Le paure comprese dai populisti e le risposte da circoli degli scacchi. Ma cosa ha detto davvero Oettinger?
Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa
Al direttore - I 5 stelle: Savona ai savonesi!
Giuseppe De Filippi
Al direttore - Ci definiamo ladri, corrotti, evasori, mafiosi, concorrenti esterni ad associazioni malavitose, colpevoli fino a prova contraria, oppressi dai privilegi altrui, dalle diseguaglianze, dalla burocrazia e dalla precarietà. Eppure se qualcuno, all’estero, ci chiama “scrocconi’’ insorgiamo come un sol uomo al grido “non passa lo straniero’’. Mentre le considerazioni di Oettinger (che a me sembrano ovvie constatazioni di ciò che accadrà inevitabilmente sui mercati) hanno suscitato una corale indignazione, le ingerenze di Steve Bannon, venuto apposta dagli Usa a farci la lectio magistralis di “populismo applicato’’, vengono salutate come un contributo alla democrazia diretta e sovranista.
Giuliano Cazzola
Frase esatta di Oettinger: “Quello che temo e che penso accadrà è che le prossime settimane finiscano per mostrare drastiche conseguenze nei mercati italiani, sui titoli e sull’economia, così vaste che dopotutto potrebbero spingere gli elettori a non votare per i populisti di destra e di sinistra. C’entra la possibile formazione del governo. Posso solo sperare che questo abbia un peso nella campagna elettorale e che mandi un segnale perché non venga data la responsabilità di governare ai populisti di destra e di sinistra”. Si può non essere d’accordo?
Al direttore – A proposito della corretta analisi delle Considerazioni finali del governatore Ignazio Visco pubblicata sul Foglio del 30 maggio, non è un mero scrupolo formale aggiungere che, a proposito dei rapporti con l’Unione europea, Visco, in diversi passaggi, ha auspicato un ruolo diverso dell’Italia, chiedendo innanzitutto una presenza autorevole del paese nel dibattito sulla ridefinizione degli assetti normativi e istituzionali della stessa Unione e, poi, affermando che le norme possono essere discusse e criticate e che vanno migliorate, naturalmente nel rispetto, innanzitutto, dei trattati. E’ vero: il destino dell’Italia è quello dell’Europa, ha detto il governatore, ma quest’ultima deve rivedere gli strumenti esistenti e crearne di nuovi. La fiducia, bene insostituibile, alla quale le Considerazioni finali fanno riferimento in numerosi passaggi come mai era accaduto in passato, non si rafforzerebbe con un’eventuale accettazione passiva di ciò che decidono le istituzioni europee. Gli stessi trattati, conseguendo le necessarie convergenze – operazione certamente non facile – sono pur sempre modificabili. Possiamo avere idee diverse su quanto è accaduto con la candidatura di Paolo Savona a ministro dell’Economia. Il Foglio, come da tradizione, ha detto la sua sostenendola con argomentazioni importanti, a volte suggestive; altri che hanno una consuetudine con il Suo giornale, “quorum ego”, sono di parere diverso, ritenendo che su Savona si sia riversata una valanga di fake news che ne ha alterato il pensiero e soprattutto ha trascurato la sua figura di uomo delle istituzioni, aperto a mediazioni con realismo e pragmatismo. Ma il danno che questa vicenda e i suoi quasi pirandelliani sviluppi possono provocare è che di riforme in Europa, che ne ha estremo bisogno, non si parli per ora e ci si autocensuri da parte di chi intenda non confondersi con altre posizioni. Proprio perché è il nostro destino, l’Unione non può considerarsi immune da necessarie rivisitazioni nelle norme e negli ordinamenti, naturalmente compiute con l’osservanza dei prescritti procedimenti. Quanto, infine, al riferimento conclusivo delle Considerazioni all’ormai celebre monito “sta in noi”, non a caso Visco ne ha attribuito, rilanciandolo, la paternità agli illustri governatori che lo hanno preceduto perché il primo a pronunciarlo non è stato Ciampi, come si ripete nei commenti, bensì Luigi Einaudi, in un periodo non facile per l’Italia che usciva dalla guerra. Il monito è diventato nel tempo coessenziale alla moral suasion della Banca d’Italia. Con i più cordiali saluti.
Angelo De Mattia
Tutto giusto e lineare. Ma chi ieri ha avuto la possibilità di ascoltare la saggia relazione anti sfascista di Visco non deve dimenticarsi una cosa. Le risposte che i populisti danno ai problemi reali sono spesso risposte sbagliate ma i problemi ai quali i populisti sono riusciti a dare delle risposte più efficaci di altri sono problemi reali. E per costruire un’alternativa al partito unico dello sfascio occorre cominciare a mettersi in testa un concetto semplice: le paure possono essere giuste o sbagliate ma se esistono vanno affrontate con un linguaggio diverso rispetto a quello che si userebbe in un circolo degli scacchi.
Al direttore - Salvini e Di Maio sono due “Pifferai di Hamelin” che stanno beatamente e lietamente conducendo gli italiani, giovani e meno giovani, verso il baratro: l’uno con un cinismo che fa spavento, l’altro affetto da un bipolarismo disarmante. Quelli che credono in loro e li votano sono comunque “figli” o “fratelli” nostri e penso che la loro ignoranza crassa e la loro insofferenza sia anche una responsabilità nostra di cittadini ben pensanti, di borghesi operosi, di “foglianti” fedeli e appassionati al bene del paese: siamo stati troppo assenti e passivi, non si può più esprimere la propria adesione ai nostri principi semplicemente e solo con il voto, non si può più vivere questa realtà da spettatori, soprattutto adesso che l’emergenza è sotto gli occhi di tutti. Dobbiamo mobilitarci tutti proprio per evitare che i due Pifferai ci portino alla rovina e questo anche per il bene dei nostri concittadini che sbagliano. La proposta di Calenda di creare un Fronte repubblicano mi sembra convincente, e credo che si debba creare la massima adesione a questo progetto, che potenzialmente può coinvolgere la maggioranza del paese. Questa è forse l’ultima occasione che abbiamo prima di essere travolti dall’onda populista.
Cordiali saluti.
Giuseppe Gotti
Imprenditore fogliante