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Viaggio nelle profondità del mondo antico

Annalena Benini

L’amore non è un pranzo di gala. Il saggio di Nucci racconta di Odiseeo, Nausicaa, Elena e Socrate ma rivela molto di noi stessi 

Siamo noi a dover prendere la rincorsa insomma. Noi traditi. Noi che rimaniamo a bocca aperta nel momento in cui vediamo che quel che abbiamo costruito sta vacillando e forse sta per crollare. Siamo noi a dover lottare. Noi a dover vivere fino in fondo l’ira che prende gli esseri umani annebbiando loro la vista, sì, ma spingendoli anche a guardare oltre, a vedere lontano e anche vicino, a cercare dentro la propria anima quel che serve per cambiare.

 

Matteo Nucci, “L’abisso di Eros, seduzione” (Ponte Alle Grazie)

Un colpo al cuore, uno squarcio nel cervello, l’apertura di una strada di conoscenza: tutto in questo libro sull’amore, raccontato, ma molto di più, indagato, svelato fino nel profondo da Matteo Nucci attraverso il mito, la poesia, il pensiero dell’antica Grecia. Anche attraverso un riferimento molto più recente, “Sotto il vulcano” di Malcolm Lowry, che come storia d’amore e di morte secondo Nucci non trova pari nella letteratura del Novecento. “Uno squarcio che attraversa l’anima degli individui e al tempo stesso lacera il mondo, la terra su cui questi individui camminano”.

 

L’amore non è un mazzolino di fiori, non è un pranzo di gala, è qualcosa che si sporge sull’abisso, che fa sentire una mancanza, che fa disperare, che, come ha raccontato Saffo nei suoi versi meravigliosi, fa soffrire, fa morire. “(…) E appena ti guardo la voce / non è più nulla, la lingua si spezza, un sottile / fuoco di colpo scorre sotto alla pelle, con gli occhi non vedo più niente, rombano le orecchie, un sudore gelido m’inonda e un tremore / m’imprigiona tutta e più verde dell’erba / io sono e certo quasi muoio, o così mi pare”. Questa lirica era stata ribattezzata Ode della gelosia, oppure Ode del sublime, tutti i grandi poeti hanno voluto tradurla, questa lirica racconta il sublime mentre racconta il dolore. L’amore non è innocuo, e l’amore vero non è quello fra Afrodite e Ares: quello era un tradimento, un desiderio limitato e veloce, un piacere che si esaurisce nel letto in cui si consuma.

 

Eros è molto di più, è una tensione dell’animo umano, è un viaggio di conoscenza che comincia con la seduzione, e secondo Platone è una forza che si realizza nella relazione, nel desiderio di superarci, di andare avanti, di ricercare l’intero che si può ricostruire in due. Non è una passeggiata, non è facile, ma è il sentimento più potente che c’è. Eros per Esiodo era all’origine di tutto, scrive Nucci, costituiva esso stesso l’origine (“In principio fu Chaos. Poi subito / Gea dall’ampio seno, per sempre sicura dimora di ogni cosa / e quindi Eros, il più bello fra gli dèi immortali / che scioglie le membra, e di tutti gli dèi e di tutti gli uomini / doma nei petti la mente e l’assennato consiglio”). Il caos, la terra, l’amore. Che fa tremare le gambe, che spinge a lottare e a riconquistare.

 

Questo saggio, che è un viaggio profondissimo e mai semplificatorio dentro la cultura antica e che rivela molto di noi raccontandoci di Odiseeo e Nausicaa, degli occhi di Elena, “conquistatrice di navi”, raccontandoci di Socrate che sapeva di non sapere ma “io dico di non conoscere nulla se non le questioni erotiche”, è una liberazione e un arricchimento: ci dice chi siamo attraverso chi siamo stati. Ci spiega lo sconvolgimento di cui siamo preda, e l’abisso che ci prende. Non siamo pazzi, siamo nell’abisso di eros, con la e minuscola, siamo nell’abisso dell’amore. “La dimensione in cui eros si muove non ha nulla a che fare con giardini di tranquillità, delizia e pace. Eros attraversa il mondo con il piglio del dominatore. Sconquassa, lacera, distrugge. Unisce e rapisce. Inganna. Uccide e dà vita. E quando riesce a completare la propria opera, lo fa provocando unioni che sono il frutto di un violento sovvertimento, distruzione e morte. Solo in questo modo infatti può vincere la vita”. Eros è pronto alla lotta, ci spinge a non fermarci, a essere meglio di così. Ma non è questo un manuale d’amore, è lo studio delle nostre origini, culturali, umane e sovrumane. Attraverso il racconto vivo, sorprendente e vero della forza che ci muove.

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  • Annalena Benini
  • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.