significa che purtroppo quell’identità forse comincia a non esistere più.
Al direttore - Domanda: si può essere politicamente alternativi a Salvini e al Movimento 5 stelle e al contempo dire che Mattarella ha sbagliato?
Marco Sala
Ha sbagliato non a dire di no a un ministro che teorizzava l’uscita improvvisa dall’euro. Ha sbagliato a creare un contesto all’interno del quale il custode delle istituzioni è stato legittimato a custodire le istituzioni solo nella misura del silenzio. E quando ha parlato bene, il presidente, ha parlato troppo tardi.
Al direttore - Mai come ora l’Italia ha bisogno di calma e di saggezza e la sua classe dirigente, nessuno escluso, deve praticare queste virtù repubblicane. Chi non dovesse farlo, piaccia o no, si pone fuori dal perimetro dell’interesse nazionale e del circuito democratico. Rileggere, infatti, ossessivamente gli ultimi 80 giorni altro non farebbe che esacerbare le diverse opinioni con tutto quel che ne consegue sul piano politico e parlamentare. Inoltre mai come nelle ultime settimane nessuno può scagliare la prima pietra vista la somma di irritualità e di anomalie procedurali che ne hanno costellato il lento scorrere dei giorni. Potremmo enunciarle anche se sono note a tutti, ma nel caso attizzeremmo per primi il fuoco delle polemiche mentre l’unico consiglio di cui far tesoro oggi è rileggere con profondità e acume la nostra Carta costituzionale con la sua divisione dei poteri e con i suoi vincoli sulla tutela del risparmio, sul rispetto dei trattati internazionali e sul famosissimo articolo 81 sulla copertura finanziaria per ogni nuova spesa o minore entrata. Nei momenti delicati il ritorno alla lettura della nostra Carta costituzionale che ci ha consentito 70 anni di pace, di sviluppo e di crescita civile è d’obbligo. Va da sé che la volontà politica espressa dalla sovranità popolare può metter mano a ogni cosa ma quel potere va esercitato nell’ambito delle procedure e delle regole vigenti. Per testimoniare ciò che diciamo è utile un piccolo ricordo antico. Nel giugno del 1992 nelle lista dei ministri portata al presidente della Repubblica da Giuliano Amato noi eravamo alla guida del ministero del Lavoro. Oscar Luigi Scalfaro per motivi squisitamente politici cancellò il nostro nome dopo aver parlato con Giulio Andreotti telefonicamente (sentimmo a viva voce quella dolorosa discussione) senza specificare alcun motivo concreto peraltro inesistente tranne quello di aver avversato la sua salita al Colle. Al nostro posto entrò Vitalone ma appena tre giorni dopo Oscar Luigi Scalfaro era presente al matrimonio di nostra figlia Claudia. Sul piano politico un aneddoto certamente minore ma i comportamenti furono tutti improntati al rispetto con dolore, alla calma e alla saggezza sapendo che la politica, come diceva Fanfani, ha le sue Pasque e le sue Quaresime. Oggi ogni protagonista di questo scontro istituzionale dovrebbe rileggere tra sé e sé tutti i passaggi delle ultime settimane per comprendere i propri strappi procedurali e la pazienza altrui e se Parigi valeva una messa, un governo poteva valere un ministro. Visto che abbiamo apprezzato come il governo del cambiamento aveva scelto autorevoli personaggi della nostra generazione per attuarlo, quella saggezza e quella capacità di conoscere se stesso e i propri limiti deve continuare ad ispirare la politica dei prossimi mesi. Chi semina vento raccoglie tempesta e se la politica è ancora intellegibile i presunti vincitori di ieri lo saranno anche domani e se oggi creeranno un caos istituzionale saranno essi stessi a dover sciogliere domani la matassa che vorrebbero ingarbugliare. E il vento del consenso facilmente cambia direzione in particolare in politica allorquando i vincitori invece di diffondere certezze e stabilità dovessero diventare incendiari furibondi. Un’ultima considerazione sul potere dei mercati finanziari. Noi siamo stati tra i primi, e siamo ancora oggi tra i pochi a denunciare le gravi distorsioni che il capitalismo finanziario genera nell’economia reale e nella coesione sociale delle comunità nazionali ma siamo anche tra quelli che sanno che battaglie contro quello che definiamo il figlio degenere dell’economia di mercato vanno fatte non con l’anatema e con i colpi di ariete ma con un’offensiva di persuasione verso gli altri stati, le forze politiche e sociali e verso gli stessi protagonisti di quel capitalismo deteriore offrendo loro convenienze diverse e tali da coinvolgere nel benessere anche i ceti più deboli e più disarmati. Bisogna scalare una montagna di poteri intrecciati e chi sa di montagna sa anche che essa richiede calma, tenacia e coraggio per raggiungere una vetta che sembra irraggiungibile. Tutte virtù che la politica vera richiede e impone a chiunque e senza delle quali saremmo solo dinanzi a movimenti scomposti che svanirebbero con la stessa velocità con la quale sono cresciuti.
Paolo Cirino Pomicino