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Le settimane storte non sono patrimonio soltanto degli adulti. Ma cambiano in un secondo
NO NON TI AMO
Alice a Giorgio, bigliettino
Lei glielo ha lanciato sul banco, durante l’ora di musica, senza nemmeno voltarsi. Giorgio ha aperto quella pallottola di carta con le mani sudate e ha letto. Forse ha sofferto molto o forse no, comunque si è messo in bocca la pallottola e l’ha masticata a lungo, senza deglutire. All’intervallo durante una guerra di matite Giorgio ne ha lanciata una anche ad Alice, ma senza slancio. Però quella matita ha percorso la traiettoria sbagliata, si è impennata sulla spalla di un compagno alto ed è finita troppo vicino all’occhio di Alice, con la punta quasi dentro che l’ha un po’ graffiata. L’insegnante ha chiesto chi è stato, non si fanno le guerre di matite, è pericoloso, potete cavarvi gli occhi, adesso Giorgio devo metterti una nota sul diario. Ci sono quelle giornate, anzi quelle settimane, in cui va tutto storto, dal diluvio la mattina quando è ora di uscire di casa, fino alla sera a letto quando ci si ricorda che bisognava studiare storia. Le settimane storte non capitano soltanto agli adulti e ai loro lavori, ai loro soldi e ai loro amori, con l’automobile portata via dal carro attrezzi, la lavatrice che allaga la casa, la patente perduta, la faccia torva sul divano la sera e tutti i possibili fraintendimenti umani che possano accadere dal lunedì alla domenica sera, quando si brinda alla fine della settimana con un bicchiere di vino che doveva essere freddo e invece è caldo, e non è di buon auspicio per il lunedì successivo, e la mozzarella è un po’ acida e il cuore pure.
Le settimane storte sono patrimonio di tutti, senza distinzione di sesso né di età, e un bambino che si è dimenticato di studiare storia e viene interrogato, che non trova la merenda nello zaino e quindi non mangia niente e poi trova la merenda spiaccicata dentro un libro, e riceve un biglietto con su scritto “no non ti amo”, e lancia una matita per sbaglio nell’occhio di quella che non lo ama e sta per avere una nota sul diario, può senza alcun dubbio ritenere di trovarsi dentro una giornata molto storta, che potrebbe sommarsi alla giornata storta dei genitori e dare come risultato una serata stortissima, davvero da buttare. Anche l’insegnante, tra l’altro, era dentro una giornata storta, in cui nessuno le aveva dato un passaggio a scuola e le era entrata la pioggia nelle scarpe, e nel bagno degli insegnanti era successa una cosa assurda: il telefono che teneva sempre nella borsetta a tracolla, silenzioso ma acceso perché la figlia grande viveva a Londra e aveva sempre qualche problema da risolvere, aveva cominciato a vibrare proprio in quel momento specifico e con la vibrazione si era mosso, era scivolato fuori dalla borsetta ed era caduto nel water con un tuffo abbastanza silenzioso.
L’insegnante aveva dovuto ripescarlo e tornare velocemente in classe con quella specie di pesce morto avvolto nella carta igienica. Aveva trovato Alice in lacrime, con la mano sull’occhio, e tutti intorno che indicavano Giorgio. Quindi era prontissima a mettere la nota sul diario. Ma in quel momento Alice ha tolto la mano dall’occhio ed è corsa accanto al diario di Giorgio, già sulla cattedra. Ha detto: professoressa non è stato Giorgio, davvero, le matite volavano, lui non ha fatto niente, penso di essere stata io, e mia madre comunque quando le cade il telefono nel water lo mette in mezzo al riso, poi lo asciuga con il phon e il telefono si aggiusta. Giorgio non ha avuto nessuna nota sul diario, e all’uscita da scuola aveva smesso di piovere. Alice è passata accanto a Giorgio e gli ha lanciato nella tasca aperta dello zaino un’altra pallottola. Giorgio ha aspettato di salire sul motorino di sua madre, poi ha preso la pallottola e l’ha aperta. C’era scritto: scherzavo. Le settimane cambiando in un secondo, da stortissime a bellissime. Ciao mamma, che fantastica giornata oggi, mi dispiace che hai bucato la gomma adesso, ma possiamo andare a casa a piedi, anzi volando.
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