Il catalogo degli esseri a malapena immaginabili
Perché non riusciamo a essere indifferenti al fascino di altre forme di esistenza
Mi risvegliai con in testa il pensiero che esistono molti animali reali assai più bizzarri di quelli immaginari, e che sono le nostre nozioni e competenze a essere troppo anguste e frammentarie per comprenderli: insomma sono a malapena immaginabili. E in un tempo che stiamo imparando a chiamare Antropocene, un tempo che in quanto a estinzioni e trasformazioni non teme confronto con nessun altro nella storia della vita, non è cosa da sottovalutare.
Caspar Henderson, “Il libro degli esseri a malapena immaginabili” (Adelphi)
Non avevo mai tentato di capire l’esistenza degli esseri viventi, almeno non più, da quando sfogliavo l’enciclopedia degli animali da bambina. Mi fermavo sempre a: zebra, per me sul più estremo confine tra reale e immaginario. Mi facevano paura i serpenti e le balene. Ma ha ragione Candido: “Dobbiamo coltivare il nostro giardino”. Dobbiamo almeno saper immaginare l’esistenza degli esseri che non incontreremo mai, sul fondo dell’oceano o in una foresta nebulare d’alta quota sulle montagne del Perù. Davanti alla vastità, alla molteplicità, alla quasi incredibilità del creato (non si stratta di animali immaginari ma “a malapena immaginabili”) che atteggiamento vogliamo avere?
Di fronte a un “pesce ridicolo” con gli occhi a capocchia di spillo, il corpo di lucertola provvisto di braccine e gambette esili con le loro dita, e infine una coda da girino e le branchie che si diramano dal collo. Caspar Henderson, autore di documentari per la Bbc ha deciso durante un picnic di dare vita a una sua ossessione: mettere insieme le forme più inconsuete di esistenza, quelle che potrebbero essere state immaginate da Borges e invece respirano davvero. La farfalla di mare, il diavolo spinoso, il granchio yeti, il pesce zebra, lo squalo goblin. L’essere umano.
“Per quanto la nostra attenzione sia spesso transitoria o estemporanea, è raro che il nostro animo resti immune al fascino di altre forme di esistenza, un fascino che zampilla in tutte le culture umane come acqua sorgiva dalla roccia scura. Possiamo essere svergognati voyeurs, conservazionisti appassionati o semplici curiosi, ma raramente siamo indifferenti. Anche noi come i nostri antenati, consapevolmente o no, ci chiediamo di continuo: Che cosa ha a che fare questo con me, con la mia esistenza fisica, con le mie speranze e le mie paure?”.
I piccoli del pesce zebra, ad esempio, che hanno una metamorfosi cellulare molto speciale, un processo di cambiamento che incanta e che non può non chiederci qualcosa di noi, di quel che sarà. Perché nuove meraviglie vengono continuamente alla luce, e invece molto resta sconosciuto. Qual è la conclusione, il senso, di questo bellissimo lavoro elegante di catalogazione a malapena immaginabile, intere famiglie di viventi di cui ignoravamo tutto? Forse una maggiore chiarezza del nostro essere “umani”.
“Siamo del tutto umani solo quando agiamo avendo a cuore la vita diversa dalla nostra”, ha scritto Henderson, che mentre studiava e costruiva questo libro ha visto sua figlia trasformarsi da neonata inerme a bambina vivace. È necessario dunque riabilitare l’umiltà di fronte a quello che non siamo e che non conosciamo. Ma è anche entusiasmante pensare a quanto mondo a malapena immaginabile invece esiste, e si trasforma. Questo libro vuole essere una “aletheiagoria”: immagini reali in cui balugina una realtà più ampia. Erano così rassicuranti le enciclopedie degli animali di quando ero bambina, ma adesso dobbiamo misurarci con qualcosa di più complicato: la nostra responsabilità di fronte alla trasformazione.