Lettere rubate
Vita eroica di Marie Curie
La biografia documentata e appassionata di un genio che esercitò la ribellione senza nemmeno accorgersene
14 febbraio 1904
Sempre rumore. La gente ci impedisce di lavorare per quanto le è possibile. Ora mi sono decisa a essere coraggiosa e non ricevo visite; ma ci disturbano ugualmente. La nostra vita è completamente rovinata dagli onori e dalla gloria.
Marie Curie a Josefz Sklodowski
Eve Curie, “Vita della Signora Curie” (traduz. di Cesare Giardini, Bur Rizzoli)
La biografia documentata e appassionata di Madame Curie, ragazza povera polacca nata nel 1867, che vinse per due volte il premio Nobel e che è morta in seguito alle radiazioni dei suoi amati studi ed esperimenti scientifici, è stata scritta dalla figlia secondogenita, Eve Curie, scrittrice e pianista, cresciuta nell’ammirazione sconfinata per una madre geniale che “non ha saputo essere celebre”. Eve Curie è nata l’anno in cui Marie e Pierre Curie hanno vinto metà del premio Nobel per le loro scoperte sulla radioattività. Erano felici, ma imbarazzati di dover andare a Stoccolma e interrompere l’insegnamento, seriamente seccati dai doveri mondani che venivano loro imposti, incapaci di abbandonare la concentrazione. Marie Curie disse, in seguito: “Nella scienza, noi dobbiamo interessarci alle cose, non alle persone”.
“All’epoca della mia nascita mia madre aveva 37 anni. Quando fui abbastanza grande per conoscerla bene, aveva ormai una certa età ed era una donna rinomata. E tuttavia è proprio l’illustre scienziata quella che sento più estranea, senza dubbio perché l’idea di essere illustre non corrispondeva affatto allo spirito di Marie Curie. Mi sembra piuttosto di avere sempre vissuto a fianco della studentessa povera e piena di sogni che fu Maria Sklodowska, molto tempo prima che io venissi al mondo”. Maria Sklodowska arrivò a Parigi, ventenne, e cambiò la sua vita per sempre, e anche la nostra. Non aveva i soldi per mangiare, né per riscaldarsi, ma non gliene importava niente, studiava alla Sorbonne, era la più brava, riuscì a prendere due licenze di laurea e l’estate tornava a Varsavia dove finalmente ingrassava perché veniva rimpinzata dai parenti. Ottenne una borsa di studio da 600 franchi con cui visse per un anno intero (una notte aveva così freddo nella soffitta che si mise addosso tutti i vestiti del baule, tutta la biancheria, la coperta, e infine sopra la coperta mise l’unica sedia della stanza). E l’anno dopo restituì il denaro, che poteva essere la cintura di salvataggio di un’altra ragazza povera.
Marie viveva d’aria, di scienza e poi anche d’amore per Pierre Curie, con cui condivideva la vocazione, il genio, il desiderio di scoprire: tutto ciò che per lei aveva importanza. Come regalo di nozze ricevono due biciclette con le quali girano la campagna. Lui è estasiato da questa donna incredibilmente intelligente, incredibilmente tenace, lei deve occuparsi anche delle cose da donna, nei primi anni del Novecento, di cui lui nemmeno si accorge. Insieme pensano tutto il tempo al radio. “Nonostante le difficoltà delle nostre condizioni di lavoro, ci sentivamo molto felici. Trascorrevamo le nostre giornate nel laboratorio. Vivevamo con un’unica preoccupazione, come in un sogno”. Il sogno finisce nel 1906 con la morte di Pierre, investito da un carro che gli fracassa il cranio. Marie conserva per mesi i vestiti insanguinati, con i pezzi di cervello, e infine li getta nel fuoco del camino, dopo averli baciati. La felicità è finita, la vocazione no. Nel 1921 affronta il primo viaggio in America, in nave, con le figlie, viene accolta come una regina, lì si rende conto di chi è diventata, e di tutto quello che può e deve ancora fare. Le piaceva nuotare, amava le sue figlie, alla domanda di un’americana sul suo più grande desiderio al mondo rispose: un grammo di radio in più.