La rabbia, non l'amore per la verità, ci fa rivelare agli amici ciò che davvero pensiamo di loro
Siamo sinceri? O ci difendiamo con l’ipocrisia dalla fatica di una discussione e di un possibile litigio?
MARC Serge, non puoi aver pagato questo quadro duecentomila franchi.
SERGE Ma, caro mio, li vale tutti. E’ un ANTRIOS!
MARC Non puoi aver pagato questo quadro duecentomila franchi!
SERGE Lo sapevo che non avresti capito.
MARC Hai pagato questa merda duecentomila franchi!
Yasmina Reza, “Arte” (Adelphi)
“Arte” è nato nel 1994 come spettacolo teatrale, e così molte opere di Yasmina Reza, grande drammaturga e scrittrice in lingua francese. Interessata agli esseri umani e alla loro, alla nostra zona oscura, pronta a esplodere da un momento all’altro. Più siamo civili, borghesi, mondani, pieni di idee giuste sul mondo e sulla “serena convivenza fra i popoli”, più la nostra interiore bomba a orologeria è accesa. Ne “Il dio del massacro” (sempre pubblicato da Adelphi) due coppie evolute si incontrano in un salotto con tulipani per risolvere civilmente il bisticcio dei loro figli ai giardinetti, e finiscono per insultarsi, ubriacarsi, vomitare, piangere), in “Arte” tre amici maschi hanno un regolamento di conti a causa di un quadro bianco molto costoso acquistato da uno di loro, che scatena la rabbia di un altro, (“è una merda”) e a poco a poco corrode l’amicizia e tira fuori l’ipocrisia, la falsità, la fragilità dei rapporti umani. Si odiano, si disprezzano, si deridono, si dispiacciono, cercano la complicità con uno contro quell’altro, sono tutti completamente presi da sé e vogliono affermare una ragione, ma soprattutto avere un’approvazione.
In fondo, se Marc avesse mentito, dicendo che il quadro gli piaceva, che lo emozionava, che non era davvero bianco ma aveva in sé molti colori che bisogna avere la sensibilità di cogliere, sarebbe andato tutto bene. Noi siamo sinceri con i nostri amici? O ci difendiamo con l’ipocrisia dalla fatica di una discussione e di un possibile litigio? Ma il motivo per cui Marc squarcia il velo delle bugie affettuose non è l’amore per la verità, ma la nevrosi, la rabbia, un senso di abbandono. “C’è stato un tempo in cui eri orgoglioso di avermi come amico… Amavi la mia stranezza, la mia propensione a starmene appartato. Ti piaceva esibire la mia ruvidezza in società, a te che vivevi in modo così normale. Ero il tuo alibi. Ma, alla lunga, a quanto pare, questa specie di affetto si inaridisce… Con la vecchiaia acquisti la tua autonomia…”.
Ognuno ha qualcosa da rinfacciare all’altro, una ferita, un fastidio, un giudizio negativo, una voglia di fare a botte, di scaricare la rabbia. Anche Yves, che cerca di non prendere una posizione, viene attaccato e accusato di essere “senza spina dorsale”, gli altri due amici si scannano fra loro ma intanto se la prendono con lui, che si fa mettere i piedi in testa dalle donne (la futura moglie, sua madre, la nuova moglie di suo padre) e che arriva in ritardo all’appuntamento perché sta organizzando, controvoglia ma con rassegnazione, il suo matrimonio.
Tre maschi, e ognuno detesta la compagna dell’altro. “Quando mi hai chiesto che cosa ne pensavo di Paula – una che per una cena intera ha sostenuto, davanti a me, che si può guarire dalla sindrome di Ehlers-Danlos con l’omeopatia – , non ti ho detto che la trovavo brutta, ispida e priva di fascino. Avrei potuto”, si vendica Serge contro Marc che odia il suo quadro. Sono tutti egoisti, anche se Serge fa un atto dimostrativo per provare a Marc che tiene più alla sua amicizia che a quella “crosta” da duecentomila franchi. Ma qualcosa si è rotto, la verità è velenosa, l’autostima è distrutta. E ognuno adesso ha la propria zona cieca, quella che possono vedere solo gli altri e che noi di solito non scopriamo mai, esposta e ridicolizzata. E’ questo che ci fa diventare pazzi di risentimento. Non è il valore dell’arte, o l’onore della nostra compagna, o il matrimonio infelice. E’ la rivelazione dolorosa di quello che gli altri, soprattutto gli amici, pensano di noi.